The New Pope: la colonna sonora della serie TV. Musica per organi sacri
La colonna sonora di The New Pope, la serie TV Sky diretta da Paolo Sorrentino con Jude Law e John Malkovich, è un mix di brani sacri, classici, pop.
Se la colonna sonora di The Young Pope è divina, quella di The New Pope sa essere a tratti anche dissacrante. Certamente pungente, puntuale e mai scontata, si dimostra in linea con la tendenza di Paolo Sorrentino di usare il Vaticano come palcoscenico in cui far esibire le maschere della natura umana.
In questa nuova stagione della serie TV targata Sky gli autori si sono spinti oltre i limiti, irrorando i racconti di sesso, trasgressione e peccato e sforando ancora una volta la “quarta parete” cinematografica per costruire parallelismi tra finzione e realtà. Così attraversiamo l’egoismo di chi brama il potere, lo sfarzo della Santa Chiesa e l’inutile tentativo di un Papa passeggero di ricondurla alla povertà. Viviamo l’eccitazione di trovarci davanti a un presunto miracolo, la tenera fragilità di Giovanni Paolo III (John Malkovich), la tentazione dei fedeli.
Il racconto elaborato da Paolo Sorrentino insieme a Stefano Bises e Umberto Contarello attraversa l’oceano della blasfemia sulla precaria barchetta della fede lasciando che lo spettatore assapori l’ebrezza di quella santità contaminata da suoni reali, vividi, contemporanei, talvolta spingendolo giù nel baratro misericordioso e giulivo di piani e arpe, come se volesse perennemente ricordargli che si trova in Vaticano, accerchiato da suore e cardinali; e che il suo posto non è nella Basilica bensì lì tra la folla di bellissimi e comuni peccatori che alle volte si ricordano anche di pregare Dio.
The New Pope: leggi la spiegazione della serie TV di Paolo Sorrentino
The New Pope è dunque un perenne contrasto e trova molti dei suoi punti di luce nella colonna sonora in cui il compositore Lele Marchitelli dà sfoggio del suo stile e della sua eleganza creando tensione laddove occorre, intervenendo con fiati e clavicembalo, talvolta intrufolandosi tra le parole dei protagonisti con note che rievocano la dolcezza amara di un pianto, tanto stridule da volerle fermare; così corpose da volerle ingoiare.
Autore di musiche per svariati programmi TV, Marchitelli vanta nel mondo cinematografico collaborazioni con registi come Carlo Verdone, Giuseppe Piccioni, Renato De Maria, Cinzia TH Torrini, Riccardo Milani e lo stesso Paolo Sorrentino, col quale ha già collaborato in occasione de La Grande Bellezza, accaparrandosi la candidatura come Miglior colonna sonora ai Nastri d’Argento, ai David di Donatello e ai Globi d’Oro 2014.
Come una calda sciarpa la sua musica avvolge i nove episodi di The New Pope, sui quali si adagiano i più disparati brani, perlopiù contemporanei, che andremo a snocciolare insieme.
The New Pope: femminilità coreografica nella sigla a suon di Good Time Girl
Parliamo innanzitutto dalla sigla che inaugura ben sei episodi. È innegabile che la costruzione scenica abbia meno appeal rispetto alla sigla della prima stagione, tempestata di dettagli e letture artistiche, storiche e sociali e dominata da un’unica figura (quella del “papa giovane” Jude Law). In questa seconda stagione invece l’attenzione si sposta sulle donne e in particolar modo sulle suore. Una scelta comprensibile per diverse ragioni, a partire dal fatto che nel momento in cui iniziano i fatti narrati in The New Pope la Chiesa non ha nessuna guida ai vertici. Papa Pio XIII è infatti in coma dopo il malore avuto alla fine della scorsa stagione e il Vaticano è nel caos, inoltre in questi nuovi episodi Sorrentino provvede a dare risalto alla figura delle donne, sia quelle “laiche” che avevamo già avuto modo di conoscere – Sofia Dubois (Cécile de France) ed Esther (Ludivine Sagnier) – sia le devote spose di Cristo che condividono gli spazi del Vaticano insieme ai cardinali. Le suore sono dunque al centro di una rivoluzione interna, manifestano la loro sete di cambiamento, la volontà di stare al passo coi tempi e di sentirsi donne. Tra loro sono unite, si confortano e non si giudicano. Sotto la veste candida sono innanzitutto ragazze, signore, donne!
La sigla di The New Pope ce lo comunica con una coreografia in cui si agitano con disinvoltura e in déshabillé danzano attorno a una mastodontica croce luminosa, muovendo il corpo sulle note di Good Time Girl (Sofi Tukker, Charlie Barker), il singolo estratto dall’album Treehouse, firmato dal duo newyorkese composto da Sophie Hawley-Weld e Tucker Halpern. Una canzone che parla di divertimento e “complesso di superiorità”, che sprizza energia, sensualità e dissolutezza, specie se rapportato all’ambiente in cui ci muoviamo. A sostenere la scena provvedono inoltre luci colorate a intermittenza, come se fossimo in discoteca!
Dalla musica elettronica alla teatralità napoletana. I brani del primo episodio di The New Pope
Dopotutto “Niente è santo, santo, santo […] Niente è sacro, sacro, sacro” (“Nothing is holy, nothing is sacred”), recita la canzone di Susanna Wallumrød, Holy/Sacred, durante la visione di Pio XIII allettato e privo di sensi mentre, esiguamente abbigliato, viene lavato da una suora (prima che essa si stenda al fianco del pontefice per dilettarsi con pratiche di autoerotismo). Il corpo del papa viene avvolto, in tutte le sue angolazioni, dalle effusioni musicali di stampo nipponico della cantante norvegese, che con la sua voce e la sua musica ci trasporta in luoghi lontani e isolati in cui riti di una qualsiasi religione si elevano al cielo attendendo una risposta.
Ma in The New Pope è ancora troppo presto per pretendere spiegazioni, mentre dubbi e supposizioni dilagano nella mente dei fan di Pio XIII i quali, capitanati da una donna in felpa rossa, hanno da tempo cominciato una marcia verso la verità. Al Dhanab di Roly Porter sigilla questo stantio frangente di tensione creatosi in Piazza San Marco con coralità armoniose e minimali attraverso le quali si costruisce adagio lo stato d’animo dei fedeli.
Nella serie HBO non manca un tocco di popolarità senza tempo, introdotto (sempre nel primo episodio) dal 2° Coro delle Lavandaie (1998 Digital Remastered) presente nel melodramma in tre atti La gatta Cenerentola, portato in scena nel 1976 da Roberto De Simone e dalla sua Nuova Compagnia di Canto Popolare. Come avrete intuito, l’opera si ispira alla fiaba di Giambattista Basile, abilmente mixata con altre versioni della stessa. Spiccatamente teatrale, potente, irruenta, la musica irrompe nella scena di preghiera che coinvolge tutti i cardinali, quella che si consuma immediatamente dopo la riunione degli stessi presso i giardini vaticani, in cui Voiello ha tentato invano di convincere i colleghi a eleggerlo Papa. Così l’accostamento tra “rispettabili” uomini del clero e comuni lavandaie formula un piacevole ossimoro in grado di stupire lo spettatore per via di quel furor che sgorga veementemente. Cosa c’è in comune tra questi mondi che la musica avvicina? Cos’hanno da spartire i quartieri di Napoli con la Cappella Sistina? La risposta sta in quel modo astruso di esprimersi, nella ritualità quotidiana in cui gli oggetti si trasformano in strumenti e i gesti acquisiscono un significato che trascende l’attimo raggruppando intere generazioni e classi sociali.
A concludere tale esplosione sonora un cocktail di tamburi e armonie binarie che adagio si amplificano facendoci scorgere i volti dei cardinali mentre una voce in sottofondo recita i nomi di chi è stato votato.
Il Cardinale Voiello e il suo alter ego sulle note di Go Up
Il brano firmato Cassius feat. Cat Power & Pharrell Williams corona una delle scene più belle del primo episodio di The New Pope. Belle perché la bravura dell’attore Silvio Orlando acquista vigore facendo notare agli amanti della prima stagione come il suo personaggio sia destinato ad avere molto più potere in questa seconda parte della serie. Non un solo Cardinale Voiello bensì due! Il Segretario di Stato ascolta, conosce e capisce tutti, ma può confidarsi solo con se stesso e il fatto che Sorrentino abbia provveduto a fornirgli un doppio (con gli occhiali e senza neo) fa sorridere e riflettere sul personaggio, che in una delle puntate successive ammetterà:
Sono stato in minoranza per tutta la mia vita. Appartengo ad una minoranza talmente esigua da essere l’unico a farne parte.
A sconvolgere le sorti della Chiesa provvede in questa prima puntata l’elezione a Papa di Tommaso Viglietti (Marcello Romolo), che si accinge a svolgere il suo inaspettato mandato col nome di Francesco II. Pensato da Voiello per essere una marionetta in mano sua, il nuovo Papa comprende sul balcone dell’Angelus il potere che gli è stato conferito e, sulle note di Fire (Beth Ditto), avvia la sua rivoluzione aprendo le porte del Vaticano e spogliandolo da ogni lusso. “Bless my soul, that’s the way it is; Bless my soul, I can’t resist” canta la frontman dei Gossip, che della sua obesità ha fatto un vanto di stile.
L’episodio termina con l’ormai notissima Watchtower (All Over The) che ci mostra la dimora del nuovo papa.
L’onnipresenza di Peter Gregson nella colonna sonora di The New Pope. 4.5 Bourrées è la sinfonia di Pio XIII (Jude Law)
Non solo nel primo episodio, bensì lungo tutta la serie TV diretta da Paolo Sorrentino, i violini di Gregson danno linfa vitale alle immagini, volteggiando, contorcendosi, esplorando l’anima. La sua musica da camera, una “ricomposizione” dei capolavori di Johann Sebastian Bach, prende il via dall’opera classica del compositore e musicista tedesco per poi essere addizionata dal sintetizzatore e da una pluralità di strumenti che tuttavia non obliterano l’importanza dei violini (entrano qui in gioco i cinque violoncellisti Richard Harwood, Reinoud Ford, Tim Lowe, Ben Chappell e Katherine Jenkonson).
Il risultato si traduce in sinfonie fresche e leggiadre, note che sembrano riuscire a leggere il cuore dei protagonisti, sussurrando all’orecchio la Grazia di un disegno divino destinato a non rivelarsi fino alla fine.
La sinfonia 4.5 Bourrées, per esempio, che ascoltiamo per la prima volta nel primo episodio, invade con briosità le immagini di una sala operatoria in cui la scienza non riesce a salvare il Papa. Essa sembra essere legata alla figura di Lenny Belardo, dato che la stessa si riascolta nel secondo episodio, in cui lo spirito di Pio XIII sembra aver seguito la spedizione allestita da Voiello e volta a convincere Brannox (John Malkovich) a diventare il nuovo papa. Nella maestosa dimora di Brannox si ritrovano così, oltre al personaggio interpretato da Orlando, anche l’addetta alla comunicazione Sofia Dubois e i cardinali Assente (Maurizio Lombardi), Aguirre (Ramon Garcia) e Gutierrez (Javier Camara). Questi ultimi sembrano essere attratti l’uno dall’altro, ma a troncare il peccato provvede il giudizio di Gutierrez, che chiude la porta in faccia ad Aguirre, negandosi e scegliendo bene per entrambi. In questa occasione Pio XIII appare per confortare e rassicurare, dicendo “hai fatto la scelta giusta: il piacere porta al dolore”.
Gregson 4.5 domina un altro momento cruciale per il personaggio interpretato da Jude Law, quello in cui inizia a sospirare, nella sala di rianimazione dell’ospedale San Giovanni e Paolo di Venezia, durante l’episodio 5. Nell’episodio 8 di The New Pope la stessa sinfonia ci rende partecipi del ritorno ufficiale di Pio XIII, che finalmente può indossare nuovamente i paramenti papali. A legare ulteriormente e definitivamente le note di Gregson al “papa giovane” provvede l’idea di inserirle come sottofondo proprio nel suo discorso finale, quello del nono e ultimo episodio, in cui il pontefice inizia parlando della parola amore e dell’incapacità di declinarla, per poi sfociare nel domandarsi chi è.
Ancora Gregson anche nel confronto tra Pio XIII (Jude Law) e Giovanni Paolo III (John Malkovich)
Come accennato sopra, la musica di Gregson è disseminata lungo tutta la serie. Così accompagna (con 6.6 Gigue) quel singolare e intimo momento in cui ognuno dei Cardinali spalanca il proprio cuore agli spettatori, svelando i più intimi desideri.
La sinfonia 5.3 Courante sigilla la morte del rivoluzionario Francesco II mentre la 2.5 Menuetts scandisce la paura e la tensione di Brannox, che nel quinto episodio domanda quanti respiri mancano prima che Pio XIII emetta l’ultimo sospiro, quello che dovrebbe farlo risvegliare e quindi mettere a repentaglio il suo papato.
Scopri qui le frasi dei Cardinali durante le elezioni del Papa nella prima puntata di The New Pope
Tra le tracce firmate da Gregson si ripete anche la 1.4 Sarabande, sia nella parte iniziale del sesto episodio che nel nono, durante l’ultimo confronto tra Pio XIII e Giovanni Paolo III. “Io non sono il papa, sono una fragile porcellana”, ammette il personaggio interpretato da John Malkovich. Sono momenti di confronto, frangenti di giocoforza in cui i due uomini giunti al papato si ritrovano a fare i patti con i diversi modus operandi che li contraddistinguono e tutte le differenze che rappresentano. Lo stile di Brannox, apprezzato teorico della via media, insieme a tutto il suo background esistenziale, sembra collidere con l’ideologia di un papa ormai divenuto idolo, fermamente convinto di ciò che rappresenta e del potere che ha tra i fanatici.
Tuttavia, Giovanni Paolo III ha qualcosa che nessun altro ha dimostrato di avere, un carisma da grande attore che lo rende affascinante e sempre impeccabile e incisivo. Nonostante sia una “fragile porcellana” quando vuole sa “bene come andare in scena”. E lo fa per l’ultima volta nell’ultimo episodio, sulle note di 5.1 Prelude.
Il sesso non è mai stato così divino come nella soundtrack di The New Pope
La bellissima Cécile de France, che interpreta Sofia Dubois, è uno dei personaggi con la maggior carica erotica in questa seconda stagione della serie TV Sky. I capelli corti e sbarazzini, il vestiario sempre elegante e istituzionale, il modo di esprimersi delicato, sincero e cristallino stridono e al contempo completano la sua personalità fatta di contrasti. La responsabile Marketing e Comunicazione del Vaticano ci fa accedere alla sua vita privata e ci aiuta a scoprire la sua femminilità soprattutto nel secondo episodio in cui, adagiandosi sulla musica elettronica di Mehmet Aslan – il brano che ascoltiamo è Alysha – intrattiene un dialogo col marito e quando lui le dice di avere molti progetti per Brannox lei risponde, sicura di sé: “tu hai hai un solo progetto nella vita, ed è farmi godere”. Una frase semplice ma efficace che ci mostra una donna lussuriosa dietro le fattezze istituzionali.
Nel corso del secondo episodio il viaggio in treno che conduce all’enorme e incantevole dimora di Sir John Brannox è accompagnato dalle note di un pianoforte, mentre clavicembalo e arpa entrano in gioco nella stanza da letto in cui Sofia riposa, nella libertà di una vestaglia, e aspettando che il sonno sopraggiunga fa una videochiamata col marito e porta lo schermo dello smartphone sulle sue parti intime ordinandogli “leccami”. La musica allora diventa sottile come un pianto, come uno spiffero che si intrufola in casa, come un ricordo che si rintana nelle tempie.
Altro focus di passionalità viene canalizzato nella terza puntata di The New Pope, in cui suor Caterina incontra il giovane che dorme nel capanno, Esther accetta di prostituirsi e si reca dalla madre del ragazzo affetto da deformità. La suora che si fa tatuare una suora col braccio sinistro alzato è certo il top per ultimare l’ascolto dell’Ave Maria di Bach, che accompagna tali sequenze.
La dolcezza malinconica di Leif Vollebekk con la sua Tallahassee – una canzone che parla di ricordi e speranze – ci fa compagnia mentre vediamo (nell’episodio 5) la delusione di Sofia nel vedere chi è davvero l’uomo che ha accanto e la sua disperata ricerca di comprensione in Papa Brannox, che le aveva concesso il suo numero personale. Quello squillo così lungo e assordante del telefono ci tiene sulle spine per secondi che sembrano secoli, ma quando il Papa risponde l’aria attorno esplode, il cuore si alleggerisce d’ansia per caricarsi di aspettative. In sovrapposizione all’incontro a distanza di questi due personaggi Sorrentino inserisce la sequenza in cui Esther fa l’amore con Fabiano e quella in cui vediamo la suora incinta. Ancora una volta sacro e profano collidono e coincidono.
Tanta musica italiana nella colonna sonora di The New Pope
Facendo un passo indietro di un episodio, nella quarta puntata di The New Pope l’amore gay tra il cardinale Gutierrez e un ragazzo aderisce alle parole di Veronica Lucchesi, fondatrice del gruppo La Rappresentante di Lista insieme a Dario Mangiaracina. Il brano Questo corpo, che inizia in sottofondo per poi acuirsi in procinto della questione dell’8×1000 e quindi anche col cambio di scenario, sembra aderire perfettamente al trambusto vissuto dal personaggio, tentato dai bisogni del corpo. L’autrice e cantante italiana parla di quel corpo come se fosse staccato dall’anima, come se si trattasse di un’entità a sé stante, come se non gli appartenesse, esorcizzando così il peccato di Gutierrez.
D’altro canto non è l’unico elogio alla superficialità che si rintraccia nella serie Sky, dato che dopo il funerale di Girolamo (in cui Voiello dimostra tutta la sua umanità e il suo dolore) udiamo Voglio Una Pelle Splendida degli Afterhours, pubblicata nel 1997 nell’album Hai paura del buio?. Manuel Agnelli invoca pura voglia di vivere senza farsi troppe domande, senza cascare in quella curiosità intrinseca che ci fa solo stare male. Ecco allora che la capacità descrittiva di Voiello, il suo elogio al dolore, alla santità e alla solitudine ci sembra così bello ma così atroce che davvero non possiamo che rifugiarci nelle parole del brano, sperando che anche a noi non venga concesso altro se non “un pensiero superficiale, che renda la pelle splendida, senza un finale che faccia male”.
Le vocalità di Giorgia e Marco Mengoni si cristallizzano nel bellissimo brano Come Neve (che ascoltiamo nel quarto episodio, dopo il dono della Bentley al nuovo pontefice da parte di Spalletta).
Tra gli altri omaggi alla musica jazz italiana va menzionata L’Orchestrina di Paolo Conte, che “suona suona… un motivetto da ballare” nei titoli di coda del terzo e del quarto episodio, accompagnando la danza di Esther e Fabiano nel primo caso e di un cardinale nel secondo.
Non manca poi l’omaggio alle famosissime sorelle di origine ungaro-olandese Lescano (Alexandrina, Judike e Catharina) in Non dimenticar le mie parole (Trio Lescano & Emilio Livi), nell’episodio 9 e con esattezza nella scena in cui Spalletta e il marito di Sofia vanno in prigione, mentre Sofia si accinge a dare le dimissioni dopo aver capito l’incongruenza tra il suo ruolo e il desiderio celato nel suo cuore di amare sir Brannox.
Tante altre sono le musiche che coronano la fine degli episodi, come ad esempio Night Running di Millie Turner, e altrettante le canzoni che affollano nei nove episodi della serie di Paolo Sorrentino; da Adios Amigo (KILNAMANA), che fa da sottofondo alle inquadrature aeree di Roma, durante la minaccia terrorista, a Show Talked Windows (Sumie) che al termine del sesto episodio coadiuva la combo tra il respiro di Pio XIII e la danza di una ragazza vicino all’altare. E ancora Higher Self dei Karmic, che introduce alla fine del secondo episodio con l’immagine di una ragazza che balla all’interno di un fast food.
John Malkovich e Jude Law: “Musica per organi caldi”
Certamente le scene in cui l’egocentrismo e il fare da star di Giovanni Paolo III incantano chiunque sono tra le più incisive della serie, almeno per l’impatto che il personaggio di John Malkovich ha sul pubblico. Parliamo ad esempio del servizio fotografico sulle note di What You Waiting For di Lily Allen o di Time di Peter Gregson, un effluvio di violini le cui corde sembrano rintoccare sulla rugiada, che abbraccia la diretta TV in cui il pontefice accetta di presentarsi al mondo, ma anche la Pietà umana messa in scena dalla madre che regge il corpo malato e immobile del figlio.
A fare da contraltare a Giovanni Paolo III provvede Pio XIII, i cui momenti cruciali sono accompagnati da una soundtrack degna di nota. Non solo la sigla Watchtower, in cui appare addirittura in costume da bagno, ma anche Sick of Fish di Nico Muhly, che ne scandisce il risveglio dal coma. E se Recovery di Jon Hopkins segna il suo incontro con la disperata e afflitta moglie del suo medico curante, Come and see di Lean Year apre il cuore di Pio XIII alla famiglia che lo ospita. La sua scelta di vedere il ragazzo spalanca uno spiraglio di speranza nel cuore di quei genitori e il brano sembra entrare in sintonia con le scene che vedremo da lì a poco, visto che quella voce sottile, che spacca un silenzio ovattato di vibrazioni da strumento a corda, compara la vecchia stanza a una ferita (un’ulcera) e invita a entrare nel luogo, invita a vedere.
Ed è proprio dopo aver conosciuto da vicino il dolore di quel ragazzo che Pio XIII decide di provare a essere ciò che gli altri si aspettano e credono che lui sia: invoca insistentemente Dio affinché compia il miracolo, come aveva fatto in precedenza, sulle note quasi spettrali di Going backwards to recover that which was left behind di Christina Vantzou. Le stesse che coadiuvano la confessione di Papa Giovanni Paolo III, il quale vomita finalmente il peso che lo opprime, compreso il fatto di aver firmato il libro scritto dal fratello defunto.
Flock of Dimes sigilla l’iconica scena alla fine dell’episodio 8 con la canzone Semaphore
Sintetizzatori, semafori come indicatori d’azioni e tanta energia positiva nella voce di Jenn Wasner, la polistrumentista e cantante americana che col brano Semaphore scandisce quel momento dell’ottavo episodio di The New Pope in cui i due vescovi di Roma ammirano i loro vestiti. La telecamera si concentra soprattutto su Jude Law e sul suo fisico statuario che aveva attratto tutti nella prima stagione, così ce lo mostra senza veli, mentre osserva il suo paramento, appeso ai bordi di una piscina vuota e non curata all’interno della quale egli stesso si trova. La stessa musica fa da colonna sonora a Sofia che si scatena in casa, improvvisando una coreografia che la vede correre tra i corridoi e saltare sul divano.
E per parlare ancora della bellezza dell’attore, è il caso di fare un salto al termine dell’episodio successivo, in cui Never Be Like You (Flume feat Kai), con ritmo repentino e sound azzeccatissimo, avvolge la scena in cui Pio XIII fa finalmente il bagno (dopo che lo avevamo visto solo passeggiare in spiaggia circondato da una miriade di fanciulle in costume da bagno)… sarà forse il Paradiso?
Arvo Pärt a servizio del vero unico Papa
Tuttavia, come abbiamo imparato vedendo anche The Young Pope, il personaggio di Jude Law affascina per il doppio che incarna, compresa tutta quella perfezione fisica congiunta alla castità e al rigore che il suo ruolo esige. E anche se Sorrentino si sbottona un po’ per mostrarcelo sotto la veste di papabile playboy, sa bene sempre come ricordarci chi è. Nell’episodio 9 lo fa in maniera maestosa servendosi della monumentalità del compositore estone Arvo Pärt e della sua Lamentate, che rappresenta un omaggio ad Anish Kapoor e alla sua scultura, Marsyas. Piano e orchestra sposano solennemente le sequenze in cui Lenny Belardo si presenta ai Cardinali, splendidamente ed eccessivamente abbigliato come se fosse un sovrano d’altri tempi. I paramenti in oro rendono la sua figura voluminosa e importante e la regia provvede a giocare con la prospettiva facendoci osservare il resto della stanza come se ci trovassimo sulla spalla del pontefice. Sorrentino ce lo mostra da dietro, ci fornisce una visione dall’alto per sminuire graficamente i cardinali; inquadra il volto di Pio XIII dal basso per ingigantirlo. Tutto converge, insomma, affinché al giovane papa venga dato lustro, compresa la musica, che sfuma in un ronzio di percussioni a conclusione del discorso.
Tra gli altri brani che si annotano nella colonna sonora non si può non menzionare Curlews dei Grasscut, così leggiadro, a tratti ermetico, da essere degno di accompagnare il discorso finale di Pio XIII, quello in cui si interroga su chi è concludendo che “la vera bellezza della domande è che le risposte le ha solo Dio”.
Tra le altre canzoni ricordiamo anche Levo (Recordite), che segna l’incontro tra Pio XIII e il Cardinale Voiello nell’ottavo episodio; Earthly Heaven di Rache Grimes scandisce, nel nono episodio, la drammatica uccisione di Don Antonio, tenuto in ostaggio nella scuola di Ventotene, le cui ultime parole sono “la vita è così bella che basterebbe prenderla per quella che è: un’opportunità di gioia e grazia”.
A irrorare la soundtrack di The New Pope provvedono anche le note di Lily Allen con Three (nella scena in cui il pontefiche scopre che Esther è una dei terroristi), quelle di Breathing (Grouper) arricchiscono il momento in cui Esther si concede sessualmente ai ragazzi affetti da deformità, nel sesto episodio, in cui ascoltiamo anche Be Svendsen & AYAWAKE con Scarecrow.
E poi abbiamo Arum Rae con Should I nella scena in cui Giovanni Paolo III si reca a Venezia per trovare Pio XIII ancora in coma (episodio 4) e String Quartet N. 4: V. Meditation nella scena in cui i fanatici cattolici vanno a purificarsi nelle acque del mare, completamente nudi.
The New Pope: ecco la playlist con tutti i brani della colonna sonora
- Good Time Girl (Sofi Tukker, Charlie Barker)
- Al Dhanab (Roly Porter)
- 4.5 Bourrées (Peter Gregson)
- 6.2 Allemande (Peter Gregson)
- 2° Coro delle Lavandaie
- Motion (Recondite)
- Atomos VII (A Winged Victory for the Sullen)
- Go Up (Cassius, Cat Power, Pharrell Williams)
- 6.6 Gigue (Peter Gregson)
- Black Angels: I. Departure (George Crumb, Kronos Quartet)
- Fire (Beth Ditto)
- 5.3 Courante (Peter Gregson)
- Alysha (Mehmet Aslan)
- La (Nils Frahm)
- The Wolf (Jherek Bischoff)
- Lost (Peter Gregson, Derek Powell)
- 1.4 Sarabande (Peter Gregson)
- Falling (Peter Gregson)
- Chorale (Peter Gregson)
- Higher Self (Karmic)