Picciridda – Con i piedi nella sabbia: recensione del film di Paolo Licata

Picciridda si immerge in una Sicilia calda e aspra, asciutta e crudele, per raccontarci una storia fatta di taciuta solidarietà tra piccole e grandi donne.

Favignana, anni ’60. Picciridda, il cui vero nome è Lucia (Marta Castiglia), è una ragazzina di undici anni lasciata dai genitori, costretti ad abbandonare la terra natia per la Francia alla ricerca di lavoro e fortuna, alla nonna Maria (Lucia Sardo), donna severa e dura, che sembra completamente incapace di tenerezze e di amore nei confronti di alcuno. La vita di Lucia va avanti così tra un ordine e una imposizione che le toglie la libertà di essere, di vivere, di stare con gli altri componenti della sua famiglia, la zia Pina (Ileana Rigano), sorella della nonna, sua figlia Rosamaria (Katia Greco) e lo zio Saro (Claudio Collova). Questa è la storia che racconta Picciridda – Con i piedi nella sabbiadi Paolo Licata, tratto dal romanzo omonimo di Catena Fiorello, film che esce al cinema il 5 marzo 2020.

Picciridda – Con i piedi nella sabbia: un racconto di partenze che stracciano il cuore

Picciridda - Con i piedi nella sabbia Cinematographe.it

“Io sono grande ormai, a lavorare voglio venirci pure io”

Dice questo Lucia alla mamma e al papà, urlando, buttando fuori tutta la sua rabbia e il suo rancore perché lei non vuole essere lasciata lì, sola, divisa dalla famiglia. Lucia è triste, disperata, attende il ritorno dei genitori a Natale, o almeno una telefonata da quella terra dalla lingua diversa, da usanze diverse, da quel mondo che le ha rubato la mamma e il papà.

Lucia non comprende a fondo la scelta dei genitori che come tanti italiani dell’epoca hanno dovuto lasciare tutto e partire, mettendo la loro vita in una valigia e con il cuore spezzato hanno “abbandonato” la loro picciridda con Donna Maria, così, in paese, chiamano la nonna in segno di estremo rispetto. Per la ragazzina invece è quasi una penitenza stare con quella donna coriacea, dalle poche gentilezze, dai pochi sorrisi, dai pochi abbracci e dalle poche carezze, sembra esserci poco amore in lei ma solo un freddo rigore che fa sentire ancora più sola la picciridda. Maria manca di quella cura e di quella dedizione che ha per i defunti che lei veste dimostrando una tradizione e una cultura antica, invece con la nipotina si fa dura, severa, una sorta di cerbero che non mostra sentimenti né emozioni di cui Lucia ha bisogno per riuscire a comprendere che i genitori sono emigrati anche per il suo bene.

Picciridda è un racconto sulla fanciullezza in una terra che sa di mare e di spiagge, in una natura a tratti arida, di una ragazzina che nascosta tra i cespugli vede amanti che si appartano, e che viene tenuta all’oscuro di terribili segreti, forse utili anche per la sua esistenza perché le vite, a tratti, sono fatte di corsi e ricorsi, di una paradossale coazione a ripetere.

Picciridda – Con i piedi nella sabbia: la storia di una per raccontarne altre centro

Picciridda - Con i piedi nella sabbia Cinematographe.it

Licata, partendo dal romanzo di Catena Fiorello, porta sullo schermo un mondo di donne, piccole o grandi, che si dibattono nei propri dolori, nelle proprie sofferenze, nelle violenze, anch’esse piccole o grandi, perpetrate da una società, maschile ma non solo, che non fa loro sconti. Lucia viene messa subito di fronte alla realtà, il mondo non è benevolo; fin dalla partenza dei suoi genitori è chiaro che lei, come tutte queste altre donne, è costretta ad incassare. La loro è un’attitudine a parare i colpi che si costruisce col tempo e che viene costruita addosso alle donne; lo fa Rosamaria che ha una relazione con un uomo del paese già sposato e viene picchiata e additata come una donnaccia, lo fa Pina che accetta che la sorella non voglia parlarle ormai da anni, lo fa la stessa Maria che porta dentro di sé un dolore che l’ha irrigidita e indurita.

“Quella si merita solo insulti”

Così Nonna Maria descrive sua sorella alla nipote, così non perde occasione per ricordarle che non deve avvicinarsi alla zia Pina per nessun motivo, altrimenti, le dice per spaventarla, le mani con cui Lucia saluta la zia le verranno tagliate. Le ordina di tenersi alla larga da tutta la sua famiglia perché composta da persone infrequentabili, neppure il regalo di Natale deve accettare da loro, ma Lucia non sa che dietro a queste che per lei sono sciocche rigidità di una donna altrettanto rigida, hanno una ragione ben più profonda.

Lucia, la cui famiglia è “decimata” per l’emigrazione, sente questo distacco come una violenza, tanto quanto sente come violenza l’insensata anaffettività, l’odio incomprensibile perché in fin dei conti con lei “la zia Pina e lo zio Saro sono così gentili”. Tutte queste cose sono per Lucia ferite a cui, a poco a poco, si abitua, come per molti anni le donne si sono abituate alle “crudezze” dell’esistenza e degli uomini che qui in linea di massima sono personaggi piccoli, traditori, menzogneri, viscidi e amorali, che pensano che le donne siano di loro proprietà.

Ciò che Picciridda – Con i piedi nella sabbia racconta è una storia di solidarietà tra donne, anche se taciuta, anche se tessuta di nascosto: quella solidarietà tenera e delicata che lega indissolubilmente Lucia e Rosamaria come sorelle che sono unite da un sentire comune e anche se per età, per vissuti, per indole non hanno vissuto le stesse esperienze comunque sono compagne nella loro “battaglia” quotidiana. Toccano una, toccano tutte. Importante è anche il rapporto tra la nonna e la nipote all’inizio molto complesso, difficile, fatto di continui scontri. Maria vive per la nipote e il suo atteggiamento è comprensibile in nome di ciò che le è toccato in passato; glielo dice chiaramente, ad un certo punto, che lei è così per forgiarla, per prepararla al mondo, per cercare di metterla in guardia dalla malvagità umana (spesse volte maschile).

Picciridda – Con i piedi nella sabbia: Lucia attende che il tempo sia maturo

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Le giornate per Picciridda passano e lei inizia ad abituarsi, anche grazie ad una nuova amica che sembra essere l’altra faccia della medaglia, crescendo, capendo e adeguandosi agli altri e a se stessa. Quella piccola donna si fa voler bene dagli altri, sulla bocca di tutti c’è quel “picciridda” amorevole e delicato, detto per abbracciarla, accarezzarla e stringerla forte a sé. 

Tutto sembra aprirsi quando Lucia viene a sapere che può finalmente raggiungere i suoi genitori e il fratellino in Francia, ogni cosa cambia. Attendere, questo diventa il suo scopo ma deve mettere a posto alcune cose che cambieranno la sua vita per sempre: salutare la zia che non sta bene, andare a vedere come sta la cugina, ferita per amore, promettere alla nonna che un giorno tornerà a Favignana, almeno d’estate.

Picciridda – Con i piedi nella sabbia: Licati racconta una storia drammatica che sa della sua Sicilia

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Picciridda – Con i piedi nella sabbia è una storia “di femmine”, forti e coraggiose, silenziose e scure che silenziano i dolori, ritenuti vergognosi e inaccettabili nascondendoli tra le piaghe del loro cuore, una storia che respira di tante altre storie realmente accadute e che risultano ancora attuali. Ogni cosa passa attraverso gli occhi ingenui, arrabbiati, vergini e spaesati di Lucia che vede tante cose, alcune le comprende, altre le fraintende, altre ancora le mette in stand by per farci i conti solo da adulta. Picciridda si immerge in una Sicilia calda e aspra, asciutta e crudele che Licata ben conosce essendo siciliano come l’autrice del romanzo. Lo spettatore si innamora di queste donne avvolte e sommerse dal verde della natura, da quel mare in cui Lucia si perde e “annega” il suo sguardo, donne che bruciano di dolore, d’amore, di rabbia e rancore e che non si tirano mai indietro neanche quando la vita esce dal proprio corpo, né quando si sentono umiliate e violate, né quando un triste destino le accomuna e piomba loro addosso nonostante siano stati messi in atto tutte le protezione del caso.

Tutto si scopre a tempo debito, costruendo e distruggendo una struttura piuttosto lineare, schiudendosi come uno di quei fiori velenosi che “feriscono” e “ammalano” e il dramma si compie; e  si mette in scena, come spesso accade, la capacità femminile di rigenerarsi e rinascere. Picciridda è un film che abbaglia e fa commuovere con queste ninfe ombrose, animate da una tenera ostinazione che accompagna nel magma di una storia di ieri e di oggi che parla di emigrazione, di violenza, di sorellanza e della difficoltà del crescere.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Sonoro - 4
Recitazione - 4.5
Emozione - 4

4