L’impero del sole: il vero significato del film di Steven Spielberg
Il significato di L’impero del sole, l'opera più sottovalutata di Steven Spielberg, può essere riassunto in un'unica espressione: la perdita dell'innocenza.
Grazie alla maestria con cui è stato minuziosamente confezionato, L’impero del sole(Empire of Sun nel titolo originale) ha ricevuto sei nomination agli Oscar e, purtroppo, le ha perse tutte a causa di un altro capolavoro ambientato nelle terre dell’Estremo Oriente, L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci. Forse, è proprio per questa infausta accoglienza che il complesso significato di L’impero del sole e, più in generale, il film stesso sia così poco commentato da parte della critica.
Figlio di una famiglia benestante inglese trasferitasi nella ricca Shanghai, Jamie Graham, conosciuto con il più breve nome di Jim, trascorre le sue monotone giornate in una lussuosa villa della periferia cittadina. La ricchezza della famiglia e la conseguente fortuna che ne deriva avranno, tuttavia, una fine: l’anno è il 1937 e l’esercito giapponese decidere di invadere l’intera Cina. Il settore di Shangai abitato dagli occidentali verrà occupato unicamente nel mese di dicembre del 1941 e Jamie, così come i suoi genitori, saranno costretti ad abbandonare la propria casa e il ragazzo si perderà tra la folla, perdendo per sempre la propria famiglia. Tornato a casa, attenderà invano il loro ritorno.
Basato sul romanzo parzialmente autobiografico dell’autore inglese J.G. Ballard, conosciuto per le sue acclamate produzioni di fantascienza, quella scelta da Steven Spielberg nel film in questione è una narrazione che si costituisce come il susseguirsi delle memorie di infanzia di un bambino prigioniero in un campo di concentramento giapponese e che si presenta metaforicamente come un oscuro percorso di scoperta della propria identità. Il significato di L’impero del sole, quindi, non si limita solamente ad una denuncia della brutalità insensata e della violenza ingiustificata che contraddistingue ogni guerra, ma è anche e sopratutto una risposta del regista nei confronti di critici che avevano definito la sua filmografia come un mero riadattamento di un’infanzia innocente, sognante e lontana dai dolori che la vita, prima o poi, riserva ad ognuno.
Il significato di L’impero del sole può essere riassunto in un’unica espressione: la perdita dell’innocenza
Nessuno mai è riuscito nell’impresa di definire il significato di L’impero del sole meglio di quanto sia già stato fatto dallo stesso Steven Spielberg, il quale ha definito il film come il dipinto de “la morte dell’innocenza”, una descrizione che cattura la desolazione e la disperazione che impregnano profondamente la creazione cinematografica del maestro del cinema americano. Sotto tale prospettiva, quindi, il lungometraggio non è unicamente il racconto delle difficoltà e dei timori vissuti dai civili cinesi nella loro patria occupata dalle forze belliche del Giappone e, proprio per questo, esso non va inteso “tanto come un film realistico sulla guerra, ma piuttosto come il sogno di un bambino sulla guerra” – così è stato definito dal critico Andrew M. Gordon.
Fin da subito, è spontaneo notare come il senso dell’opera di Spielberg vada ben oltre rispetto alla sua narrazione. Il regista decide di disseminare, lungo tutta la durata del suo film, indizi che rimandino ad un’atmosfera sognante e sospesa, a partire dall’incipit scelto: “Jim aveva cominciato a sognare di guerra. La notte, sulla parete della sua camera in Amherst Avenue sembravano snodarsi gli stessi film muti, che trasformavano la sua mente addormentata in una sala da proiezione vuota.”
È proprio la fantasia innocente di Jamie che conforta il giovane e che rievoca nelle sua mente fantasmi che assomigliano terribilmente ai suoi genitori. Tale aspetto del significato di L’impero del sole è confermato dagli scritti del giornalista Roger Rosenblatt, che ha osservato che “la guerra ha modo di elevare la nostra irrazionalità ad un’altezza inimmaginabile”. Eppure, nonostante l’essenziale bisogno dell’immaginazione per superare le difficoltà a cui il protagonista è sottoposto, l’innocenza è destinata a passare, ad appassire, a morire. Così, la morte dell’innocenza del personaggio principale (interpretato da Christian Bale, all’epoca tredicenne) diventa simbolo della morte dell’innocenza dell’umanità, annientata a causa della bomba atomica che distrusse Nagasaki. In altre parole, con l’avvento della cosiddetta morte dell’innocenza, il significato di L’impero del sole si trasforma. Il tema del lungometraggio diventa, quindi, quello del bambino che diventa uomo in circostanze drammatiche, quello di un romanzo di formazione ambientato durante quella che potrebbe sembrare l’apocalisse.
Il film è un inno alla tematica principale dell’intera cinematografia di Steven Spielberg: la perdita dell’innocenza
Eppure la simbologia del lungometraggio va ben oltre alla finzione della narrazione, ben oltre alla realtà crudele della guerra. Steven Spielberg ha, infatti, proiettato anche se stesso nel personaggio di Jim Graham, il quale è stato plasmato come una sorta di doppio del regista stesso. “I miei genitori hanno divorziato quando io avevo solamente quattordici o quindici anni”, ha dichiarato quest’ultimo. “Proprio per tale motivo, l’intera faccenda della separazione è qualcosa che, nella mia cinematografia, scorre molto in profondità.”
I tratti autobiografici di Spielberg, tuttavia, non si limitano alla mancanza della famiglia e della figura materna, così come di quella paterna. Come la versione bambinesca dell’artista, Jamie è terribilmente attratto dall’aviazione: il coraggio del pilota e la libertà che deriva dal volo sono state, infatti, due aspetti che hanno da sempre affascinato il regista e che, inoltre, rappresentano parte delle situazioni tipiche del cinema spielberghiano. In aggiunta, lo stesso regista ha rilevato un altro tassello di quel complesso quadro rappresentato dal significato di L’impero del sole, definendo la sua opera come “un tentativo di esorcizzare quell’ingenuità a cui mi sono aggrappato nelle mie produzioni precedenti“.
Come scrive Franco La Polla durante un frammento di critica nei confronti della filmografia di Steven Spielberg, “la funzione dei bambini è pressoché sempre la stessa: essi immettono nella narrazione una componente di incoscienza verso quel che di terribile sta accadendo, a volte addirittura risolvono una situazione problematica… C’è insomma nel bambino spielberghiano qualcosa di superiore, una sorta di grazia che lo rende capace di cose davanti alle quali l’adulto reagisce in modo più drammatico. Oppure, addirittura, una forza che lo mantiene in vita nonostante i pericoli che possono minacciarlo.” Si ritorna, quindi, ad un altro tema caro al regista: l’infanzia ormai perduta. Il lungometraggio in questione, infatti, rappresenta la perdita delle proprie coordinate fisse, necessarie a qualsiasi bambino durante il suo percorso di crescita, e la lacerazione del sogno di perpetua innocenza. Tematiche che non abbandoneranno mai la produzione del regista americano.
Nonostante sia un’opera cinematografica fin troppo sottovalutata e sebbene il suo messaggio possa apparire come un grido alla sopravvivenza, L’impero del sole resta uno dei capolavori più pessimisti di Steven Spielberg.