RomaFF14 – 1982: recensione
Raccontare la guerra da lontano. È quello che fa Oualid Mouaness con il suo esordio 1982, che tratta con l'innocenza dei bambini i conflitti armati.
Due modi per raccontare la guerra. È questo lo scopo di 1982 di Oualid Mouaness e anche l’obiettivo che il film riesce a conquistare. Sceneggiatore della sua stessa opera, il regista si approccia, al suo primo lungometraggio, all’invasione del Libano da parte dell’Israele, raccontando da lontano quei momenti di tragedia che avrebbero catapultato in fuoco e polvere il Paese, in una prospettiva insolita attraverso cui narrare dei conflitti armati, privandone quasi dell’aspetto più violento ed efferato. Perché è di umanità che l’opera d’esordio va parlando, sconfiggere la resistenza della lotta facendosi portatori del messaggio più vecchio e autentico del mondo: l’amore.
Wissam (Mohamad Dalli) è, infatti, innamorato cotto di Joana (Gia Madi). Tanto da averle lasciato un biglietto all’interno del suo armadietto, gesto talmente audace da poter venir punito se qualcuno lo dovesse mai scoprire. Ma il sentimento di Wissam non riesce a essere contenuto dalle strette regole sociali che non vogliono alcun contatto tra ragazzi e ragazze, facendolo distrarre dalla giornata di esami di fine anno e spingendolo a cercare ogni modo per dichiararsi. Tutto questo mentre sullo sfondo sono i primi fuochi della guerra a illuminare il cielo, quella a cui la professoressa Yasmine (Nadine Labaki) non vuole pensare, con il fratello partito contro le frontiere nemiche per difendere la propria patria.
1982: l’innocenza dei bambini e l’arrivo della guerra
Un’unica scuola, due differenti situazioni. Da una parte l’innocenza degli alunni in divisa di una facoltosa istituzione, dall’altra la preoccupazione degli adulti di quello stesso edificio, che salgono sopra i tetti per osservare le navi da guerra in lontananza. Lo scontro c’è, si vede, ma sembra così sospeso se rapportato alla calma tirata tra i corridoi dei diversi piani, in quelle stanze in cui gli alunni completano i loro ultimi esami prima di godersi le meritate vacanze. Ma questa volta non ci saranno promossi, quest’anno nessuno passerà le prove. I boati in lontananza preannunciano l’inizio di un periodo di tensione per i territori del Libano e, consapevolmente, la fine del candore di ogni bambino.
È trattando i sentimenti che Mouaness ne prospetta la mancanza nelle lotte territoriali, creando la più grande contrapposizione ai conflitti volendone raccontare quelle sensazioni di affetto e purezza che la guerra va gradualmente annullando. È, perciò, un’insolita dolcezza quella che permea 1982 rispetto al genere d’appartenenza, una delicatezza che non è consueto trovare così genuina e divertente – con tutta la carica autentica che sanno suscitare gli interpreti più giovani – in queste opere, che riportano le tragiche conseguenze di un’ostilità segnata da un futuro dolore, che il regista con la sua opera prima riesce a mitigare.
1982: il cielo azzurro, gli aerei, le esplosioni
Con rimandi continui alla limpidezza del cielo azzurro, inquadrato spesso per mostrarne la calma immobile, pacifica, che non sembra prevedere la belligeranza aerea che presto sorvolerà anche quel pezzo di terra, 1982 sceglie questa storia vera per mostrare il preludio quotidiano, semplice e pieno di affetto che è nella natura principale delle persone. Quell’età così fresca in cui è inconcepibile provare a razionalizzare un abominio come la guerra, ma si tenta piuttosto in tutti i modi di rivelare il proprio amore alla bambina che ci piace.
Opponendo alla paura consapevole degli adulti – tra i protagonisti anche la regista Nadine Labaki – la spensieratezza liberatoria degli studenti, Oualid Mouaness con 1982 mette in scena un inizio per cui provare rammarico in vista delle sue indicibili sorti, che porta con sé l’infinita tenerezza dei suoi piccoli protagonisti.