RomaFF14 – La Villa: recensione del documentario di Claudia Brignone
Recensione de La Villa del 2019, il documentario di Claudia Brignone su La Villa Comunale di Scampia.
La Villa è un documentario del 2019 scritto e diretto da Claudia Brignone, prodotto da Videomante e Rai Cinema e con il sostegno del Fondo per l’Audiovisivo del Friuli-Venezia Giulia, della Regione Campania e della Fondazione Film Commission Regione Campania. Il progetto è sviluppato da Claudia Brignone in FilmaP – Atelier di cinema del reale di Arci Movie e ‘In Progress’ del Milano Film Network ed è stato presentato nella sezione Panorama Italia all’interno di Alice nella Città, evento autonomo e parallelo la 14esima Festa del Cinema di Roma.
La Villa: di cosa parla il documentario di Claudia Brignone
Scampia, Napoli. Nel cuore del quartiere, immerso tra gli alti palazzoni, le canoniche vele e le distese di cemento, teatro di quel nero e spietato micromondo tante volte descritto dalla letteratura, dalla cronaca e dal cinema, c’è “La Villa Comunale”, il più grande parco pubblico della Campania.
Come in un’oasi nel deserto, lì le persone trovano un punto di incontro, un luogo di ristoro spirituale ed emotivo, uno spazio di libertà, al riparo da quella difficile realtà quotidiana in cui sono costretti a vivere.
Una panoramica suggestiva ed un racconto realisticamente fiabesco accompagnano lo spettatore nella vita del parco, dal quale le sirene delle polizia, le urla degli abitanti del quartiere e i drammatici problemi sociali, appaiono soltanto come un sottofondo lontano.
La Villa: una Scampia che non si è mai vista
All’origine dell’idea del film c’era un altro lavoro della regista che, insieme agli operatori del Mammut, un Centro Territoriale con sede nella piazza principale di Scampia, a pochi metri dalla Villa Comunale, si concentrava sulla documentazione delle attività svolte con i bambini e i giovani del quartiere. Ben presto però la cosa è diventata altro e, nella testa della Brignone è balenata una pazza idea: raccontare una Scampia inedita, lontana dagli elementi per cui la periferia napoletana è tristemente nota, una Scampia fatta di persone e di natura, una Scampia fatta di libertà, musica e primi amori, insomma, una Scampia a modo suo.
Così la regista sceglie di concentrarsi sull’unico luogo nel quartiere capace di fondere tutte queste piccole realtà e situazioni: La Villa Comunale di Scampia, il parco più grande della Campania, realizzato da pochi anni, e, semplicemente, aspetta che la vita si racconti da sola.
Davanti allo spettatore prende forma un microcosmo, in cui si incontrano le persone più diverse, dando vita a situazioni nuove, inedite, colorate, lasciando fuori la complessità per cui è tristemente noto il quartiere, per mostrare la ricchezza umana che spesso e volentieri viene dimenticata da chi decide di raccontare questa realtà.
Il luogo in cui si sviluppa la narrazione diventa il protagonista assoluto della pellicola, soprattutto per la sua capacità di accogliere persone che lo vivono con mille sfumature diverse, ma con la sensazione unica di aver trovato un luogo di libertà, un riparo dal mondo e un’oasi di benessere.
La Brignone dà seguito ad una felicissima tendenza recente, ovvero quella raccontare i quartieri di Napoli da un punto di vista differente dal solito, in modo da mostrare allo spettatore qualcosa di inedito e di mettere in discussione la sua idea dei luoghi raccontati.
C’è una distanza e una differenza dall’idea che abbiamo della periferia napoletana e la realtà dei fatti. Ed è giusto sapere qual’è.