I migliori film del decennio 2010-2019 secondo Cinematographe.it
Ecco i film più importanti del decennio che va dal 2010 al 2019 secondo la nostra redazione, una selezione di quelle opere che per i più diversi motivi hanno saputo cogliere l'attualità dei tempi e rappresentare al meglio l'arte cinematografica
Si sta per chiudere un decennio importante per il mondo del cinema che ha segnato cambiamenti significativi, innovazioni e trasformazioni che lo hanno portato in maniera definitiva al di fuori del Novecento. La definitiva affermazione della tecnologia digitale, l’avvento dei social network, la nascita delle piattaforme streaming che hanno dominato la scena recente cambiando il modo di concepire e fruire i film, e la predominanza del mondo dei supereroi capace di inserirsi anche in un cinema più raffinato, sono alcuni degli elementi peculiari di questa decade. Un decennio che ha inoltre visto una rinnovata capacità nel coniugare cinema commerciale e cinema d’autore, un’attenzione al passato, spesso omaggiato, ma con un occhio sempre attento al presente e alla modernità, un nuovo equilibrio tra intrattenimento di massa e ricercatezza dei contenuti, oltreché una riaffermazione di generi specifici, la cui forza era un po’ scemata negli anni precedenti, come la fantascienza e l’horror, arricchiti con nuove peculiarità.
Cercando di superare il bello soggettivo, abbiamo voluto selezionare quei film che ci pare abbiano segnato maggiormente il cinema degli ultimi dieci anni, sapendo leggere, narrare e interpretare la propria epoca. Opere che abbiamo amato ma che soprattutto hanno avuto qualcosa di particolare da dire, segnando l’evoluzione della settima arte o consacrandone la grandezza, film insomma che pensiamo possano restare nell’immaginario collettivo e nella storia del Cinema anche negli anni a venire.
THE SOCIAL NETWORK (2010) di David Fincher
Se l’avvento dei social è la grande rivoluzione del giorno d’oggi, il film di David Fincher ne è il racconto più iconico e puntuale. La nascita della più significativa innovazione del millennio per quanto riguarda il web è raccontata in maniera originale, dinamica e con anticipatoria diffidenza e incisività, grazie a una sceneggiatura puntuale e tagliente che rifugge ogni possibile tentazione agiografica. Un racconto realistico e sferzante che non lesina le giuste puntellate e dipinge, con venature da sagace commedia, la figura di Mark Zuckenberg in tutte le sue sfaccettature. Un intreccio di genialità, ambizione, amicizia, fascino della modernità e rivincita sociale, che attraverso un montaggio incalzante e con l’accompagnamento di una colonna sonora azzeccatissima, ci porta fino alla nascita di Facebook e all’interno delle cause legali che stanno dietro la sua affermazione, descrivendo il nostro tempo. L’essenza del decennio che si sta chiudendo è qui.
TOY STORY 3 (2010) di Lee Unkrich
Non poteva essere che la Pixar a rappresentare al meglio il mondo dell’animazione dell’ultimo decennio. La casa di produzione di Emeryville, acquisita nel 2006 dalla Disney, ha sfornato alcuni dei più memorabili film d’animazione dell’epoca recente. Dopo i primi due storici capitoli girati nel 1995 e nel 1999, ritroviamo undici anni dopo un Andy cresciuto e pronto a partire per il college e i suoi storici giocattoli, in primis Woody, Buzze e Jessie pronti alla fase del distacco. Con la maturità di Andy arriva anche la maturità artistica della saga di Toy Story, con un film dai tratti malinconici, ma che allo stesso tempo mantiene un brio spumeggiante. Un’avventura adulta ed emozionante, che mescola una serie di storie toccanti e che suscitano un groviglio di emozioni, con una potenza visiva sorprendente e raffinata che sfrutta al meglio tutte le tecniche più avanguardistiche.
THE TREE OF LIFE (2011) di Terrence Malick
Uno dei film più ambiziosi mai girati, un’opera che vuole celebrare la vita contenendo al suo interno la storia dell’uomo e dell’universo. The tree of life ha creato una nuova estetica e un nuovo modo di concepire la messa in scena di un film che ha influito moltissimo negli anni a venire sul cinema autoriale e non solo. Esistenzialista, dai tratti religiosi e condito da una buona dose di filosofia, il film di Malick studia le relazioni umane, attraverso il racconto della crescita del giovane Jack, oppresso dall’eccessiva severità del padre a cui fa da contraltare la dolce purezza della madre. Maestoso nel riuscire a unire coerentemente, in maniera intrecciata e parallela, il racconto di un microcosmo personale a quello del macrocosmo universale, trasformandosi in un’armoniosa indagine sul senso della vita e sulla lotta tra il bene e il male.
HOLY MOTORS (2012) di Leos Carax
Un’opera innovativa nata dal genio del regista francese Leos Carax, dove si segue la vita di un uomo che cambia continuamente identità per 24 ore. Un film visionario e criptico di grande fascino, che riflette sul mondo ponendo noi esseri umani come attori della quotidianità e allo stesso tempo si configura come un lavoro meta-cinematografico che racconta il cinema stesso, intriso di riferimenti a grandi autori del passato. Carax nella sua arte estremamente contemporanea immagina un dialogo tra il cinema del passato e quello del giorno d’oggi e di fatto col suo film scrive una appassionata e fantasiosa lettera d’amore alla settima Arte. Holy Motors è un prodotto ricercato e stratificato, non di facile lettura, ma dal fascino immenso pronto a conquistare chi ama il cinema e si emoziona con esso, ora come negli anni a venire.
LA GRANDE BELLEZZA (2013) di Paolo Sorrentino
Il film che ha riportato in Italia l’Oscar al miglior film straniero dopo 15 anni. Già questo potrebbe essere sufficiente a garantire un posto nei film più importanti del decennio all’opera di Sorrentino. Ma La grande bellezza resterà nell’immaginario filmico degli anni a venire anche e soprattutto per lo straordinario affresco del mondo borghese romano (e in senso più ampio italiano), raccontato attraverso l’occhio curioso e dissacrante del regista partenopeo. Una summa dei suoi elementi tipici, dalle immagini curate con una fotografia raffinata, ai contrasti sociali, all’inserimento di elementi grotteschi, fino al carattere ermeneutico del racconto, il film è una rappresentazione felliniana della Roma odierna e costituisce l’essenza cinematografica di Sorrentino e al tempo stesso quella sociale della upper class italiana. Ha diviso i giudizi del pubblico nostrano ma ha conquistato quello estero, trasformando Sorrentino nel regista italiano più corteggiato.
GRAVITY (2013) di Alfonso Cuarón
Questo decennio è stato sicuramente anche il decennio dei registi messicani ed in particolar modo del trio Cuarón, Iñárritu, Del Toro. Con Gravity Alfonso Cuarón realizza un film di fantascienza tecnicamente superbo, premiato con 7 Oscar, dal taglio filosofico ed esistenzialista. L’epopea di Sandra Bullock e (parzialmente) di George Clooney nello spazio diventa una metafora della rinascita e della capacità di ritrovare sé stessi e le giuste motivazioni per riscattarsi. È una storia profonda che scava nel nostro intimo trovando l’essenza dell’animo umano, parlando di solitudine e confronto col proprio passato. Lo fa attraverso una confezione da blockbuster fantascientifico e una tecnica cinematografica sopraffina, a partire dalla meticolosa regia di Cuarón e dalla limpida fotografia di Emmanuel Lubetzki. Inoltre il film rappresenta uno dei migliori utilizzi del 3D mai realizzati sin ora.
THE WOLF OF WALL STREET (2013) di Martin Scorsese
Tutta la versatilità di un genio come Martin Scorsese sta nel film che racconta la storia di Jordan Belfort, broker miliardario e truffatore nella Wall Street degli anni ‘90. La sorprendente capacità del regista di stare al passo coi tempi e di rinnovarsi, è rappresentata con una stupefacente black comedy di tre ore dove non c’è mai un calo di ritmo e dove gli eventi si susseguono in maniera forsennata. Scorsese costruisce una ficcante critica sociale nei confronti del sistema finanziario globale con le sue distorsioni e di un arrivismo avido e spregiudicato. Individui dipinti nella loro bramosia di denaro e nella loro dipendenza da ogni eccesso e vizio, con un taglio ironico e irriverente. Moderno nei contenuti e nella tecnica, è un vero saggio cinematografico contemporaneo e un ritratto spietato del consumismo più estremo, impeccabile e da tramandare ai posteri, con un Di Caprio istrionico a suggellare il tutto.
BIRDMAN (2014) di Alejandro González Iñárritu
Uno dei film più originali del decennio sia dal lato dei contenuti sia da quello della tecnica, diretto da uno dei registi più innovativi degli anni recenti. Alejandro Gonzales Iñárritu mette in scena la storia di un attore in decadenza incapace di slegarsi dal personaggio che lo ha reso celebre e che prova a rilanciarsi e nobilitarsi come attore teatrale. Birdman è uno dei migliori esempi di meta-cinema contemporanei, ponendo una riflessione sagace e ironica sul mondo dello spettacolo e su come gli aspetti prettamente economico-commerciali stiano soffocando quelli artistici. Un film che rasenta la perfezione nella regia, nella fotografia, nella sceneggiatura e nella recitazione, montato come un finto unico piano sequenza, utilizzando la finzione registica e l’abilità del montaggio al posto degli effetti digitali. Una commedia brillante e acuta, dove la nevrosi dei protagonisti è la nevrosi di un mondo intero e le storie dei personaggi pescano dalle reali biografie degli attori che li interpretano. Un racconto nel quale la regia diventa protagonista della narrazione ed elemento cardine per immettere lo spettatore nella claustrofobia dello show business.
BOYHOOD (2014) di Richard Linklater
La straordinarietà del film di Linklater sta nel fatto che la sua lavorazione è durata ben 12 anni per una scelta artistica ben precisa: raccontare la crescita del protagonista vedendolo crescere realmente. Mason, il ragazzo al centro della narrazione, viene mostrato dall’infanzia all’età del college, nei rapporti umani e negli ambienti che lo formano, in un racconto tanto semplice quanto di grande forza. C’è la costruzione della coscienza dell’essere umano all’interno del film, la ribellione nelle piccole cose, la bellezza e la difficoltà della normalità. Il grande pregio del lavoro di Linklater è l’essere riuscito a commuovere e a trasmettere l’emozione dell’esistenza, con una storia quasi banale, eppure ricchissima di sostanza. Boyhood è quindi un film sperimentale che racconta la quotidianità umana nel suo divenire e che ha saputo unire realtà e finzione attraverso la forza del Cinema.
INSIDE OUT (2015) di Pete Docter
Inside Out incarna perfettamente la capacità di trasmettere messaggi universali attraverso innovazione e spunti originali e sorprendenti. Il film è l’apice del percorso intrapreso dalla Pixar nella realizzazione di opere d’animazione mature rivolte a un pubblico ampio e non solo composto da bambini. È una sorprendente e geniale ricostruzione della mente umana, del suo funzionamento e delle nostre emozioni. Una storia che sa divertire, coinvolgere, commuovere e far riflettere raccontando al contempo l’esperienza unica della crescita di un adolescente. Un film sorprendentemente profondo che parla ad ognuno di noi e al nostro vissuto personale, riuscendo a raccontare con grande semplicità il rapporto complesso tra mente e animo e ad insegnarci anche come la tristezza sia un sentimento utile alla crescita. Il tutto ovviamente con quella padronanza tecnica e quella potenza visiva propria della casa di Emeryville, che raggiunge qui un culmine di perfezione che è pura gioia per gli occhi.
MAD MAX: FURY ROAD (2015) di George Miller
L’opera attraverso la quale George Miller a settant’anni ha rilanciato se stesso, una saga discreta ma non memorabile e soprattutto il cinema d’azione in generale. Fury Road è un film che trascina lo spettatore in una forsennata corsa nel deserto dove non c’è un attimo di respiro e tregua. La trama in sé potrebbe anche risultare scarna, ma il ritmo e la costruzione dell’inseguimento tra il villain con la sua squadra di folli da una parte e la Furiosa di Charlize Theron con il Max di Tom Hardy dall’altra, sono così travolgenti da configurarsi come pura adrenalina cinematografica. In un’epoca dove la CGI è la normalità, Miller riesce a riscrivere il genere action con il “semplice” utilizzo della più raffinata tecnica cinematografica: ecco dunque che i protagonisti veri del film sono la regia incalzante, il montaggio martellante, la fotografia dai colori saturi, le scenografie curate nei dettagli, una composizione d’inquadratura studiatissima e il ritorno del protagonismo degli stunt. Con la sua frenesia dell’incedere narrativo, l’anticipazione del femminismo nei personaggi principali, un racconto di libertà ed un’azione esplosiva e visionaria, il nuovo capitolo di Mad Max è la vittoria del Cinema.
THE WITCH (2015) di Robert Eggers
Il sorprendente esordio cinematografico di Robert Eggers, è ambientato nell’Inghilterra del Seicento, con al centro superstizioni, stregoneria e fondamentalismo religioso. Il film è costruito attraverso atmosfere cupe con un forte simbolismo ed ha la sua forza in una messa in scena molto curata, frutto di una maniacale ricerca storica e di riprese realizzate completamente con luce naturale. Condito di un citazionismo che spazia dagli anni ’30 con Dreyer fino a cinema moderno di Kubrick, ha l’obiettivo di ricreare nello spettatore le psicosi che attanagliavano le genti dell’epoca in cui la storia è ambientata. Realizzato con un budget ridotto riesce a rilanciare con originalità il genere horror, con una storia semplice ma realizzata in maniera complessa e raffinata.
ARRIVAL (2016) di Denis Villeneuve
Un film profondo e originale che ha dato nuova linfa vitale al genere fantascientifico e portato Denis Villeneuve definitivamente tra i più grandi registi contemporanei. La storia della linguista Louise, selezionata per far parte di una squadra speciale che ha l’obiettivo di comunicare con degli alieni misteriosi sbarcati sulla terra, diviene occasione per un’analisi socio-politica dell’umanità attraverso il mezzo fantascientifico. Con una confezione che ricalca le caratteristiche del blockbuster di genere, il film di Villeneuve diventa una profonda ed attualissima riflessione sull’importanza della comunicazione e dell’incontro-scambio con il “diverso”. Una storia dove la non linearità del racconto va di pari passo con la non linearità del tempo e che rappresenta un viaggio contestualmente intimista e universale, oltreché un monito alla società odierna sui rischi dettati da una politica incapace d’ascoltare e confrontarsi.
LA LA LAND (2016) di Damien Chazelle
Il film che ha consacrato definitivamente Damien Chazelle nell’olimpo dei grandi registi contemporanei. La la land ha rilanciato il genere musical facendolo apprezzare a nuove fette di pubblico, unendo perfettamente gusto retrò e mondo odierno. Una storia d’amore che ci ha fatto sognare senza mai risultare melensa e con un finale dolceamaro che ha superato l’obbligo dell’happy ending canonico. Il tutto costruito attraverso un’estetica dai colori sgargianti, affascinante e curatissima, con una colonna sonora – composta da Justin Hurowitz – già entrata nella memoria collettiva e soprattutto con una coppia di protagonisti affiatatissima. Emma Stone e Ryan Gosling hanno una chimica sorprendente e la storia delle aspirazioni di Seb e Mia è già storia del cinema. Tra balli, canti, colpi al cuore e sogni che si fanno strada nelle difficoltà del mondo d’oggi, Chazelle costruisce un’opera che resterà nel tempo.
THE NEON DEMON (2016) di Nicholas Winding Refn
Se con Drive Nicolas Winding Refn si è fatto notare dalla critica e dal pubblico internazionale, con The Neon Demon ha portato alla massima espressione le caratteristiche peculiari del suo cinema. Con protagonista Elle Fanning nei panni di una giovane aspirante modella alla ricerca del successo in una Los Angeles ambigua, carica di invidie e senza morale, il film è un horror iper-moderno, il cui inserimento all’interno di un genere specifico risulta però stretto. Un lavoro ricercato e sperimentale, dove ogni inquadratura è costruita come un’opera d’arte e dove ogni singolo elemento è studiato ed inserito in una cornice nella quale nulla è lasciato al caso. Un film che racconta la vacuità degli esseri umani attraverso un’antitetica pienezza di metafore e simbolismi disseminati per tutta la pellicola, che crea inquietudine con atmosfere di disagio che culmineranno nell’orrore anche visivo della parte finale. Con eccezionali contrasti tra purezza e corruzione, ingenuità e cattiveria, violenza e candore, Refn ci immerge in un mondo malsano fatto dove le luci al neon sono il simbolo del demone contemporaneo e dove la superficie patinata ed affascinante nasconde il marcio della società. Il regista danese riesce a portare un’ambientazione odierna con modernità estetica e tecnica contemporanea a servizio di sentimenti antichi ed inquietudini interiori oltre il tempo.
PERFETTI SCONOSCIUTI (2016) di Paolo Genovese
Il film di Paolo Genovese in pochi anni è entrato nel Guinness dei primati diventando il film con più remake della storia, e già questo ne giustifica la presenza tra i film più importanti del decennio. Ma al di là di questo è un simbolo di un’epoca, un po’ come The Social Network lo è per Facebook e le altre piattaforme di connessione online, Perfetti Sconosciuti lo è per la rappresentazione dirompente del potere che i cellulari hanno al giorno d’oggi all’interno della nostra vita quotidiana. Una storia semplice, di impianto teatrale, dove un gruppo di amici si trova per cena e mette in condivisione tutti i messaggi e le chiamate in arrivo nel corso della serata. Questo scatena una serie di conseguenze che rivelano come il cellulare sia “la scatola nera della nostra vita”. Con una sceneggiatura scritta ottimamente e un cast perfettamente in parte, il film diventa un vero e proprio specchio dei nostri tempi e di come la tecnologia abbia avuto un’influenza determinante sulle nostre relazioni sociali e il nostro modo di rapportarci con la verità.
CHIAMAMI COL TUO NOME (2017) di Luca Guadagnino
Opera di rara e toccante delicatezza realizzata da Luca Guadagnino con una produzione internazionale e su una sceneggiatura, vincitrice del premio Oscar, di James Ivory, adattamento dell’omonimo libro che ha dato il titolo al film. È il film che ha lanciato Timothée Chalamet nell’olimpo hollywoodiano e che ha affermato Guadagnino in maniera definitiva dopo alcuni lavoro controversi. Resterà per la grande capacità nel tratteggiare i sentimenti dell’adolescenza e di una storia d’amore travagliata, con delicatezza, dolcezza e realismo, senza eccessi o morbosità, ma al contempo senza pudicizia e senza nascondere nulla. Probabilmente la migliore coming of age story da molto tempo a questa parte, impreziosita inoltre da una fotografia calda che si sposa perfettamente coi corpi e gli animi dei protagonisti e una colonna sonora che valorizza emozioni e sensazioni.
IL FILO NASCOSTO (2017) di Paul Thomas Anderson
Paul Thomas Anderson è sicuramente uno dei registi più influenti e significativi del cinema odierno e con questo film ha realizzato un lavoro sontuoso e sofisticato, fatta di immagini che sembrano opere d’arte. Un racconto d’un amore sofferto e disfunzionale in un contesto borghese, che indaga i rapporti umani nella loro intima profondità. La sopraffina messa in scena contrasta volutamente con l’animo perverso e la morbosa relazione dei protagonisti, schiavi della sottomissione come via per la saldezza del legame. Un’indagine psicanalitica sulle ossessioni nascoste all’interno dei rapporti di coppia in una cornice cinematografica pressoché perfetta, con un Daniel Day-Lewis che regala l’ennesima straordinaria interpretazione. Ne Il filo nascosto forma e contenuto si fondono in maniera sublime per celebrare l’Arte immortale del cinema.
ROMA (2018) di Alfonso Cuarón
Il film che ha lanciato Netflix nel mondo del cinema d’autore, vincendo il Leone D’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia e ottenendo premi e candidature di prestigio in tutta la awards season di quell’anno. Storico perché per la prima volta un cinema raffinato e riflessivo, non prettamente d’intrattenimento, diventa fruibile primariamente per la piattaforma streaming. Roma, il cui nome fa riferimento ad un quartiere di Città del Messico in cui è nato e cresciuto il regista, è l’opera personale ed intima di Cuarón, modellata sui suoi ricordi d’infanzia. Un film raccontato attraverso un bellissimo bianco e nero, dal profilo autoriale e dal ritmo lento, seppur scorrevole e mai noioso, delicato e introspettivo, complesso e ricco di sfumature, ma allo stesso tempo profondamente affascinante e determinato nei contenuti. Destino individuale e vicenda socio-politica sono uniti nell’amarcord del regista messicano, che brilla per una regia e una fotografia eccelse, citando ed attingendo a piene mani da grandi autori del passato come Rossellini, Antonioni, De Sica, Bergman e Bresson.
THE IRISHMAN (2019) di Martin Scorsese
L’epopea gangster di uno dei più grandi registi viventi, summa finale dei suoi film del genere, la chiusura di un filone iniziato quarantacinque anni prima con Mean Street e proseguito poi con capolavori del calibro di Quei Bravi Ragazzi e Casinò. Troviamo qui il capolinea di un mondo, quello della mafia americana, che giunge al termine per come l’abbiamo finora conosciuto. Scorsese, pur non rinunciando a una giusta dose d’azione e di violenza, realizza un’opera crepuscolare e riflessiva, che si interroga sul tempo che scorre inesorabile, sul passato e sulla condizione umana. Attraverso un racconto ispirato alla realtà il regista americano riesce anche a riflettere su se stesso e sul mondo del cinema, oltre a realizzare una vera e propria lezione di quello che rappresenta la settima arte. Un film che diventa dunque peculiare perché rappresenta la quadratura di un cerchio, un racconto esistenzialista e malinconico che segna la fine di un certo tipo di gangster movie e forse anche la fine di un certo tipo di cinema. Inoltre allo stesso tempo sancisce la definitiva consacrazione di Netflix che, a differenza delle case di produzione hollywoodiane, ha creduto nel progetto dando al regista newyorkese i finanziamenti necessari e libertà creativa. Con Scorsese alla regia e Al Pacino, Robert De Niro e Joe Pesci come protagonisti, il film è già storia e manifesto di una generazione cinematografica.
JOKER (2019) di Todd Phillips
Il regista di Una notte da leoni realizza il film che non ti aspetti. Todd Phillips con Joker riesce nell’impresa d’unire in maniera perfettamente efficace cinema d’intrattenimento e caratteristiche autoriali. Nella costruzione del racconto di uno dei personaggi più iconici del mondo dei fumetti, il film attinge da capolavori del passato come Taxi Driver e Re per una notte di Scorsese, riuscendo a mettere d’accordo pubblico e critica e portando a casa una storica vittoria alla Mostra del Cinema di Venezia. Costruito perfettamente nella resa delle immagini, accompagnato da una colonna sonora di grande impatto, ha la sua forza prorompente nell’intensissima e sofferta interpretazione di Joaquin Phoenix, riuscendo attraverso di esso a fare un ritratto profondamente empatico della malattia mentale, oltre a porre una seria riflessione sull’emarginazione sociale e il ruolo delle periferie nella società attuale. Joker diventa icona del mondo d’oggi, rappresentazione delle contraddizioni odierne, affresco dei populismi e perfetto esempio delle potenzialità del cinema contemporaneo.
PARASITE (2019) di Bong Jon-Ho
Il film di Bong Jon-Ho ha portato il cinema coreano definitivamente alla ribalta globale e lo ha fatto con una storia che racconta la “vecchia” lotta di classe inserita all’interno della società odierna. In una cornice estetica estremamente curata e con una tecnica degna dei più grandi autori hollywoodiani, il regista sudcoreano ci racconta il divario tra i grandi ricchi e grandi poveri del nostro tempo. Mescolando i registri narrativi Parasite coinvolge, indigna, sorprende, diverte e tocca nel profondo, passando con disinvoltura dal dramma alla commedia, con inserti pulp e tocchi sentimentali mai gratuiti. Un’opera che descrive le iniquità del mondo d’oggi attraverso la storia e gli occhi della famiglia Kim, che si ritroverà al servizio di una ricca famiglia, riuscendo a far assumere con l’inganno e la forza della disperazione tutti i suoi membri, anche a scapito di altri poveri come loro. La miglior descrizione, costruita con moderna sagacia, di come il sistema economico odierno metta le fasce deboli in conflitto tra loro stesse e di come accentui le differenze sociali.
STORIA DI UN MATRIMONIO (2019) di Noah Baumbach
Il film di Noah Baumbach rappresenta per gli anni ’10 del Duemila quello che rappresentava Kramer contro Kramer per gli anni ’80. Un’eccelsa messa in scena della crisi di coppia, perfettamente inserita nel nostro tempo. Memorabile come spaccato delle relazioni nel mondo odierno, il film è costruito con dialoghi di struggente realismo e sorprendente efficacia, oltre a poter contare su due interpretazioni estremamente intense di Adam Driver e Scarlett Johansson. Con grandissima empatia e una rara vitalità il film dipinge la parabola della storia d’amore dei due protagonisti, dall’euforia, i sogni e le speranze, alla disillusione più estrema e l’impossibilità di starsi accanto. In Storia di un matrimonio riescono a convivere splendidamente parti drammatiche di grande impatto emotivo e passaggi da commedia alleniana, in un’indagine sull’animo umano come non se ne vedevano da diverso tempo. Altro colpo grosso di Netflix.