Fuoriscena: recensione del documentario su Amazon Prime Video
La recensione di Fuoriscena, documentario sul dietro le quinte dell'Accademia Teatro della Scala disponibile su Amazon Prime Video.
Come tutte le realtà artistiche e accademiche, anche l’Accademia Teatro alla Scala è un organismo composito e complicato, in cui mille maestranze mescolano i propri saperi con altrettanti talenti (vecchi e nuovi) durante lunghi periodi di preparazione, per dare vita a quei relativamente fugaci momenti di spettacolo e intrattenimento che incantano il pubblico dal palcoscenico. Con Fuoriscena Massimo Donati osserva quel mondo del “dietro le quinte” con religioso silenzio, con un rispetto estremo di tutte le variegatissime componenti che costituiscono quell’unicum dello spettacolo così come viene fruito dal pubblico. L’aspetto che maggiormente emerge da questa osservazione è quello sonoro, che diventa un elemento cardine per definire lo sguardo del regista e del pubblico tutto.
In Fuoriscena è infatti proprio il silenzio a farla da padrone. Le inquadrature restano prive di ogni accompagnamento musicale che non provenga direttamente da quanto è inquadrato: in questo modo le musiche su cui provano ballerini e cantanti si alternano al rumore degli strumenti con cui vengono (letteralmente) scolpite le scenografie, o ancora i mantra delle lavanderie si avvicendano con le risate dei ragazzi nei momenti di pausa. Non mancano anche un po’ di istanti di dolore o difficoltà sempre però vissuti con rigore ed estrema dignità, esattamente come la disciplina ha insegnato ai suoi allievi. L’osservazione di tutto quanto ci cela dietro il sipario prima dello spettacolo finale ha l’innegabile dubbio di dare pari valore a ogni aspetto, soffermandosi su danzatori e cantanti, ma anche sull’infinito sapere racchiuso da chi lavora tessuti e materiali vari per dare risalto all’aspetto più istrionico e senza i quali i numerosi sforzi degli artisti di prima fila sarebbero pressoché nulli.
Nel contesto raccontato dalle immagini di Fuoriscena, lo spettacolo con cui l’arte viene celebrata al cospetto del pubblico diventa piuttosto un tassello di un percorso che segue la vita di ogni artista, e che si caratterizza in maniera diversa in ogni persona. Alti e bassi si alternano e gli spettacoli passano uno dopo l’altro, cosí come le audizioni e ogni occasione per mettersi alla prova: per ogni allievo viene costruito un iter diverso, in cui si alternano diverse modalità di insegnamento e differenti escamotage che li mettono alla prova a seconda della loro personalità e inclinazione. In questo senso l’Accademia Teatro alla Scala diventa un melting pot in cui persone molto diverse si confrontano e si arricchiscono profondamente, sia a livello di attitudine allo studio e di inclinazione artistica individuale, ma anche a livello di provenienza sociale. Dall’Italia all’estremo Oriente, passando per le terre slave e balcaniche, in Accademia si ritrovano tutte queste diverse culture che confrontano i loro valori e la loro storia artistica con gli altri allievi e insegnanti, tutto nel rispetto di se stessi e della persona che si ha di fronte.
Fuoriscena supera la superficie dello spettacolo per approfondire il mondo che si cela dietro di essa: una volta aperta la breccia e buttato lo sguardo oltre l’esibizione finale, il mondo che si dispiega davanti ai nostri occhi si arricchisce di una miriade infinita di sfumature, capaci di accogliere numerose sfaccettature che armonizzano le capacità manuali a quelle artistiche e, ancora, quelle creative. Ogni tassello diventa così una condizione essenziale per l’esistenza stessa dello spettacolo e senza la quale sarebbe impossibile definire un processo formativo rivolto da un lato ai singoli artisti e dell’altro al pubblico stesso.