Proiettile vagante: recensione del film francese Netflix

Il piccolo delinquente Lino ha pochissimo tempo a disposizione per dimostrare la propria innocenza, dopo essere stato accusato ingiustamente dell'omicidio del poliziotto che l'ha fatto uscire di prigione.

Difficile guardare Proiettile vagante e non pensare a Fast & Furious, il franchise americano multimilionario che ha ristabilito negli ultimi 20 anni le coordinate del film d’azione ad alto tasso d’adrenalina e di… meccanica. L’esordio alla regia del francese Guillaume Pierret è pieno di auto, inseguimenti, connivenze tra poliziotti e fuorilegge, scazzottate all’ultimo sangue. Proprio come la saga cinematografica con protagonista Dominic Toretto, e questo a ben guardare rappresenta più un problema che un punto a proprio favore.
Perché Proiettile vagante – che nell’originale Balle Perdue suona in realtà più come “Proiettile perduto, scomparso”, assolutamente più calzante ai fini di un racconto che di fatto è una caccia a un bossolo compromettente fatto sparire dalla circolazione – si affida troppo ad un’estetica risaputa e mandata a memoria per potersi ritagliare una propria nicchia di fan. Si fa, anzi, di stereotipo virtù, non solo nel tratteggio della storia ma anche nell’inquadramento dei vari personaggi, tutti appartenenti ad una “tipologia” classica riconoscibilissima.

Proiettile vagante: molto veloce & poco furioso

Proiettile vagante - Cinematographe.itSi parte con il protagonista Lino, piccolo delinquente e genio delle auto che viene arrestato per una rapina finita male. È uno scavezzacollo, ma conosce l’etica e il rispetto: attitudini che applica all’agente Charas, che gli ha fornito una seconda opportunità di vita e lavoro, e alla poliziotta Julia, con cui ha avuto una breve relazione. Il suo percorso di riabilitazione viene però sbarrato dal corrotto Areski, che lo trascinerà in un torbido caso di omicidio incastrandolo in una questione più grande di lui.

La velocità c’è, indubbiamente, tutta: in un tempo relativamente piccolo il personaggio principale deve scappare dai nemici e dimostrare, solo contro tutti, la propria innocenza. Bando quindi allo scavo psicologico – e nonostante questo possiamo dire che Alban Lenoir offra un’interpretazione piuttosto efficace, rendendo giustizia al suo ruolo monodimensionale – e spazio ad un intrattenimento che si vorrebbe carico di suspense ed energia, ma a cui mancano fortemente mordente e tensione.

Andare dritti al punto

Proiettile vagante - Cinematographe.itVotato alla semplificazione (anche a causa del budget limitato), Proiettile vagante dà il meglio di sé nelle sequenze di pura exploitation: gli stunts e le scene di fuga in auto sono curate e in gran parte ben costruite. Pensiamo ad esempio alla rissa nella stazione di polizia da cui Lino scappa: gli spazi ridotti e i combattimenti corpo a corpo restituiscono una convincente sensazione di ruvidità e realismo che in qualche modo rimandano all’indonesiano The Raid, divenuto negli ultimi anni il prototipo del cinema action di qualità.

Un po’ come se il regista Pierret non volesse perdersi in fronzoli e approfondimenti andando dritto al nocciolo della questione, utilizzando le esplosioni di violenza come raccordi tra uno snodo narrativo e un altro. Peccato però che la sceneggiatura zoppichi così tanto e risulti così fragile, rendendo questi momenti di catarsi e ribellione gli unici degni di essere ricordati e lasciando soprattutto la sensazione che il resto dell’intreccio non sia altro che una mera formalità, da sbrigare – è il caso di dirlo – col pilota automatico.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 1.5

2.4

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