Howard: la vita, le parole: recensione del documentario Disney+

Uno sguardo intimo e delicato alla vita e carriera del paroliere, scrittore e direttore teatrale Howard Ashman. Il documentario ci presenta un sogno nel cassetto, coltivato per anni, divenuto realtà grazie agli studi della Disney.

Howard: la vita, le parole, disponibile dal 7 Agosto su Disney+, narra la crescita stilistica e formativa di Howard Ashman. Entrando nella sua mente, abbiamo accesso ad un mondo infinito di parole ben ritmate, costruite in modo tale da musicare qualsiasi aspetto della sua intensa vita da sognatore. Si tratta di una personalità unica che si è fatta strada dalle strade affollate di New York negli anni ’70, fino al successo a Broadway e alla stretta collaborazione con Alan Menken per le musiche de La Sirenetta, La Bella e la Bestia e Aladdin nel periodo del Rinascimento Disney. Un percorso corollato da successi sempre più pressanti e aspettative pronte ad abbatterlo, ma Howard è rimasto sempre fedele alla sua etica lavorativa, tanto da contagiare di entusiasmo qualsiasi persona che interagiva con lui.

Howard: la vita, le parole – l’immaginazione non ha limiti strutturali

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La capacità di creare mondi alternativi dentro contesti usuali e quotidiani erano radicati nel DNA di Howard: fin da piccolo ha saputo trasformare la sua casa in un parco giochi vivo e vibrante, dentro la quale poteva divertirsi con sua sorella Sarah. Cresciuto con una madre che svolgeva la professione di cantante lirica e un padre comprensivo, le basi erano state costruite per cimentarsi nei musical e nella stesura di canzoni totalmente originali. Il periodo d’oro per Howard fu durante il suo trasferimento a New York, nel 1974. Non era destinato solo ad esibirsi sul palcoscenico come performer, ma ambiva a diventare molto più completo come artista.

Cominciò a collaborare con la WPA Theatre, un teatro off Broadway, e nel 1977 fu nominato direttore artistico dello stesso (carica che manterrà fino al 1982). Due musical destarono la curiosità di critici, produttori e registi cinematografici: Dio la benedica, signor Rosewater e La piccola bottega degli orrori. Da qui crebbe la reputazione di Howard, intenzionato a raggiungere lo status di paroliere molto richiesto. Assistiamo ad un’ascesa esplosiva ed illuminante, sotto molti aspetti: il documentario targato Disney+ non si lascia sfuggire nessun dettaglio circa la motivazione che spingeva Howard a lavorare sempre più sodo, contemplando la città di New York come riferimento per ideare una musica frizzante e al passo coi tempi.

La perseveranza che conta in un settore in crescita

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Entrando nella cerchia dello staff Disney, sotto la direzione del capo del dipartimento animazione Jeffrey Katzenberg, Howard fece il possibile per immettere una rinnovata carica energica in film d’animazione destinati a rimanere nell’immaginario collettivo. Il punto di non ritorno viene evidenziato dal titolo Disney+: una nuova occasione per mettersi in gioco – con il suo fidato compositore Alan Menken – e un rilancio della sua carriera, colpita improvvisamente da una malattia ai tempi ritenuta mortale. L’AIDS non poteva fare sconti, ma non rappresentava una minaccia costante per Ashman. Tramite immagini di repertorio, testimonianze da parte dei suoi collaboratori e filmati dagli studi di registrazione, si può notare la perseveranza nei suoi occhi stanchi.

Ciò che lo mantiene in vita è la musica che rende un film animato leggendario, degno di visione. Nel raggiungimento della perfezione espressiva, Howard rimane al centro della scena insieme ad attori e cantanti che si mettono di impegno per rafforzare il senso di cameratismo, anche di fronte ad imprevisti riguardanti la sua salute. Il documentario riesce a ritagliarsi uno spazio anche per una questione alquanto scottante: il silenzio del paroliere di fronte all’evidenza. Non fece sapere a nessuno della sua malattia, e continuò a lavorare incessantemente, otto ore al giorno e sette giorni su sette, fino alla sua improvvisa morte il 14 Marzo 1991. Consegnandoci tre film folgoranti – La Sirenetta, La bella e la bestia, Aladdin – e ottenendo ben due Premi Oscar, si può riuscire ad individuare il profilo di un esuberante ragazzo ricolmo di prospettive che, grazie a questo documentario, trova nuova linfa vitale, espressa con ogni mezzo necessario e con un montaggio fluido e mai fuori sincrono rispetto ai sogni conservati da Howard.

Regia - 3
Fotografia - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3.5

2.9