Il Cacciatore 2: recensione finale della serie con Francesco Montanari
Il Cacciatore 2 colpisce nel segno e conquista, senza se e senza ma.
Dopo diversi spostamenti di palinsesto, si è concluso su Rai Due Il Cacciatore 2, la seconda stagione della serie diretta da Davide Marengo con protagonista Francesco Montanari. La serie è tratta liberamente dal libro Il Cacciatore di mafiosi di Alfonso Sabella, ex sostituto procuratore del pool antimafia di Palermo, che ha raccontato eventi e indagini portate avanti personalmente dopo le stragi di Capaci e Via d’Amelio per catturare tutti i componenti e i boss di Cosa Nostra.
Come accaduto per la prima stagione, la sensazione è stata quella di trovarsi dinanzi ad una serie che esce completamente fuori dai classici e didascalici della Fiction Rai, a cui è abituato il target di pubblico generalista, e forse per questo la serie non è approdata su Rai Uno.
I tagli d’inquadratura da rassicurante fiction sono banditi, ma la loro assenza non ha spaventato un pubblico più adulto, svezzato sicuramente già dalle produzioni di Sky e Netflix. Ad aver attratto fortemente è stata anche senz’altro la rilevanza dell’argomento, che abbraccia una parte della storia del crimine italiano fortemente sentita.
Se i primi due episodi de Il Cacciatore 2 convincono, l’intera seconda stagione colpisce nel segno e conquista senza se e senza ma.
Il Cacciatore 2: la stagione dell’azione e dell’umanità
Personaggio carismatico, brillantemente interpretato da Francesco Montanari, Saverio Barone è il PM che tutti vorrebbero essere: ambizioso, spietato con le sue prede criminali, un uomo che non si arrende, sempre pronto ad inventarsi soluzioni per vincere. E la sua battaglia – seppur l’ultimo episodio della serie non ci porta alla cattura della sua ultima preda del desiderio Bernardo Provenzano – è un ripetersi di vittorie che mettono a dura prova la sua vita personale e a repentaglio quella sentimentale.
Dietro la sua maschera implacabile da uomo di giustizia c’è però anche quella debole di un uomo che deve accettare un limite: l’incapacità di poter conciliare l’amore per la sua famiglia con la sua sete di riscatto, che assume talvolta anche sfumature personali. L’unica vera guerra che perde è proprio quella da marito, ed in questa seconda stagione lo conosciamo in quanto uomo, in tutta la sua umanità. Sotto questo aspetto Il Cacciatore 2 è una riflessione cruda e sincera di cosa significhi operare ai piani alti della battaglia contro il crimine.
Se la prima stagione ci ha mostrato il passato di Saverio, rivelandosi maggiormente introspettiva scorrendo sulla doppia linea del presente e del flashback, Il Cacciatore 2 è la stagione dell’azione: ogni episodio è un tassello/snodo narrativo senza soluzione di continuità. Emblematica anche la dissolvenza tra un episodio e l’altro, quasi fosse un unicum dove la sola apparizione del titolo dell’episodio ci fa comprendere la scansione degli episodi.
Da brivido la scena nell’episodio 6, quando alla cattura dei fratelli Brusca l’intera procura brinda e la polizia sfila in auto per strada in un momento tanto atteso che vendica, almeno in parte, i giudici Falcone e Borsellino. C’è una forte emozione nel riprodurre il momento, che rende la vittoria del pool antimafia di Palermo una vittoria italiana.
Questa ricerca di sfumature e di umanità, coerente con il lavoro già iniziato nella prima stagione, nel tentativo di rompere maschere, è presente anche nel ritratto dei criminali: il focus sui fratelli Brusca – e meritano rilievo le interpretazioni di Edoardo Pesce e Alessio Praticò – ne è la prova lampante. Ricostruzioni, e preme sottolinearlo, attente e veritiere del clan di Cosa Nostra, mirate a fornircene magari anche il vizietto più insignificante o la debolezza più segreta, per andare oltre quella patina ridondante e limitante che separa buoni e cattivi.
Il Cacciatore 2: una serie da cui ripartire per riscrivere i canoni del prodotto televisivo
Il successo de Il Cacciatore è sicuramente da rintracciarsi nella capacità della regia, nella fotografia ricercata, supportate dalla produzione fresca della Cross Productions, di proporre un prodotto sui canali della fiction Rai che sappia parlare un linguaggio più vicino a quello del cinema, offrendo non una visione ma un’esperienza.
Le frequenti inquadrature dall’alto, l’uso equilibrato della musica, gli slow motion, un cast di rilievo e la capacità di trattare in maniera originale e più vicina allo stile di nuove produzioni un argomento usurato dai dettami della fiction, apre uno spiraglio importante: la possibilità di vedere entrare anche in televisione un maggior numero di prodotti di qualità, che sappiano parlare ad un pubblico eterogeneo, valorizzando adeguatamente storie – crime e non solo – che meritano di essere trattate nella loro verità quanto più onesta e sincera.
Le due stagioni de Il Cacciatore 2 sono entrambi disponibili sull’app Rai Play. Se non le avete ancora viste, vale la pena recuperarle.