La piccola boss: recensione del film con Regina Hall
Un messaggio importante e una storia che, trattata diversamente, avrebbe potuto rendere La piccola boss un ottimo prodotto. Perché la trama non basta.
La piccola boss, è un film per la regia di Tina Gordon Chis, con protagoniste Regina Hall (Il viaggio delle ragazze), Issa Rae e Marsai Martin e racconta una storia già ampiamente trattata nel cinema e nella televisione: un’adulta che si ritrova nel corpo di una bambina, senza aggiungere nulla di nuovo, risultando banale e caricaturale. Nel cast del film anche Justin Hartley, Kevin della serie tv This Is Us, nei panni di un professore di scuola media.
Jordan Sanders (Regina Hall), da sempre bersaglio dei bulli della scuola, è diventata negli anni sempre più cinica e prepotente, puntando tutto sul successo e sul vendicarsi dei torti subiti. Capo intransigente e temuta da tutti i suoi dipendenti, in particolare dalla sua assistente April (Issa Rae), un giorno Jordan si risveglia nel corpo di se stessa tredicenne (Marsai Martin) e l’unica che sembra crederle è proprio April che dovrà occuparsi di lei. Jordan dovrà così tornare a scuola, verrà trattata da tutti come una bambina insolente e prepotente, non più temuta e riverita come prima, quando nessun osava contraddirla. Imparerà così che non è la paura che si incute negli altri o l’arroganza l’unico modo per ottenere le cose e che essere stata derisa dai bulli quando era a scuola non le dà il diritto di farlo a sua volta da adulta.
La piccola boss: la sospensione dell’incredulità ha un limite
La trama de La piccola boss segue gli elementi della commedia fantasy sul coming of age, senza alcuna originalità o particolarità. Anzi, sembra che il genere già visto e ampiamente raccontato dia la possibilità di narrare i fatti senza aggiungere altro, senza nessuna sorpresa o dettaglio in più che possa dare spessore ai personaggi. La caratterizzazione è ridotta al minimo: Jordan è arrogante ai limiti del caricaturale e dell’assurdo, del tutto inverosimile. Una donna nevrotica e incapace di elaborare una situazione che metà del mondo ha vissuto al liceo. April, leggermente più realistica, si offre di aiutare subito quella bambina che anni dopo le avrebbe reso la vita impossibile, vendicandosi anche lei di tanto in tanto, così interessata a chi le ha reso la vita un inferno. Ma non è solo questo, perché ogni azione sembra sconnessa e presa sul momento, senza un filo logico, e frettolosa.
La sofferenza di un adolescente preso di mira dai bulli della scuola che porta al cinismo e alla rabbia per esser stato deriso ed escluso, per quanto si tratti di una commedia, è un concetto che andrebbe approfondito o che dovrebbe suscitare una serie di emozioni contrastanti che il film sembra voler risolvere con un personaggio che urla e insulta senza motivo, solo per divertimento. Che usa i dipendenti come sudditi che devono solo annuire e stare al loro posto: non li ascolta, non li segue e non sente le proposte che potrebbero salvare la sua azienda. La piccola Jordan, la tredicenne (buona l’interpretazione dell’attrice Marsai Martin), si scontra solo con i problemi di questo scambio di corpi, mentre nel proprio mondo attraverso gli occhi di una tredicenne ci sarebbe anche molto da scoprire. Jordan bambina dimentica spesso l’età che dimostra, comportandosi come un’adulta per quasi l’intera durata del film.
Nessuna ambizione o pretesa, ma solo fretta e confusione
Le scene de La piccola boss che dovrebbero essere divertenti risultano quasi ridicole, in un’interpretazione e una messa in scena che non convince, sapendo da subito come si svolgerà e finirà il film. Ma come per ogni personaggio che torna indietro di 20 anni, non è una sorpresa vederlo infine tornare alla propria età iniziale, ma il percorso di crescita della protagonista è inconsistente e il tentativo d’esplorazione dei personaggi è svolto senza alcuna intensità o emotività. Soprattuto per un film che pone al centro della sua trama la crescita, il cambiamento, la consapevolezza e la trasformazione. Passaggi obbligati che lo spettatore attende, ma che qui sembrano essere scritti senza nessuna connessione tra loro, in un racconto che procede per blocchi slegati.
La fotografia e la colonna sonora regalano a La piccola boss quel tocco di glamour e vivacità che manca a tutto il resto, in un’esplosione di colori del frenetico mondo della moda dove la Jordan, tredicenne e adulta fa sfoggio di vestiti dai colori sgargianti che incantano, con uno charme da vip dichiarata, insieme ad una colonna sonora a tinte rap. Musiche in linea con ogni scena, come il ballo dei bambini al talent, la lezione di moda di Jordan ai suoi compagni, in una scelta dei costumi e dei brani impeccabile, per un mondo dove l’apparenza e gli abiti firmati contano più di ogni altra cosa.