Paolo Sorrentino: The New Pope è fragile, attuale, erotica e John Malkovich ha un’ambiguità affascinante
Paolo Sorrentino, tra sesso e attualità, Jude Law e John Malkovich, racconta la seconda stagione della serie tv The New Pope.
Un nuovo Papa. È quello che serve a Paolo Sorrentino ed è quello che il regista e sceneggiatore trova per la seconda stagione di The Young Pope. Andata in onda nel 2016, per il protagonista Lenny Belardo di un sempre bellissimo e incredibilmente aderente Jude Law, la storia di Pio XIII prosegue dopo la sua presentazione alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia, in cui vennero mostrati due degli episodi centrali della seconda stagione The New Pope. La serie tv è stata creata dal Premio Oscar ed è un prodotto originale Sky, prodotta da The Apartment – Wildside, parte di Fremantle, e dal 10 gennaio in esclusiva su Sky Atlantic e NOW TV. Ma, prima di poter arrivare al nuovo Papa di John Malkovich, è dal personaggio di Jude Law che Sorrentino è ripartito, offrendogli la possibilità di risanarsi dal malore con cui chiudeva la sua missione e riprendendo esattamente da dove aveva lasciato.
The New Pope: leggi la recensione in anteprima
“Mi sono agganciato a quella che era la fine della prima stagione. Sono ripartito da lì, da un uomo cambiato rispetto alle precedenti posizioni radicali. Un uomo con più dubbi, meno sicurezze, il che mostra un cambio di carattere dalla prima stagione”. E, insieme al ritorno di Lenny, è anche il tono irriverente a ripresentarsi, visto da molti come modo sfrontato per attaccare un’icona come quella papale e della Chiesa, cosa del tutto esclusa dal cineasta: “Nei miei lavori so cosa voglio mettere. So di non essere interessato a fare qualcosa di provocatorio, né di trasgressivo. È un gioco fatto da troppi e da troppo tempo”.
The New Pope: il nostro parere sul primo episodio della serie TV di Paolo Sorrentino
E sono, nuovamente, le dinamiche del conclave a interessare in apertura The New Pope, che usa la sua prima puntata come re-introduzione ad un universo completamente chiuso su se stesso, e che spiana la strada per l’arrivo del nuovo Papa. Un episodio quasi auto-conclusivo, non legato alla necessità di connettersi ai successivi se non per il fatto di collocarsi al principio, dove sarà l’arrivo di John Malkovich a stravolgere realmente gli eventi. “Avevo delle idee sul suo personaggio” racconta Sorrentino, riguardo alla collaborazione con Malkovich “Quando ho incontrato John, però, ho riscritto il personaggio, prendendo moltissimo da lui. Mi piace John, è un parlatore importante, finivamo le nostre conversazioni anche alle tre o alle quattro di mattina. È affascinante nella sua ambiguità, pur essendo allo stesso modo rassicurante. Sono le contraddizioni che ti spiazzano in lui: è leggero, ma sa dare peso alle cose, crede nel progetto, ma non ne fa una tragedia se non dovesse andare in porto. Man mano che lo conoscevo la mia fantasia diventava sempre più piccola e riuscivo a concepire il personaggio solo basandomi su di lui”.
The New Pope, tra fragilità e attualità, santità e divismo
Dopo aver, dunque, ripreso confidenza con i luoghi della fede continuamente precaria della serie tv Sky, l’autore concede al proprio pubblico una puntata di apertura che riconferma la bellezza estetica del prodotto, rinforzata dal cineasta e su cui si destreggia con rinnovata cura. Potere e artisticità che si fondono fin dall’inizio come in una lunga introduzione a ciò che verrà e che nel secondo episodio può già avvalersi della sensibilità del John Brannox di Malkovich. “La fragilità è un tema che mi commuove. Questa volta ci troviamo davanti a un uomo che rivendica per sé e per gli altri il diritto alla fragilità. Il non sapercela fare. Questa la trovo una cosa da veri cristiani. Il discorso che fa il personaggio di Malkovich sul diritto a essere fragili riscuote un successo enorme. Quel sentimento è in tutti noi, che si tratti di vecchi o giovani, uomini o donne. Non so dire di chi avremmo bisogno al Vaticano, ma sicuramente servirebbero persone che sappiano condurci verso questa direzione”.
Un dualismo, sensibilità dell’essere e durezza della Chiesa, che si riflette nel dualismo anche tra santità e divismo, che sembrano circondare ancora di più la figura di Lenny Belardo: “Santità e divismo non li vedo molto distanti. Si pensi anche al nome, queste figure vengono chiamate stelle. C’è un’attinenza tra le due cose. Non c’è un’attitudine alla santità. Il divismo è soprattutto una pratica che ho esplorato nella prima stagione e si basa sulla strategia mediatica. Ma tutto era finalizzato all’incremento dei fedeli.”.
Della fragilità dell’uomo, ma anche l’attualità sembra entrare a far parte della serie, inserendo l’elemento del terrorismo e del radicalismo religioso, fino a mettere in scena il primo attentato all’interno del Vaticano, o quasi. Ma anche la questione dell’immigrazione diventa pregnante fin dal primo episodio. “Inserire l’attualità? Nasce dal fatto che la prima stagione era autosufficiente. Avevamo un Papa che predicava la chiusura e bastava quello a sostenere la storia. Questo significava che non serviva aprire le porte del Vaticano, invece ora le questioni esterne entrano direttamente nel territorio religioso. Questo ha richiesto che ricorressimo all’attualità. Per l’attentato sì, avviene fuori campo perché non so fare le esplosioni. Non mi piacciono neanche tanto. Non mi sono posto il problema, anche se si tratta di un tabù quello della possibilità di un evento simile al Vaticano, ma nell’arte non dovrebbero esserci cose che non si possono raccontare”.
I due Papi di Paolo Sorrentino
E se l’attualità è ciò che di nuovo entra a far parte di The New Pope, è la sessualità che ritorna nella seconda stagione, ben più marcata rispetto a The Young Pope e evidente già dalla sigla che apre il primo episodio, in cui una serie di suore piuttosto lascive si dimena sotto una croce al neon. “Il sesso c’è dappertutto. È ipocrita pensare che al Vaticano non ci sia. Fa parte della vita degli individui quindi lo abbiamo inserito partendo dal presupposto che la storia riproducesse cose della vita vera. Poi, oltre all’erotismo, nella serie si vedrà la presa di posizione delle suore contro i prelati per ottenere maggiore parità. Queste rivendicazioni mi sembrano uno scenario piuttosto attinente, si è messo in moto un processo irreversibile che credo sarà presente prossimamente nella Chiesa, e arriverà quando la questione della pedofilia verrà debellata. Si tratterebbe di allinearsi al mondo, ma si sa che la Chiesa arriva sempre un po’ dopo a queste cose. Il Vaticano è qualcosa di solo maschile, ma nella serie ho provato a inserire il femminile il più possibile.”.
È anche la co-presenza di due Papi a riportare tutto estremamente alla realtà: “Avere due Papi ha sicuramente colpito l’immaginario. Come con la pecora Dolly, prima ne avevamo una, poi improvvisamente sono diventate due. Penso sia stimolante per uno sceneggiatore. Avere due Papi, comunque, è una testimonianza di fede. I miei due Papi sono anche politici, acquistano entrambi consapevolezza e, per il bene della Chiesa e dei fedeli, sanno fare un passo indietro. Saper rinunciare al personalismo, alla voglia di esserci, fare quello che i politici non sanno fare più.”.
Che The New Pope avrà una terza stagione? “Vediamo. Chi lo sa. Non posso dare risposte definitive. Quindi è meglio non fare nessun proclama.”.
Mentre aspettiamo la seconda stagione, martedì 7 gennaio alle 21.15 su Sky Cinema Due è possibile vedere il documentario inedito Il mondo di Sorrentino, una lunga intervista al regista Premio Oscar per scoprire i segreti del suo cinema, anche attraverso le parole di chi ha lavorato con lui, come Toni Servillo, il direttore della fotografia Luca Bigazzi, il montatore Cristiano Travaglioli e il suo produttore Nicola Giuliano.