Taormina Film Fest 2020 – La storia vergognosa: recensione del documentario
Un canto d'amore e di riconoscenza: La storia vergognosa ricostruisce senza omissioni e senza censure la Grande Emigrazione italiana verso le Americhe avvenuta tra il 1880 e il 1927.
La storia: tra il 1880 e il 1927 più di sette milioni di italiani emigrarono nel continente americano. È la prima grande ondata migratoria della storia nazionale, la Grande Emigrazione. Uomini, donne e bambini partono da quasi tutte le regioni italiane. La storia vergognosa – passato al Taormina Film Fest 2020 nella sottosezione “Filmmaker in Sicilia” – decide di raccontare questa storia, con sfoggio di preziosi filmati d’archivio, lettura di diari e di missive inviate oltreoceano.
Il desiderio della regista Nella Condorelli è quello di allestire un “Canto d’amore e riconoscenza all’umile Italia” (come recita il sottotitolo del film), seguendo un percorso personalizzato che si distacchi dalla solita e risaputa forma documentaristica: alle evocative ed eccezionali immagini di archivio si alternano così parti teatrali e inserti di fiction, nel tentativo di costruire una ampia e articolata metafora di tutti i viaggi della speranza, dal Novecento a oggi.
La storia vergognosa: l’incantesimo dell’ignoto
Tra realtà e memoria – il materiale inedito proviene da archivi americani ed europei, oltre che dall’Istituto Luce e da AAMOD, il fondo del movimento operaio e democratico – si ripercorre il momento in cui gli italiani, per la prima volta, si muovono massicciamente verso l’estero: dal viaggio verso il misconosciuto Brasile del 1887 (in cui si narrava ci fosse terra fertile in abbondanza per tutti) all’aumento del numero degli espatri dalla Sicilia del 1902, dall’incendio in una fabbrica nel 1911 che uccide 146 donne alla vicenda di Sacco e Vanzetti nel 1927.
Tanti fili narrativi e moltissime suggestioni, per rispondere essenzialmente a una domanda: cosa spinse milioni di italiani ad andarsene dalle proprie case, verso l’ignoto e verso un’utopia di benessere e ricchezza? La risposta è anche nel titolo stesso, in quella vergogna legata alla povertà e alla miseria, una sensazione che tuttavia diverrà anche parte integrante del vissuto dei migranti, come se fuggire dalla propria condizione di indigenza fosse una colpa e una responsabilità personale.
Voci di emigranti
Di fronte alla potenza comunicativa di immagini che parlano da sé, non si può negare che gli innesti recitati (la giovane Fiorella che vuole conoscere la storia dei suoi bisnonni, gli artisti di strada della compagnia Mnemosina, il folletto narratore) per quanto coraggiosi e originali spezzino la naturalezza dell’insieme, dando all’operazione una struttura a tratti confusionaria e poco coesa. Le letture – ce n’è anche una di Leo Gullotta, direttore artistico del Taormina Film Fest assieme a Francesco Calogero – e il monologo finale, invece, riportano il documentario su binari sicuri risollevando l’asticella dell’attenzione.
Sono racconti che vengono verso di noi dal passato, chiedendo di essere ascoltati e rivelando connessioni di ieri e di oggi. La Storia si ripete, e l’umanità precipita in immani tragedie soffocando e ricreando di continuo diseguaglianze, razzismi e pregiudizi. La riflessione personale di La storia vergognosa si fa, così, universale; il lavoro è dignità, la scuola è un diritto, l’ignoranza produce la schiavitù, e senza libertà non c’è umanità. E dunque, sembra domandarci la regista attraverso le ultime fotografie, gli ultimi frammenti e le ultime memorie scritte decantate a voce alta, perché dimentichiamo?