The Handmaid’s Tale 3: la spiegazione del finale della serie Hulu

Un approfondimento sulla terza di The Handmaid's Tale, la stagione in cui tutto è cambiato, pur andando esattamente nello stesso modo.

Nonostante l’assenza di The Handmaid’s Tale dalle programmazioni di quest’anno, non sono comunque mancate importanti novità riguardo il suo futuro prossimo, sia a livello di contenuto che di distribuzione.

È notizia di pochi giorni fa infatti la messa in onda su Amazon Prime Video della prima stagione dal 25 agosto, mentre è stata rilanciata con forza l’ipotesi che I Testamenti di Margaret Atwood, l’atteso sequel de Il racconto dell’ancella, da cui lo show Hulu è tratto, avrà un suo adattamento autonomo. Facendo così cadere, nonostante l’annunciata presenza anche dietro questo progetto di Bruce Miller, la suggestione di nuove stagioni tratte da esso.

La quarta e conclusiva parte di The Handmaid’s Tale seguirà dunque il percorso indipendente delle ultime due, riallacciandosi ad un finale che molto ha lasciato attoniti i fan dello show, vista l’irreversibilità degli eventi che sono stati mostrati.

Rileggiamo il finale della terza stagione cercando di carpirne qualche segreto in più e di immaginare come potrà avviarsi al prossimo, ora che è chiaro che sarà ancora gran parte frutto della mente degli autori.

The Handmaid’s Tale ha come protagonista la talentuosa Elisabeth Moss; nel cast anche Samira Wiley, Joseph Fiennes, Alexis Bledel, Ann Dowd, Bradley Whitford e Yvonne Strahovski. La serie, tra i vari premi vinti, vanta 9 Emmy Awards e 2 Golden Globe.

Cosa succede nel finale di The Handmaid’s Tale 3? Che fine fa June? Cosa aspettarsi dalla stagione 4? Queste e altre domande in questo recap in attesa dell’ultima stagione.

Le origini della terza stagione di The Handmaid’s Tale

The Handmaid's Tale, cinematographe.it

Alla fine della seconda stagione di The Handmaid’s Tale si era avvertita tutta la difficoltà nel doversi staccare da un racconto così imponente come quello del romanzo. Quasi il dispiacere, in un certo senso, testimoniato da molti momenti in cui storia, ambienti e situazioni sembravano voler tornare indietro invece che andare avanti.

Anche se, ad uno sguardo più distaccato e meno emotivo, erano già ben individuabili dei semi da cui gli autori avevano deciso di partire per prendere una strada autonoma più concreta rispetto al materiale originale.

La storyline legata alla vicenda di Nicole riuscì a dare un senso compiuto alla stagione perché, avvalorata anche da un ottimo feeling tra la sempre splendida Elisabeth Moss e Yvonne Strahovski, in grado di mettere al centro dello show un mondo femminile e, in particolare, una sfera materna più moderni e sfaccettati rispetto ai modelli proposti in precedenza. Fuori dalla dittatura dei grandi bianchi e neri tipici del mondo di Gilead e anzi nati nelle sfumature di caratteri e rapporti, base per i futuri sviluppi. Una nuova prospettiva che ha permesso alla terza stagione di approfondire personaggi come quello di Emily (Alexis Bledel) e zia Lydia (Ann Dowd), introdurne di nuovi come quello di Eleanor Lawrence e di allargare la visione sul mondo oltre i confini del regime. Parallelamente, molto importante è stata l’introduzione dell’enigmatico Comandante Lawrence (Bradley Whitford), un personaggio che costituirà una sorta di deus ex machina per lo sviluppo pratico della crociata di June.

Una missione divina

the handmaid's tale - stagione 3, cinematographe.it

A ben vedere, nell’arco della terza stagione di The Handmaid’s Tale si vive una storia dai meccanismi molto simili a quella della stagione scorsa, ma partendo da una premessa completamente differente: June, colei che il viaggio lo (ri)fà non è più la stessa.

In una sorta di trasformazione divina, tra riferimenti visivi all’Angelo Sterminatore e un monologo finale in cui si fa riferimento al Messia vero e proprio, la nostra ex DiJoseph diviene sotto i nostri occhi una spietata rivoluzionaria, senza pietà e senza rimorsi e dunque uguale alle persone contro cui sta combattendo. Una terrorista scritta a cavallo tra la facile versione dell’eroina che per combattere i mostri deve rinunciare alla propria umanità ad una sorta di monito sociale e spirituale per il mondo reale. Una conferma di come il personaggio interpretato dalla Moss rappresenti il centro (e il sunto) di tutto quanto l’immaginario politico e filosofico alla base dell’intero impianto narrativo del mondo scritto dalla Atwood.

E mentre le pochezze umane dei coniugi Waterford si perdono negli angusti angoli delle loro miserie, è lei che, insieme alle Marte e con la copertura del comandante Lawrence, riesce a sferrare l’attacco più duro a Gilead, facendo fuggire il bene più prezioso della Repubblica e del mondo intero: i bambini. Tantissimi, più di quanto qualcuno avesse neanche mai potuto sognare.

Ma è nel come arriva al successo che June compie il salto definitivo, arrivando a puntare anche una pistola ad una di loro pur di riuscire a compiere la sua missione. Figlia dei soprusi subiti, delle torture psicologiche e delle menomazioni fisiche, risorge dalle ceneri una donna nuova, una madre nuova, che scaglia le pietre conto i suoi nemici, che li inganna e che li uccide, ma che nel momento ultimo ha ancora negli occhi il sorriso della sua dolce primogenita, e anche, in qualche modo, il suo, ancora più caloroso, che ogni tanto, nonostante tutto, torna a fare capolino.

The Handmaid’s Tale: anticipazioni sulla stagione 4

Il finale della terza stagione di The Handmaid’s Tale lascia pochi dubbi al fatto che ormai non è più possibile per il nucleo rivoluzionario guidato da June nascondersi dalle autorità di Gilead e che il Muro è il destino più probabile per tutte loro, ree di un crimine troppo grande.

Eppure, come annunciato anche dal teaser della stagione 4, c’è la possibilità che la loro clamorosa azione riesca a provocare invece un cambiamento più grande, definitivo per il rovesciamento del regime. L’alba di una nuova guerra, con il volto di June.