Atto di fede: recensione del film di Roxann Dawson
Atto di fede è una storia vera tratta dal libro The Impossible: The Miraculous Story of a Mother's Faith and Her Child's Resurrection di Joyce Smith.
Così come nelle opere di fantasia la sospensione dell’incredulità, entro certi limiti, è un elemento fondamentale per godere appieno lo spettacolo proposto. Quando ci si appresta ad un lavoro d’analisi di lungometraggi come Atto di Fede di Roxann Dawson è necessario mettere da parte convinzioni personali, ideologie e visioni della vita diverse da quelle espresse nel film. La valutazione cinematografica è cosa ben diversa dalle credenze religiose e prendere in esame queste ultime, oltre che estremamente scorretto e ingiusto, rischierebbe solo di viziare il giudizio della pellicola, dotata di una propria autonomia e valore artistico. Ma cosa racconta Atto di Fede?
Di cosa parla Atto di fede?
Atto di fede segue le vicende di John, quattordicenne con una bella famiglia alle spalle e immerso nei classici problemi adolescenziali. Tra impegni scolastici, sport e primi amori trascorre il tempo fino a quando un evento stravolge il suo destino. In una fredda giornata d’inverno il teenager si diverte a giocare con i suoi amici sul lago ghiacciato ma in pochi secondi si consuma una tragedia. I ragazzi improvvisamente sprofondano in acqua e, mentre i coetanei riescono a salvarsi, il protagonista annega.
Giunti sul posto i soccorsi, solo dopo più di venti minuti viene ritrovato il corpo del giovane e invano viene praticata la rianimazione cardiopolmonare. Portato nel frattempo in ospedale, il ragazzo viene dichiarato clinicamente morto. Avvisata dell’incidente, la madre si catapulta in clinica ma qui qualcosa di incredibile accade: il cuore di John riprende a battere.
Un film che parla di un miracolo
Atto di Fede non è né il primo né l’ultimo film dedicato ai miracoli. Il lungometraggio, uscito nelle sale nel 2019, appartiene a quel redditizio filone cinematografico (molto amato in America) che mette in scena eventi prodigiosi ed esperienze ultraterrene. È interessante notare che in questa tipologia di lungometraggi la religione, pur essendo di fondamentale importanza per lo sviluppo della vicenda, non gode di un approfondimento dogmatico. Il sostrato spirituale è quello cristiano ma non necessariamente cattolico, molto spesso protestante come nella pellicola presa in esame. La superficialità ideologica si spiega col fatto che tali opere sono solitamente indirizzate ad un ampio pubblico e mirano a scuotere emotivamente l’animo degli spettatori più che fornire ragguagli filosofici sulle leggi divine. D’altra parte secoli prima della nascita del cinema, in particolar modo durante il Medioevo, manoscritti rivolti al popolo assolvevano la stessa funzione con grande successo. Punto di forza di queste opere è sicuramente il grande realismo, la narrazione di vicende in cui lo spettatore o lettore si può facilmente immedesimare e la capacità di confortare, donare una speranza concreta.
Tranne rare eccezioni, la stragrande maggioranza di questi lungometraggi non ha particolari pretese artistiche, viene prodotta solo per il piccolo schermo e trasmessa nelle fasce pomeridiane o comunque in periodi di calma piatta come d’estate. Se da una parte Atto di fede segue la struttura fissa dei film dedicati ai miracoli, senza particolare inventiva (bambino – tragedia – preghiera corale- prodigio – felicità), dall’altra è uno dei migliori soprattutto per quanto riguarda gli aspetti tecnici.
La fotografia è fresca, giovanile, dai colori caldi, veicolo di sentimenti. La colonna sonora strizza l’occhio alle nuove generazioni con brani di Bruno Mars, Macklemore e artisti saliti alla ribalta negli ultimi anni. Inoltre durante i premi Oscar 2020 il film ha ricevuto la candidatura nella categoria Miglior canzone per I’m Standing with you scritta da Diane Warren. Anche la regia, a cura di Roxann Dawson, compie il proprio dovere con qualche piccolo guizzo d’autore che stupisce soprattutto se si confronta l’opera con altre analoghe. Se la sceneggiatura è accettabile e nulla di più, il cast, pur non essendo di primo ordine, è composto da talenti in erba (Marcel Ruiz, Taylor Mosby, Maddy Martin) e attori con grande esperienza (Topher Grace, Dennis Haysbert, Sam Trammell, Mike Randal Colter). Possiamo dunque dire che l’opera sia riuscita sia dal punto di vista formale che nei contenuti a centrare l’obiettivo.
I punti deboli della pellicola
Atto di fede ovviamente non è privo di difetti soprattutto per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi e l’approfondimento psicologico. Abbiamo la classica mamma chioccia (spesso prepotente), il padre debole caratterialmente ma buono, il prete giovane che cerca di svecchiare le funzioni religiose, il dottore scettico, l’ateo che si converte e l’adolescente sopravvissuto cambiato dalla tragica esperienza.
In alcune scene poi sentire i personaggi principali ringraziare Dio di aver salvato il ragazzo in coma è difficile da digerire (la questione dell’inspiegabilità medica di ciò che è avvenuto sarebbe da approfondire) e talvolta le ambientazioni appaiono poco credibili perché eccessivamente edulcorate (la scuola perfetta, l’intera comunità che prega per il teenager). Tuttavia bisogna dire che il film, a differenza di opere simili, almeno sfiora la problematica riguardante la scelta di Dio di miracolare alcuni e altri no.
Atto di fede: una straordinaria storia vera
Il fatto che Atto di fede sia tratto da una storia vera rende la pellicola interessante. Il film infatti, trasposizione del libro The Impossible: The Miraculous Story of a Mother’s Faith and Her Child’s Resurrection di Joyce Smith, racconta le vicende di John Smith, quattordicenne di St. Charles nel Missouri dichiarato clinicamente morto, dopo essere scivolato e annegato in un lago ghiacciato, che lasciò senza parole medici e soccorritori dando improvvisamente segni di vita.