Tilda Swinton: “Essere etichettata mi rende claustrofobica”
L'attrice è famosa e molto amata anche per aver interpretato personaggi senza genere, basti pensare all'Antico di Doctor Strange.
Tilda Swinton, Leone d’Oro alla Carriera al Festival di Venezia 2020, ha commentato la scelta della Berlinale di rendere i premi “no gender”
Nella giornata di ieri, Tilda Swinton ha ritirato il Leone d’Oro alla carriera durante la 77esima edizione del Festival di Venezia. Quest’oggi, invece, l’attrice britannica ha presentato La voce umana, cortometraggio di Pedro Almodovar che la vede protagonista. Non è mancata quindi l’occasione di chiederle cosa pensasse della scelta del Festival di Berlino di rendere neutra la categoria di premi riguardante la miglior interpretazione.
Tilda Swinton ha quindi spiegato il suo pensiero, definendo innanzitutto tale scelta come “sensata e buona”. L’interprete di Suspiria ha poi dichiarato che: “Gli esseri umani sono così ossessionati dalla divisione e dalla compartimentazione di noi stessi. Come stiamo davvero capendo ora, questa non è la strada da percorrere: dividere le persone e prescrivere loro un percorso, che si tratti di genere, razza o classe“. Swinton ha quindi proseguito con il dire che etichettare tutto “è solo un totale spreco di vite”: “La vita è troppo breve per tutto questo. Sono davvero felice di sentire questa novità su Berlino e penso che sia praticamente inevitabile che tutti seguiranno il suo esempio. È semplicemente ovvio per me. L’idea di essere etichettata in qualche modo, mi rende solo claustrofobica“.
Nel corso della sua carriera, Tilda Swinton si è prestata a ruoli parecchio rilevanti ed ha interpretato personaggi senza genere o queer, basti pensare alla sua interpretazione di Orlando nel film di Sally Potter del 1992, così come l’Antico in Doctor Strange. L’attrice ha successivamente dichiarato: “Mi rattrista solo definirmi definitivamente eterosessuale, definitivamente omosessuale, definitivamente maschio, definitivamente femmina. Mi fa venire voglia di dormire. Quindi bravo, Festival di Berlino“.
A chi le chiedeva se recitare diventi più difficile con l’avanzare dell’età, Swinton ha risposto prontamente: “O non ho abbastanza cellule cerebrali o ne ho troppe, considerato che non capisco perché l’età sarebbe un punto limite per qualsiasi cosa. Per me non esistono differenze in base ad età o sesso o qualsiasi senso di identità“.