Altered Carbon – Stagione 2: recensione della serie TV Netflix
Recensione della seconda stagione di Altered Carbon, che prosegue il discorso avviato con la prima parte dello show puntando maggiormente sull'azione e con l'inserimento di nuovi personaggi
Dopo il concitato e sorprendente finale della prima stagione, torna a distanza di due anni Altered Carbon, con una seconda stagione che si inserisce nel solco delineato dalla prima, presentando però alcune novità, a partire da un cambio al vertice creativo, con la creatrice della prima stagione Laeta Kalogridis che passa al ruolo di produttrice esecutiva, lasciando il posto di showrunner ad Alison Schapker.
Come sappiamo dalla prima parte della serie, distribuita da Netflix e basata sui romanzi di Richard K Morgan, la storia è incentrata su di un futuro in cui l’umanità ha potenzialmente superato la questione della morte. Usando la tecnologia lasciata da una razza precedente, nota come Anziani, gli esseri umani possono immagazzinare i propri ricordi e la propria coscienza, il cosiddetto I.D.U. (Immagazzinamento Digitale Umano), all’interno di un supporto tecnologico definito “pila corticale”, che può essere trasferito all’infinto in diversi corpi chiamati “custodie”. È così possibile la reincarnazione in razze e generi diversi, portando la propria identità al di là dell’esteriorità. La “morte vera” può avvenire solo se si distrugge completamente la pila, mentre la morte della custodia è sorpassabile e trascurabile. Questa tecnologia è però molto costosa e solo gli individui più ricchi possono permettersi infiniti backup per divenire sostanzialmente immortali, con la conseguenza di acuire in maniera sostanziale differenze sociali e malcontenti popolari.
La seconda stagione di Altered Carbon porta Takeshi Kovacs sul suo pianeta natale tra misteriosi omicidi e lotte di potere
La seconda stagione si svolge trent’anni dopo gli eventi conclusivi della prima, con Takeshi Kovacs – nella sua nuova custodia interpretata da Anthony Mackie – che ha trascorso questo lasso di tempo a cercare l’amata leader dei ribelli Quellcrist Falconer. Nella sua nuova potente custodia Kovacs fa ritorno sul Mondo di Harlan, il suo pianeta natale dov’è stata inventata la tecnologia delle pile, ritrovandosi all’interno di una complessa lotta politica e invischiato in una serie di misteriosi omicidi che si intrecciano con Quell. Come nella prima stagione viene inizialmente ingaggiato da un Math, uno degli anziani abitanti facoltosi, per proteggerlo da uno sconosciuto assassino, il quale però riesce ad eliminare immediatamente l’uomo. Ma l’ultimo Spedi ha molto più di un semplice assassino da affrontare. La nuova governatrice del pianeta è la spietata Danica Harlan, assetata di potere e pronta a sedare ogni tipo di rivolta, a cui si affianca – non senza dissidi – il colonnello del Protettorato Ivan Carrera, ossessionato da Kovacs e bramoso di potere tanto quanto la governatrice. Kovacs ritrova però al suo fianco l’intelligenza artificiale Poe, assieme a Dig 301, una nuova AI, e stringe una sorta di alleanza con una cacciatrice di taglie chiamata Trepp, inizialmente incaricata dall’Anziano di portare lo Spedi sul Mondo di Harlan, dove viene a conoscenza degli omicidi dei “padri fondatori” del mondo.
Altered Carbon 2 riduce i caratteri noir della prima stagione, puntando più sull’azione
I nuovi otto episodi della serie mantengono l’affascinante estetica cyberpunk della prima stagione, seppur riducendo le ambientazioni esterne, dove questo tipo di immaginario esprimeva al massimo il suo potenziale. È infatti consistente la presenza d’interni, elemento che permette però di sviluppare una maggiore autonomia visionaria, distaccandosi dall’emulazione dello stile di Blade Runner in favore di una propria dimensione originale. Resta una costruzione fascinosa del mondo distopico in cui prende vita l’intreccio narrativo, realizzata con effetti speciali d’impatto ma mai eccessivi, scenografie curate, una fotografia eccelsa che sfrutta al meglio luci e neon, bilanciando toni cupi e passaggi luminosi a seconda degli stati d’animo che vuole trasmettere, e una regia ottimamente costruita che rende la visione ipnotica e magnetica.
La nuova stagione vira su un’azione maggiormente decisa e un’impronta marcatamente sci-fi, che sfuma le tinte noir viste in precedenza. Non mancano i momenti riflessivi e gli spunti filosofico-esistenzialisti con cui ci aveva stimolati la prima stagione, ma in questo proseguo è evidente la scelta di aumentare ritmo e spettacolarizzazione creando numerose sequenze dinamiche e adrenaliniche. La narrazione ne guadagna in compattezza – complice anche la riduzione del numero degli episodi – frenando un po’ l’eccessivo ingarbugliamento che aveva in parte limitato gli episodi precedenti, puntando ad una maggiore linearità, pur con il mantenimento di una certa complessità. È però vero che la linea narrativa principale della prima stagione aveva maggiore fascino, in questa seconda parte con l’incedere degli episodi non tutto il potenziale viene adeguatamente sfruttato e la ricerca dell’azione talvolta diviene ridondante, sacrificando qualche approfondimento psicologico che poteva dare una più completa strutturazione al racconto. D’altro canto vengono sviluppati i concetti presentati nella prima stagione in merito all’immortalità, le diseguaglianze, l’intelligenza artificiale e i rapporti che prescindono la corporalità, con l’inserimento di nuovi personaggi le cui vicende risultano intriganti e la cui efficacia potrà essere completata nella (ormai doverosa) continuazione della serie.
Altered Carbon 2 vede Anthony Mackie come nuovo protagonista, ma con le figure femminili al centro e l’intelligenza artificiale Poe come personaggio più riuscito
La novità principale su cui si è focalizzata la curiosità durante l’attesa dei nuovi episodi è stata quella del cambio di protagonista. Anthony Mackie nei panni del nuovo Takeshi Kovacs supera la prova, riuscendo a dare nuova credibilità all’ultimo Spedi attraverso un’interpretazione convincente. Il problema sta invece nella scrittura del personaggio, che ne sacrifica in parte lo spessore psicologico rispetto al Kovacs precedente, puntando maggiormente sulla sua fisicità e la sua forza d’azione. Tuttavia è sorprendentemente fluida la transizione da un Kovacs all’altro, per il modo in cui ci viene presentato fin dalle prime battute, con un passaggio quasi naturale dal vecchio al nuovo. Inoltre in questa seconda stagione si dà ampio spazio al Kovacs “originale”, interpretato da Will Yun Lee, con uno sdoppiamento del protagonista che funziona bene nel complesso narrativo della serie.
Viene poi in gran parte rimosso l’intreccio di nudità e violenza su cui si incentrava la prima stagione, andando così in un certo senso a rimediare alle critiche mosse in riferimento alla trattazione delle figure femminili. In questi episodi le donne diventano il vero fulcro narrativo, venendo delineate nelle loro sfaccettature e nella loro libertà d’azione. La governatrice Danica Harlan è il principale antagonista della stagione, per quanto insidiata nel ruolo da colonnello Carrera, inoltre il nuovo personaggio principale che affianca il protagonista è la cacciatrice di taglie Trepp, che – pur avendo ampi margini per uno sviluppo più completo – arricchisce la storia in maniera decisamente soddisfacente, così come l’ampio spazio dato al personaggio di Quell e ai suoi dissidi, permette di potenziare la struttura portante della serie, evitando di doverla caricare solo sulle spalle di Kovacs. È però Poe il personaggio più riuscito, valorizzato al meglio in questa seconda stagione, l’A.I. esce dal semplice ruolo macchiettistico utile a smorzare i toni cupi, sviluppando una linea narrativa stimolante ed emotivamente toccante, mostrandoci un’affascinante complessità e risultando paradossalmente più umano degli umani. Anche al suo fianco viene inserito un nuovo personaggio femminile, un’altra intelligenza artificiale chiamata DiG 301, non sfruttata pienamente ma coerentemente inserita nella vicenda.
La stagione creata da Alison Schapker conferma la bontà e il potenziale della serie
In conclusione Altered Carbon è un degno seguito di quanto avviato due anni fa, un prodotto intrigante ed originale che sviluppa i contenuti della prima stagione, nonostante venga a mancare l’effetto novità e ci sia qualche evidente limite narrativo. Con questa seconda stagione l’universo inizialmente creato si espande ulteriormente, permettendo di evitare pericolose ripetizioni e trovando invece nuova linfa vitale per soddisfare lo spettatore. Siamo di fronte ad uno show ispirato e curato nella forma, che esprime una grande forza anche nel contenuto, ma che ha spazi di miglioramento sulla sua costruzione. Quello che può servire per sugellarne la potenza è una terza stagione che dia compiutezza a tutto l’immaginario delineato nelle prime due, trovando un equilibrio finale tra azione e riflessione e sfruttando definitivamente le peculiarità del mondo distopico e dei suoi personaggi. Non resta quindi che attendere la conferma di una terza stagione, la quale potrebbe consacrare definitivamente la serie tra i grandi del mondo fantascientifico, nella speranza che vengano rigettate logiche commerciali con estenuanti e stiracchiate continuazioni, in favore di una conclusione solida ed efficace.