Hail Satan? – recensione del documentario di Penny Lane

Hail Satan? si muove in perpetua oscillazione tra due poli, rivelandosi così al medesimo tempo comico e serio, assurdo e veritiero, ironico e riflessivo.

Hail Satan? è stato presentato nella sezione Anteprima Nazionale Contemporanea del Ravenna Nightmare Film Fest. È un film-documentario diretto dalla regista Penny Lane che narra le vicende del Satanic Temple, un movimento che, riprendendo la figura mitologica di Satana come proprio simbolo, attua manifestazioni di protesta in nome di un’autentica libertà religiosa. Appare chiaro come Hail Satan? rappresenti egregiamente l’essenza di un Festival tanto interessato a scavare negli oscuri meandri della mente umana.

L’autrice ripercorre le tappe dell’ascesa di uno dei movimenti più controversi e discussi dell’intera storia americana. Il documentario narra i vari passi compiuti dai fondatori, immergendosi nei loro ideali, nei principi etici e nell’angosciante necessità di esprimere una pura libertà. Il volto di questa aggregazione è assunto dall’attivista sociale e portavoce Lucien Greaves, che presenta il Satanic Temple come un’associazione di persone corrette e rispettabili, impegnate a ricercare un canale d’espressione per poter realizzare il proprio senso di giustizia, in direzione della massima manifestazione della libertà di tutti. Emerge così che lo scopo del movimento sia l’attuazione di un’effettiva libertà religiosa, richiedendo una separazione tra Chiesa e Stato, il conseguimento di diritti civili e pregando così per una laicità ad oggi necessaria.

Hail Satan? è un documentario sull’esigenza di una libertà religiosa

Hail Satan?  Cinematographe.it

Attraverso il documentario diviene chiaro come per questa associazione di uomini Satana non voglia simboleggiare il Male assoluto, l’inganno o il peccato, ma venga concepito nella sua forma mitologica, nella sua accezione di eterno ribelle, e non attraverso il filtro interpretativo influenzato dalla tradizione religiosa cattolica. Qui Satana rappresenta l’estrinsecazione della libertà individuale, che si oppone a qualsiasi forma di autorità arbitraria, difendendo la singolarità soggettiva in ogni sua possibile forma e sfaccettatura.

Il film si muove in perpetua oscillazione tra due poli, rivelandosi così al medesimo tempo comico e serio, assurdo e veritiero, ironico e riflessivo. Narra di un satanismo che si è modernizzato, che denigra la violenza e semplicemente pretende di essere una voce degna di essere ascoltata. Dal documentario traspare come alcuni partecipanti siano degli atei che hanno trovato in questo movimento una comunità a loro vicina, un modo per riconoscersi, una prassi per essere parte di qualcosa.

I The Rolling Stones nel 1968 cantavano Sympathy for the Devil, dal 2013 quella simpatia è divenuta una tangibile realtà, una realtà chiamata Satanic Temple, riconosciuta come chiesa e composta da un gruppo di attivisti religiosi e politici non teisti degli Stati Uniti. Ma questa narrazione appare davvero simpatica, ironica e dalle tonalità assolutamente non attribuibili alla classica rappresentazione del satanismo tradizionale.

Hail Satan? ha infatti il punto di domanda, un elemento necessario che mostra l’inscindibile ambivalenza rispetto alla storia che viene raccontata. Non è un inno a Satana nella sua canonica e tradizionale espressione, ma la richiesta di essere accettati per i propri pensieri sociali ed esistenziali, per poter essere riconosciuti nella propria più sincera e innocente particolarità.

Hail Satan? è un perpetuo oscillare tra il comico e il serio

Hail Satan?  Cinematographe.it

La regista e sceneggiatrice Penny Lane ha già lavorato nel mondo del documentario, realizzando per oltre un decennio opere innovative e pluripremiate. La Lane ha esordito con un documentario nel 2013 denominato Our Nixon, presentato poi a Rotterdam; mentre il suo ultimo lavoro risale al 2016, Nuts!, vincitore del premio speciale della giuria per il montaggio al Sundance.

Hail Satan? invece, oltre alle diverse candidature che ha ottenuto in giro per il mondo, ha vinto il premio a miglior documentario al Calgary Underground Film Festival.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.2