Editoriale | Perché The Last of Us Parte 2 è tutto il cinema che il lockdown ci ha tolto
L'esclusiva Sony porta le emozioni di un colossal hollywoodiano nel salotto di casa evolvendo il mezzo videoludico e avvicinando anche chi non gioca grazie ad una narrazione di livello cinematografico.
Il lockdown è finito eppure gli strascichi di quello che la situazione di quarantena si è lasciata dietro sono ancora evidenti. Siamo tornati nel mondo, un mondo che sembra uguale a prima eppure è così diverso. C’è ancora la paura che il virus possa tornare, si fa fatica a riprendere le attività quotidiane, i contatti con le altre persone sono ridotti, digitali, asettici e abbiamo dovuto imparare a comunicare con gli occhi visto che la bocca è spesso nascosta da diversi strati di tessuto. Le attività artistiche e culturali sono tra quelle a cui abbiamo dovuto rinunciare più di tutte e anche ora, che i cinema hanno riaperto, tornare in sala è complesso. Siamo stati privati del cinema per 4 mesi e tutte le grandi uscite sono state posticipate. Ci si sente quasi orfani di una grande storia, di qualcosa capace di tenerci incollati allo schermo come un grande film sa fare.
Ed è in questo contesto che si inserisce The Last of Us Parte 2 (TLOU2), secondo capitolo della storia narrata da Naughty Dog disponibile in esclusiva PS4 dal 19 giugno. Un videogioco, che esce in un momento tanto particolare e racconta proprio di un mondo simile al nostro, devastato da un virus, dove bisogna indossare maschere per sopravvivere a spore mortali e dove la normalità di un tempo è solo un ricordo lontano.
ATTENZIONE! Nell’articolo sono presenti alcuni piccoli spoiler sulla trama del gioco.
The Last of Us Parte 2 – Il tassello mancante tra cinema e videogiochi
Supplire all’assenza di 4 mesi di cinema è difficile, l’esclusiva PS4 prova però ad offrire una soluzione a tutto questo. Una soluzione che è possibile gustare a casa, comodamente seduti sul divano e che in un unico pacchetto mette insieme una delle più grandi narrazioni di sempre a un gameplay divertente e immediato capace di attrarre qualsiasi tipo di giocatore.
La storia, all’apparenza semplice, è quella di Ellie, una giovane donna la cui vita viene scossa da un terribile avvenimento. Il dolore e la vendetta spingeranno la giovane a portare ulteriore devastazione in un mondo già dilaniato dal virus e dove la maggior parte degli esseri umani è stata trasformata in mostri. Non è una trama nuova, né per i videogiochi né per il cinema che ha sfruttato l’argomento in numerose pellicole come: 28 Giorni Dopo (2002), The Road (2009) o Io Sono Leggenda (2007). La potenza della narrazione di The Last of Us Parte 2 sta però in un parallelismo narrativo e metaforico tra le due protagoniste: prima mette il giocatore nei panni di Ellie, raccontando il suo punto di vista e poi ribalta la situazione mettendolo in quelli della sua antagonista Abby, motivando le sue azioni in maniera assolutamente credibile. Il giocatore vive quindi una fase di stallo, le certezze maturate dall’inizio e per tutta la prima parte dell’avventura crollano di fronte ad un leitmotiv che permea tutta l’opera: l’odio è universale. Non c’è davvero un cattivo, non ci sono parti giuste da cui schierarsi o precise vie da seguire, ma solo le scelte che si fanno e dove queste portano.
Il tutto raccontato con un’intensità tipica della narrazione cinematografica. Prendendosi il tempo di mostrare ogni sguardo, di dare voce ad ogni silenzio grazie ad una precisa regia e una costruzione delle inquadrature che non si trova solitamente nel mezzo videoludico. Come dimostrano perfettamente i personaggi: che non sono solo pedine funzionali al loro ruolo nel gameplay ma characters completi, con dei trascorsi, dei modi di fare e delle manie che li rendono quanto mai reali. Sotto i diversi strati di pixel ci sono anche dei veri attori che grazie all’evoluzione dell’ormai diffusissimo motion capture riescono ad imprimere appieno le loro espressioni in ogni personaggio. Realizzando le emozioni dal vivo e non creandole artificialmente, proprio come accade su un qualsiasi set cinematografico.
La potenza narrativa di un mondo abbandonato
Se vi è capitato di fare due passi per le strade della vostra città durante il lockdown, avrete sicuramente notato un mondo atipico, vuoto, stranamente silenzioso dove si sono fatte strada nuove abitudini e dove abbiamo dovuto trovare il modo di reinventarci e in un certo senso sopravvivere. Nel mondo post apocalittico di TLOU2 ci sono ristoranti desolati ai bordi delle strade e sale conferenze vuote che i personaggi attraversano in più occasioni osservando abitualmente il mondo come era una volta. In una scena, un personaggio chiede a un altro come dovevano essere le grandi vasche di un acquario piene di pesci con bambini e famiglie che davano voce a quelle stanze. In un’altra sezione, ambientata in un fatiscente negozio di dischi, Ellie suona una canzone per Dina con una vecchia chitarra abbandonata, tra i ricordi del passato e le macerie del presente.
Ogni edificio distrutto, ogni documento raccolto, ogni traccia del passato che può essere rinvenuta nel gioco racconta una storia, una storia di un mondo non troppo lontano dal nostro. Quasi senza volerlo l’esclusiva Sony sembra la più profonda narrazione su una delle più grandi crisi che hanno colpito il nostro mondo dandoci la possibilità di provare con mano cosa sarebbe successo se l’allarme Covid non fosse rientrato e se la situazione fosse inesorabilmente peggiorata.
Evoluzione e voyeurismo videoludico
Nei giochi, come nel cinema, anche l’occhio vuole la sua parte. Come ogni grande produzione di fine generazione, il motore grafico dell’epoca corrente viene spinto al massimo per offrire uno spettacolo davvero stupefacente. A livello grafico, infatti, non esiste qualcosa di altrettanto potente e dettagliato come TLOU 2, almeno su console. L’hardware di PS4 è stato spremuto per offrire ai giocatori/spettatori un’esperienza quanto più possibile simile alla realtà. Non c’è distinzione tra un intermezzo filmato e il gioco vero e proprio e anche l’hud giocatore, come la barra vitale del personaggio o il puntatore delle armi, è stato ridotto al minimo e può essere addirittura rimosso tramite le impostazioni. Un’opzione atipica che sottolinea la volontà di offrire un piacere visivo privo da qualsiasi tipo di elemento che caratterizza i videogiochi, utile al giocatore, ma non al personaggio o spettatore.
L’esperienza offerta da Naughty Dog è qualcosa di colossale, che ha richiesto oltre 7 anni di lavoro e dura circa 20 ore. Come un film a episodi o se vogliamo una lunga serie TV strutturata su dei climax continui che tengono il giocatore incollato cliffhanger dopo cliffhanger. I videogiochi non sono nati per offrire una trama da giocare, ma piuttosto una sfida per il giocatore. Col tempo però la componente della trama è diventata sempre più rilevante, così come i dialoghi, la costruzione degli scenari, fino alla comparsa di una regia vera e propria, di scelte artistiche ben precise, di inquadrature e di tecniche appartenenti al cinema. Hellblade: Senua’s Sacrifice (2017), A Plague Tale: Innocence (2019), Red Dead Redemption 2 (2018), Virginia (2016) sono solo una manciata dei numerosi titoli che oltre al gameplay puntano sull’offrire un’esperienza pari a quella cinematografica. E TLOU2 è la somma massima di questo processo di evoluzione del mezzo verso un intrattenimento da grande colossal. Non è facile staccarsi dal gioco, proprio come non è facile rinunciare al binge watching di una serie TV o uscire a metà film durante una proiezione.
The Last of Us Parte 2: leggi la nostra spiegazione del finale
Guardare i videogiochi è un’abitudine sempre più diffusa, i dati di Twitch, la più grande piattaforma di streaming videoludico, parlano chiaro: dalle competizioni e-sportive al semplice gameplay di un grande classico, guardare un videogame è una pratica consolidata che da piacere a chi guarda sia esso un giocatore o un semplice spettatore. Il cinema lo sa bene e lo stesso Christopher Nolan a maggio ha pubblicizzato Tenet sul noto sparatutto di Epic Games Fortnite, mentre a giugno sarà possibile vedere Inception in streaming sulla Party Royal Island del gioco. Un evento senza precedenti che vedrà uniti tantissimi videogiocatori per vivere il cinema tramite un videogioco. Un piccolo passo di una tendenza che forse potrebbe funzionare anche all’inverso. TLOU 2, infatti, non stonerebbe per nulla in sala, accanto alle grandi produzioni hollywoodiane. È un gioco talmente votato al cinema che non avrebbe alcun problema ad essere giocato sul grande schermo. Dando la possibilità, anche a chi non gioca, di godere della semplice visione di un videogame.
Nell’attesa di una possibilità del genere e delle grandi uscite in sala, The Last of Us Parte 2 è il miglior film che potete giocare e il più bel videogioco che potete guardare.