Creation – L’evoluzione di Darwin: recensione del film

Oltre l'archetipo: chi era davvero Charles Darwin? Un uomo fragile in precario equilibrio tra religione e scienza, tormentato dai fantasmi delle sue stesse rivoluzionarie teorie.

Il terreno dei biopic, le biografie romanzate di personaggi appartenenti al mondo della cultura, dell’arte e dello sport, è sempre scivolosissimo, soprattutto quando si tratta di personalità che hanno cambiato il corso della Storia con miglioramenti che ancora fanno parte delle nostre vite e della nostra contemporaneità. Ci vengono in mente The Imitation Game sul matematico Alan Turing, o La teoria del tutto sull’astrofisico Stephen Hawking: pellicole convenzionali e composte, in cui gli ingredienti della retorica e della verosimiglianza vengono dosate con cura certosina seguendo una formula collaudatissima.
A non lasciare alcuna traccia di sé è stato invece Creation – L’evoluzione di Darwin di Jon Amiel, ma non per demeriti suoi: il film è stato infatti del tutto ignorato dalla distribuzione italiana, venendo presentato per la prima volta nel 2012 – a 3 anni dalla sua realizzazione! – durante i festeggiamenti per il Darwin Day. Difficile individuare i motivi precisi di questa damnatio memoriae; c’è chi la lega all’argomento trattato (in fondo qui si mette in discussione l’esistenza di Dio), e chi invece ritiene si sia trattato semplicemente di una congiunzione sfavorevole, la stessa che lascia al palo ogni anno decine di opere meritevoli di attenzione.

Creation – L’evoluzione di Darwin:
Rifugiarsi nella religione, rifugiarsi nella scienza

Creation - L'evoluzione di Darwin, Cinematographe.itSia come sia, Creation – – L’evoluzione di Darwin ricomincia ora lentamente a emergere dalle sabbie mobili dell’indifferenza, mostrandosi per quello che è: un film fortemente incentrato sulla figura umana di Charles Darwin, che non è l’archetipo del saggio vittoriano barbuto che divenne negli ultimi anni, ma un uomo pulito e rasato alla fine dei suoi quarant’anni, nevrotico, malinconico, tormentato nella mente e nel corpo, come molti professionisti intelligenti, sensibili e borghesi erano in un tempo che si supponeva fosse dedicato all’idea di un cristianesimo robusto e inattaccabile.

Il biologo e antropologo britannico è, a questo punto della sua esistenza, diviso tra il suo crescente ateismo, legato allo sviluppo della teoria dell’evoluzione, e l’amore per sua moglie Emma, profondamente religiosa. È uno scontro ai limiti della blasfemia, gestito con attenzione e pathos dai protagonisti Paul Bettany e Jennifer Connelly (sposati anche nella vita reale): nel momento in cui L’origine delle specie viene pubblicato nel 1859, Darwin non ha idea di quanto la sua teoria sia inconfutabilmente corretta, e si sente in colpa per quello che la propagazione delle sue idee può fare alle credenze convenzionali e alla società organizzata.

Come un frutto che pende maturo dall’albero

Creation - L'evoluzione di Darwin, Cinematographe.itOpera da camera silenziosa e sottile, Creation è destinato a deludere chi si aspetta di conoscere meglio il Darwin scienziato e i dettagli della sua scoperta. Il regista Jon Amiel (Sommersby, 1993; Entrapment, 1999) stringe con rispetto e moderazione sui personaggi e sulla loro evoluzione, come argutamente suggerisce il titolo italiano. Anche e soprattutto in relazione al dramma della perdita della primogenita Annie, morta per le complicazioni della scarlattina. Annie è una figura centrale nel processo con cui Darwin fa i conti con le sue idee, la loro diffusione nel mondo e le loro probabili conseguenze. Un fantasma, certamente, ma più di ogni altra cosa l’incarnazione della nozione umanistica del morto che rimane vivo nella mente dei vivi.

Grazie a lei Darwin affronta e supera i propri mostri interiori, e il film è estremamente efficace nel suggerirci con delicatezza come il personaggio principale sia stato quasi costretto ad affrontare con impotenza le implicazioni della sua rivoluzione. In lui non c’era alcun desiderio particolare di suscitare tumulti religiosi, in particolare con se stesso come bersaglio. Semplicemente – e inevitabilmente – i tempi erano maturi: se non l’avesse fatto lui, l’avrebbe fatto qualcun altro, l’evoluzionismo era pronto per essere divulgato. È questo l’insegnamento definitivo di Creation, opera sicuramente imperfetta ma che merita di essere riscoperta: accettare e superare se stessi e le proprie paure, assecondando il naturale corso del proprio destino.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.3