Bloodride: recensione della serie TV horror Netflix

Sei puntate per una serie antologica, Bloodride è il prodotto norvegese composto da pillole di ottimo horror disponibile su Netflix.

La paura può avere molte forme. Può prendere l’aspetto di bambini innocenti, può risiedere nella confusione della psiche più disturbata, insidiarsi nel terrore per un esperimento non andato a buon fine o impossessarsi dei meccanismi contorti della personalità. Questi e altri risvolti sono quelli intrapresi nella corsa in direzione dell’horror di Bloodride, serie originale Netflix di produzione norvegese, che nella scelta della fruizione antologica sviluppa sei puntate rendendole nettamente separate, venti/trenta minuti per episodio che racchiudono nel loro breve tempo tutto l’horror che si possa desiderare, sfruttandolo nelle sue varie declinazioni.

È, infatti, la linea percorsa verso l’inferno quella che unisce tematicamente la serie degli ideatori Kjetil Indregard e Atle Knudsen, l’intro comune, particolareggiato nei dettagli per ogni singola puntata, che segna le fermate di un percorso che condurrà lo spettatore nelle narrazioni autoconclusive dell’operazione Netflix, aprendo la porta direttamente sui destini nefasti dei suoi personaggi, lì seduti insieme e pronti a scoprire quale ignobile sorte toccherà loro affrontare.

Bloodride – La scrittura precisa e agghiacciante della serie Netflix

bloodride, cinematographe

Un viaggio d’intrattenimento nell’orrore, che sceglie soggetti originali raccontati come moderne favole  per i suoi spettatori, dove nulla le unisce se non la totale cura e precisione nell’apparato registico e fotografico che le assembla, dotando Bloodride non solamente di una scrittura agghiacciante e precisa, ma permettendole di avvalersi di una messinscena che sostenga l’inquietudini poste in atto dai suoi realizzatori.

Nella propria versione della assai più nota Ai confini della realtà, sono anche qui elementi umani e fantastici, mistici e componenti prettamente personali a mettere in moto le conseguenze dolorose dei protagonisti di ogni episodio-cortometraggio, il cui limitato stringere del tempo non si presenta assolutamente come deterrente per smorzare la tensione dei racconti, ma ne compressa i disagi e i malanni da suscitare nel pubblico, tramutando la brevità in un punto di forza. Sostando su questo mezzo di trasporto che scivola veloce su strade insanguinate, le storie di Bloodride sono pillole da poter ingerire distanziate o tutte in una volta, pronte a servire una sana dose di apprensione che, insieme, turba e affascina lo spettatore.

Bloodride – L’intrigante e spaventosa fattura degli episodibloodride, cinematographe

Non è solo il senso di spaesamento che sorge nell’animo di coloro che decideranno di fermarsi a ogni tappa del pullman diabolico, con il suo insostenibile conducente, il suo ghigno pesto all’angolo della bocca e quella luce rossa sul cruscotto impiegata ad accendersi a ogni turno dei suoi passeggeri protagonisti. È l’intrigante fattura degli episodi che va ad aggiungere un senso di ammaliante seduzione verso le sventure dei personaggi, la fascinazione per l’intelligenza lucida e sadica dietro a ogni storia, così semplice all’apparenza, ma talmente ben congegnata da suscitare un interesse sempre crescente. Nonché, pur nell’essere così separati eppur legati assieme in un’unica cornice, il trovare nella semplicità delle sceneggiature elementi capaci di coinvolgere il proprio pubblico, una limpidezza nelle idee e nella propria attuazione che fa la vera cifra ammirevole della serie, in grado di riservare plot twist inaspettati, che non appesantiscono o banalizzano le narrazioni, bensì ne elevano il risultato.

Un’operazione di natura durevole quella di Bloodside, per una serie spiazzante nella gestione ripetuta e qualitativa dell’horror, che sia in funzione critica o del puro entertainment per il genere, che adotti le perversioni e le piccolezze dell’umano o ne privilegi le possibilità del sovrannaturale. Un piccolo prodotto dal ruggente impatto, di cui si aspetta in fermata la prossima corsa, per poter spaventarci ancora.

Regia - 3
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.7

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