Before I go to sleep: recensione del film con Nicole Kidman
Before I go to sleep è un racconto intricato, che gioca sul ruolo della memoria e dei suoi difetti.
In Before I go to sleep, un brutto e misterioso incidente ha causato l’amnesia anterograda che costringe Christine a quotidiane sedute di psichiatria in cerca del suo passato. La donna, infatti, ricorda solo i primi decenni della sua vita, lasciando fuori dalla sua memoria il marito Ben e addirittura il figlio. Grazie ai progressi del lavoro con i medici e alcuni indizi che lentamente iniziano a svelarsi, Christine scopre alcuni dati che il marito le aveva tenuto nascosti. Seguendo la pista suggerita da tutti gli elementi appena rivelati, la protagonista riconosce in Ben il suo reale aggressore, suo ex amante e causa del suo allontanamento dal resto degli affetti, della famiglia e degli amici.
Before I go to sleep è un racconto intricato, che gioca sul ruolo della memoria e dei suoi difetti: ogni mattina Christine è costretta a ricominciare da capo la scoperta della sua stessa vita alla ricerca dell’autore di tanta sofferenza. Tratto dall’omonimo romanzo firmato da S.J. Watson, il film ricorda Memento pur non eguagliandone (nemmeno lontanamente) la qualità e il coinvolgimento spettatoriale, con i suoi passaggi ciclici, la sua routine ripetitiva e la sua ricerca dei colpevoli nei meandri di una memoria scomparsa. La condizione dei protagonisti è in entrambi i casi tanto un ostacolo alla normale prosecuzione della vita, quanto uno sprone a non lasciar perdere quella continua indagine sulla verità e sulla giustizia.
InBefore I go to sleep Nicole Kidman nei panni di Christine e Colin Firth nelle vesti del marito Ben offrono un’ottima performance
Una performance tale da restituire nelle immagini il senso di spaesamento e di disorientamento che la Christine del libro si porta dentro per buona parte della storia. In Before I go to sleep lo sguardo a tratti impenetrabile di Nicole Kidman diventa quasi vacuo, vuoto e perso nella ricerca di un senso a tutto quanto le sta accadendo. A far da contraltare al volto algido della donna c’è quello innocente e angelico di Colin Firth, che tutto potrebbe far presagire tranne la natura distorta di una mente compromessa. Lo stridore che cosí si crea tra ciò che appare e quello che invece è realmente permette al soggetto e alla sceneggiatura di comunicare un messaggio con molta forza, narrando la lotta quotidiana di una donna contro tutto quello che dava per certo e familiare. Il ruolo del dottor Nash, che segue Christine resta marginale nonostante tutto, vista la totale centralità acquisita dalla coppia di sposi (o presunti tali).
La sceneggiatura è scritta in modo da ripercorrere quanto narrato nel romanzo, lasciando al contempo spazio alla resa visiva della sensazione di ingiustizia e prigionia che incombe sulla vita della ragazza. Il risultato è un contrasto netto tra una buona scrittura, una buona fotografia e una buona recitazione opposte a un risultato mediocre, probabilmente dovuto a un’orchestrazione non impeccabile ma che anzi lascia intravedere i propri limiti. Rowan Joffé mostra il fianco a critiche e a possibili rimostranze dovute proprio all’incapacità di creare un prodotto all’altezza delle potenzialità che un soggetto del genere poteva offrire. Dal canto loro, gli interpreti di Before I go to sleep non avrebbero potuto aiutare più di cosí la situazione, includendo i già citati Kidman e Firth, ma anche Mark Strong nei panni del dottor Nasch, un personaggio a tratti ambiguo e imperscrutabile, ma dal ruolo risolutivo e fondamentale per la sua fornitura di soluzioni per lo svelamento finale di tutto l’inganno di cui Christine resta la vittima principale.