Zootropolis ovvero come esporre una denuncia sociale in un cartone animato
Lo scorso weekend Zootropolis, l’ultimo film d’animazione della Walt Disney, è uscito negli Stati Uniti. La pellicola, oltre a guadagnare elogi per la sua splendida animazione, l’eccellente lavoro di doppiaggio, i momenti divertenti e la storia affascinante, sta ottenendo il riconoscimento per aver trattato le tematiche della discriminazione e del pregiudizio in maniera insolita, quella tipica della serie americana House of Mouse – Il Topoclub.
Non che sia strano per un film destinato a bambini l’inserimento di messaggi forti – Il Gigante di ferro contro la guerra e le armi, FernGully contro la deforestazione, per finire poi con Inside Out, inteso da alcuni come una sorta di esplorazione della depressione. In ogni caso, con Zootropolis la Disney manda un messaggio quanto più chiaro e netto a favore della tolleranza e dell’accettazione. Temi che, nella pellicola diretta da Byron Howard e Rich Moore, non sono per niente nascosti, ma allo stesso tempo non hanno mai reso il film eccessivamente moralista o predicatorio.
Zootropolis inserisce in modo intelligente la sua critica sociale, usandola come elemento naturale della storia ed evitando che il messaggio di empatia venga percepito come falso.
Il film d’animazione si approccia a queste conclusioni delicate senza farci sentire sopraffatti da un senso di ordine e lo fa creando un parallelismo tra il pubblico e il mondo creato, mantenendo comunque un tono allegro e spensierato. Un compito arduo, sicuramente, ma i creatori di Zootropolis si sono dimostrati all’altezza del compito e i futuri film per famiglie farebbero bene a prendere nota.
Capire il proprio pubblico è fondamentale specialmente per i film. Nel caso di film per bambini può essere ancora più difficile perché prima di tutto deve conquistare i bambini, ma per fare record al botteghino deve conquistare tutte le età. Se il film è troppo giovanile interessa vederlo solo ai bambini, ma se va dalla direzione opposta i genitori non lo crederanno opportuno per i propri figli. Gli Studios come Pixar e Disney non solo capiscono tutto ciò ma lo usano a loro vantaggio, che il più delle volte portano i loro film d’animazione ad essere tra i più popolari e redditizi al giorno d’oggi.
I benefici di Zootropolis da questo punto di vista sono maggiori, più di tutti gli altri film per bambini recenti. La storia è commovente ma non eccessivamente sentimentale, un equilibrio tra emozione genuina e avventura. Ci sono momenti di paura che mettono i protagonisti in pericolo ma le minacce non sono mai troppo spaventose.
La commedia è di prim’ordine, con battute che fanno ridere tutti dai grandi ai più piccoli. Ma più importante di tutto, Zootropolis non si nasconde nell’affrontare il pregiudizio che si trova in questa società di mammiferi antropomorfi.
Infatti il film punta una luce su questo comportamento ad ogni età, dal bullo della scuola ad un sindaco sprezzante, mostrando che la morale di tutte le lezioni di compassione ed empatia sono per tutti, non solo per i bambini. Tanto è stato fatto come il tempestivo messaggio di Zootropolis nel clima politico americano dominato dalla paura e dalla retorica xenofoba, ma la maggior parte se non tutto si perde sui bambini.
Invece gli adulti che guardano Zootropolis che faranno connessioni tra Capitan Bogo che sottovaluta Judy perché è una coniglietta e una poliziotta non riceve lo stesso rispetto che ha un suo pari maschile nello stesso ruolo. Questo non sarebbe successo se questo fosse stato visto solo come “film per bambini”. Queste analogie non sono inerenti al film ma facendo appello ad un pubblico con una vasta gamma di esperienze, Zootropolis ci incoraggia a fare il confronto tra il suo mondo e il nostro.
Per il regista è stato meritevole includere tale critica sociale pungente,non era nelle intenzioni dei creatori di fare un “film messaggio”. Piuttosto, i concetti che riconosciamo come pregiudizio e discriminazione crescono fuori il mondo che Zootropolis presenta: una città dove i mammiferi di tutti i tipi, siano essi predatori o preda, vivono tra di loro.
Che migliaia di anni fa i predatori cacciavano le prede per cibarsi non viene ignorato e infatti informa di come questi animali si trattavano fra loro.Alcuni sono diffidenti nei confronti dei predatori, altri considerano la preda debole e inutile, ma questo gruppo selvaggio di animali diversi deve ancora trovare un modo per convivere.
Non rispecchia esattamente il nostro mondo ma perché le società civilizzate richiedono lo stesso dare e avere, molti dei conflitti che sperimentiamo nella visione di Zootropolis. Nulla nel film rappresenta direttamente problemi che dobbiamo affrontare nella nostra società ma ci sono paragoni che si possono e devono fare. Zootropolis incoraggia questa linea di pensiero con il linguaggio che usa. Quando Judy osserva che solo i conigli possono chiamare altri coniglietti “carino”, alcuni indubbiamente lo vedranno come un gioco di insulti un deciso da gruppi che inizialmente erano intenzionati a denigrare.Pià tardi quando lei fa delle dichiarazioni nel corso di una conferenza che implica tutti i predatori come potenzialmente pericolosi, che si tratta di qualcosa nella loro biologia che li rende più aggressivi, il suo linguaggio imita gli ignoranti, dichiarazioni coperte dai nostri funzionari pubblici che fanno su intere nazionalità o su religioni.
Anche il linguaggio visivo del film ricorda come come le persone si comportano, come quando la popolazione preda della città inizia ad avere apertamente paura dei predatori e c’è una scena di una madre coniglia che abbraccia il suo cucciolo più vicino, spostandolo con cautela da un’altra parte lontano dalla tigre. Zootropolis permette al pubblico di tracciare dei significativi paralleli dove vengono visti.
Non ci sono specifiche metafore e nessun personaggio è un numero per ogni tipo di razza o genere. Invece abbraccia un tema più ampio di empatia e di accettazione, che ci chiede di trattare l’altro come individui e non stereotipi.
Eppure, la cosa più importante di questo film è circa l’uso della critica sociale che tocca alcuni temi pesanti ma che non dimentica di essere divertente. Il fim non diventa pesante sotto il peso della giustizia sociale ma mantiene un tono ottimista e allegro. La sua prospettiva positiva è merito dei creatori che all’ultimo minuto hanno cambiato il punto di vista di Nick e fatto su quello di Judy.
Inizialmente il film aveva come personaggio principale Nick e attraverso di lui il pubblico sarebbe stato introdotto ai mammiferi vivaci della metropoli. Ma Nick è un personaggio disilluso, invece Judy è ottimista e un po’ ingenua che cerca sempre di vedere il meglio negli altri.
Attraverso i suoi occhi noi vediamo per prima Zootropolis come una città piena di promesse, dove ogni mammifero può essere chiunque voglia. Naturalmente la realtà arriva presto per scontrarsi con la fantasia ma Judy rimane positiva.
Quando viene relegata il suo primo giorno di lavoro lei non si rifiuta di farlo ma eccelle in esso. Il suo atteggiamento “posso tutto” è contagioso, anche su un personaggio come Nick, che nel corso del film impara a credere anche lui può essere di più dell’etichetta da volpe furba che gli ha dato la società. Ma Judy non è priva di bigottismo. Quando se ne và per tornare a Zootropoli i suoi timorosi genitori le danno la mazza, nello specifico mazza per volpi, e la porta con sé anche dopo che lei e Nick iniziano a lavorare insieme.
Quello che rende Judy stimolante, tuttavia, è che lei ha un pregiudizio. Riconosce che i suoi commenti durante la conferenza erano ignoranti e offensivi, e poi lavora per rimediare agli errori causati dalle sue parole. Judy incarna il vero messaggio che lei scopre alla fine del film: “La vita è un po’ disordinata. Tutti facciamo degli errori. Non importa che animale sei, il cambiamento inizia da te.”
I film per bambini sono spesso pieni di luoghi comuni come “segui i tuoi sogni!” o “Sii fedele a te stesso” ma il messaggio ddel film non è solo rilevante ma necessario. Se non siamo in grado di imparare ed entrare in sintonia con chi è diverso da noi, allora ci lasceremo guidare dalla paura e una società timorosa non può durare. Come i mammiferi di Zootropolis, anche noi dobbiamo riconoscere che se anche siamo diversi in fondo siamo simili in molti aspetti e solo attraverso ciò che ci accomuna possiamo sperare di coesistere pacificamente. Questo è ciò che il film mostra chiaramente e lo fa senza essere pesante o predicatorio, lasciando agli animali il compito di dare l’esempio.
Articolo di Giada Frisoni