TSFF 2019 – Blood Bags: recensione del film di Emiliano Ranzani

L'horror made in Italy di Emiliano Ranzani punta in alto, ma tradisce le aspettative.

Il battesimo sul grande schermo di Blood Bags è andato in scena in una vetrina prestigiosa come quella del Trieste Science+Fiction Festival 2019, laddove l’opera prima di Emiliano Ranzani è stata ospitata nella sezione Spazio Italia della 19esima edizione della kermesse giuliana. Una visione, questa, che ha messo in mostra le buone intenzioni di un progetto che ha da subito voluto guardare all’estero attraverso la scelta della lingua inglese, ma che al contempo ha messo in evidenza una serie di limiti e mancanze strutturali che con molta probabilità non gli consentiranno di andare troppo lontano. Limiti che riguardano in primis la scrittura e che si estendono a tutti gli altri elementi che direttamente o indirettamente dipendono da essa, a cominciare dall’impianto dialogico e dalla costruzione del racconto, di qualità ampiamente al di sotto della sufficienza per riuscire a garantire quelle basi sulle quali costruire l’architettura generale del progetto.

Blood Bags: horror made in Italy che ci scaraventa nella tana del mostro di turno

Del resto quando le fondamenta non sono affidabili la struttura che vi sorge sopra è destinata a cedere. Ed è quanto suo malgrado si verifica nel film di Ranzani, horror made in Italy che ci scaraventa nella tana del mostro deforme di turno, violato nella sua sacralità dai soliti ospiti indesiderati che decidono di andare a ficcare il naso dove non dovrebbero. E infatti la casa in questione si trasformerà nel reticolo di una caccia dove il padrone per fame e per istinto omicida prende di mira i curiosi che vi entrano, in questo caso due amiche che poco dopo dovranno combattere per la propria sopravvivenza. Ovviamente le uscite sono state bloccate e la creatura le insegue, sempre più affamata e assetata del loro sangue. Insomma, non c’è via d’uscita. Riusciranno a trovarne una? Alla visione l’ardua sentenza.

Blood Bags: prodotto derivativo che non aggiunge e non toglie nulla alla causa del cinema horror

Blood Bags Cinematographe.it

Blood Bags raccoglie filoni, stereotipi, iconografie e dinamiche dell’horror, dal serial-thriller allo splatter, passando per il torture porn e il kammerspiel claustrale di vecchia e nuova concezione, ma limitandosi a mescolarli senza soluzione di continuità. Il risultato è un prodotto derivativo ed evocativo che cita modelli “alti”, non aggiungendo e non togliendo nulla alla causa del cinema di genere. L’autore di fatto non fa altro che allinearsi al preconfezionato e al già visto, con una pigrizia di scrittura che va di pari passo con le intenzioni di non dare al progetto nessuna pennellata personale, nemmeno in fase di messa in quadro. Quest’ultima riflette la povertà di iniziative e prende forma grazie a soluzioni visive anch’esse prese in prestito da illustri predecessori (vedi la soggettiva alla Argento o l’uso dei colori e dei dettagli alla Bava), che nelle mani di Ranzani vengono depotenziate e portate a un livello accademico, alla pari della recitazione che qui appare un mero accessorio.

A far parte del cast troviamo Makenna Guyler (David and Goliath), Emanuele Turetta, Marta Tananyan, Alberto Sette, Salvatore Palombi.

Regia - 1
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 2
Recitazione - 1
Sonoro - 1.5
Emozione - 1

1.3