Hoops: recensione della serie animata Netflix
Un allenatore di basketball in un liceo del Kentucky dà sfogo della sua irresistibile idiozia senza peli sulla lingua grazie alla voce di Jake Johnson. Comicità un-politically correct e uso ironico degli stereotipi nella nuova sitcom animata di Netflix creata da Ben Hoffman: ecco a voi Hoops.
Dieci episodi della durata di circa mezz’ora conditi con del sarcasmo, strafottenza del politically correct, parolacce e un pizzico di cinismo: ecco la ricetta alla base di Hoops, la nuova serie animata – per un pubblico adulto – di Netflix, disponibile in streaming dallo scorso 21 agosto. Creata da Ben Hoffman per la piattaforma – che ha già alle spalle esperimenti ben riusciti come BoJack Horseman – Hoops si avvale del doppiaggio dell’attore Jake Johnson (il Nick Miller di New Girl) per dare voce al protagonista della sitcom e ne fa il suo maggiore punto di forza.
La trama di Hoops
Ben Hopkins (Jake Johnson) lavora come coach per una squadra di basketball in un liceo di una piccola cittadina del Kentucky: è un uomo di grande ambizione e con un portentoso sogno nel cassetto, quello di affermarsi nel mondo della pallacanestro e di riscattarsi definitivamente dal ruolo di fallito – nomea che sembra calzargli a pennello e perseguitarlo come un’ombra. L’ex moglie, Shannon, si è messa col suo migliore amico e il rapporto col padre Barry non è mai stato dei più floridi: niente naviga col giusto vento, nemmeno l’allenamento con la squadra di basket, composta dai più nerd e dai meno talentuosi alunni del liceo in cui Ben insegna. Dopo aver preso in squadra il ragazzo più alto della scuola – Matty – Ben crede che questi gli assicurerà una serie di vittorie come un vero e proprio deus ex machina, ma la vita sa proprio come essere ingiusta con il coach e la sua eccessiva irriverenza non gli è certo d’aiuto.
Triviale, spesso troppo: la comicità senza mezze misure di Hoops
Se non gradite il turpiloquio gratuito farcito di allusioni sessuali, le battute decisamente controcorrente che fanno storcere il naso ai benpensanti e la totale assenza di pudore nel dire le cose come stanno, allora probabilmente Hoops non fa per voi: in caso contrario, la risata e lo svago sono garantiti.
A far brillare la comicità di questa sitcom distribuita da Netflix – nella cui produzione spicca il nome di 20th Century Fox Television – è di certo la presenza di Jack Johnson, ma non solo. Gli sceneggiatori fanno un uso coscienzioso degli stereotipi, tuttavia inciampando talvolta nel “già visto” – come per la gag dell’intimidatoria testa di cavallo morto. Ma a proposito di stereotipi, in Kentucky se ne trovano parecchi a cui ispirarsi: dalle costolette affumicate cosparse di salsa al barbecue vendute nel ristorante di Barry al ranch e ai cavalli purosangue di Shannon. Così Hoops costruisce sulla vita banale di un ordinario coach di basketball una narrazione scandita da gag e battute sconce che – ammettiamolo – riescono comunque a far ridere anche i più “puritani”. A tal proposito, però, c’è da dire che la comicità spesso troppo triviale di Hoops può rendere la serie una di quelle opere senza mezze misure: o ti piace oppure no. Ben Hopkins non fa altro che commettere azioni decisamente fuori dagli schemi e spesso deplorevoli senza imparare mai la lezione: se ti senti “in colpa” o provi dei rimorsi per l’aver riso di certe gag nella sitcom allora non sei sulla giusta lunghezza d’onda per guardarla, mentre se sai leggere in questo anche la volontà di dare uno schiaffo all’ipocrisia della società statunitense e del sogno americano probabilmente sei ben sintonizzato con le intenzioni dei creatori.
Ben Hopkins è il protagonista assoluto della serie, regge la scena di continuo con le sue assurdità e i suoi comportamenti privi di ogni morale, ma è fiancheggiato da due ottime spalle – Matty e la preside Opal. Il primo è l’alunno spilungone su cui Ben vuole investire per far decollare la sua carriera da coach e dare lustro alla squadra: un ragazzo decisamente impopolare al liceo, con dei problemi familiari alle spalle, una scarsa autostima e tuttavia un’intelligenza abbastanza superiore a quella dei suoi compagni di team. Il suo momento d’oro – e anche uno dei migliori tra i dieci episodi – è quello in cui Matty dimostra di comprendere cosa significhi l’etica: l’ironia e il paradosso sono alle stelle qui, visto che l’intera serie si prende gioco dell’etica facendo di questo la base portante della sua comicità. Opal, invece, è la preside della scuola: una donna afroamericana che sa tener testa alla follia di Ben e che non disdegna di ribadire più volte nel corso della storia la sua passione per il sesso orale – con Denzel Washington protagonista delle sue fantasie più piccanti.
Un’animazione dalla grafica che ricorda di certo quella del cult South Park – e non solo nell’estetica – e che sembra ormai essersi affermata come il miglior linguaggio visivo per comunicare a un target di adulti attraverso una commedia che mette da parte gli attori in carne ed ossa.
La prima stagione di Hoops è quello che ci vuole per intrattenersi durante le ultime giornate afose d’estate, da guardare tutta d’un fiato in modalità binge watching per farsi un po’ di risate in compagnia o anche da soli quando non si ha proprio voglia di scollarsi dal divano. Leggera, sfrontata e fresca nonostante abbia alle spalle dei “rivali” niente male.
Hoops è disponibile su Netflix dal 21 agosto.