Ricchi d’amore: recensione del film romantico Netflix

Dal Brasile si mostra in tutta la sua inefficacia un film sentimentale senza carisma e con attori poco impattanti. Ricchi d'amore, targato Netflix, non ci prova nemmeno a convincerci sul piano narrativo.

Ricchi d’Amore, il film Netflix diretto da Bruno Garotti, mette al centro della scena una coppia formata da Teto (Danilo Mesquita), figlio di un imprenditore molto ricco che gestisce un’azienda di coltivazione di pomodori, e Paula (Giovanna Lancellotti) , una tirocinante in attesa di una svolta come infermiera specialista. La vita spericolata di Tito si scontra con quella terrena di Paula, generando una serie di incontri dove la bugia è necessaria – secondo il nostro protagonista – per conquistare la fiducia di Paula. Dopo aver mentito sulle proprie origini, le menzogne diventano sempre più numerose.

Ricchi d’Amore: una storia elementare con molti passaggi convenzionali

ricchi d'amore recensione film netflix - cinematographe.it

Due protagonisti dissimili nei comportamenti e nei modi di fare, buoni sentimenti da distribuire in maniera strategica e una regia passiva che non si cura affatto di rafforzare un racconto prevedibile già dai primi minuti: Ricchi d’Amore si affida ad una morale poco incisiva perché già trattata con dovizia nei particolari da altri cineasti più navigati (il primo nome che ci viene in mente è Richard Curtis). Le condizioni sociali da rimescolare, mettere sotto la lente di ingrandimento e sconvolgere quando l’amore si intromette è un espediente di base incredibilmente mediocre, che ormai si potrebbe risolvere in poche battute.

Invece la storia procede per inerzia verso i territori del già visto, con conseguente parata di gag puerili che emergono per ravvivare – con poco successo – le sorti del film. Incontri ravvicinati con vecchie frequentazioni, comprimari che mettono i bastoni fra le ruote alla giovane coppia, scambi di identità e improbabili relazioni amorose di contorno: il piatto che ci viene consegnato non è per nulla prelibato. La confezione risulta indigesta e si trascina a fatica verso un atto conclusivo schematico e altamente telefonato. Liberarsi dalla patina superficiale per conquistare una ragazza che rappresenta un elemento concreto ma al contempo destabilizzante; queste le dinamiche messe in evidenza per uno svolgimento piatto e senza personalità.

Ricchi d’Amore: il comparto tecnico chiude un quadro degli eventi spiazzante (in senso negativo)

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La prevedibilità della storia si lascia guidare da un apparato tecnico di spessore solo negli estabilishing shot, nel presentarci le due principali ambientazioni del film: Paty do Alferes, dove è situata l’azienda del padre di Tito, e Rio de Janeiro. La regia nel suo complesso non offre altri squarci degni di nota: Bruno Garotti non possiede la grazia e la compostezza di personalità ben più note in Europa, non si concede a vibranti momenti da incorniciare e non valorizza per niente gli interpreti primari che vengono ripresi senza sosta. Tra Danilo Mesquita e Giovanna Lancellotti il legame può esserci e può evolversi regolarmente, ma vengono coinvolti in siparietti comici incessanti che vanno a snaturare la potenziale chimica offerta.

La scrittura non svolge un ruolo di supporto che dovrebbe risultare fondamentale, dispiegandosi in linee di dialogo che confidano nella semplicistica morale da collocare prima della chiusura; il giovane ricco si renderà conto che la vita non viene alimentata dai soldi, ma da sentimenti non dominati da essi. La base di partenza e l’obiettivo posto dal titolo peccano di originalità, ma sorprendentemente non si affidano neanche ad una mano sicura, decisa a scardinare lo schema narrativo elementare. Ricchi d’Amore ci offre una storia che orbita attorno al titolo principale, senza un occhio di riguardo alla parabola evolutiva dei personaggi: se cercate una pellicola che possa emozionarvi o darvi qualche spunto di riflessione in più, vi consigliamo di passare ad altro.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 1.5
Emozione - 1.5

1.8

Tags: Netflix