Venezia 77 – Amants: recensione del film di Nicole Garcia
Nicole Garcia torna con un melodramma dove poco interessa allo spettatore del futuro infelice che aspetta i due amanti protagonisti.
L’ultima volta di Nicole Garcia era stata al festival di Cannes nel 2016, quando dirigendo Marion Cotillard e Louis Garrel aveva portato in concorso il suo melodramma sentimentale Mal di pietre. Che l’anno della pandemia abbia rubato a Cannes anche l’inedita opera della cineasta poco dispiacerà, probabilmente, al suo magniloquente direttore artistico Thierry Frémaux, che potrà anzi dire di aver scansato un dramma tanto ispirato nelle intenzioni, quanto insofferente nella sua evoluzione da storia di innamorati ad amanti tragici. È Amants il film che la 77esima Mostra del Cinema di Venezia si ritrova ad inserire in selezione ufficiale in un anno dove il programma, debole del forte richiamo glamour soprattutto hollywoodiano, punta sulla qualità autoriale e stilistica dei suoi maestranti in concorso, cadendo comunque nella vulnerabilità di opere povere come quella della Garcia, pur nelle loro buone intenzioni.
Quella che la regista descrive come una “favola cupa” nella realtà dei fatti è un gioco intricato di incastri dettati da una coincidenza volubile e cedevole, troppo incentrata sul mantenere la propria atmosfera che nel prestare attenzione alle dinamiche di scrittura che rendano credibili e coinvolgenti gli spostamenti, fisici e emotivi, dei personaggi, abbandonandosi a una finzione pallida e fragilissima, debole nella struttura e nella sua cagionevole identità.
Amants – Il disinteresse per l’amore di Stacy Martin e Pierre Niney
Fidanzatini dal tempo della scuola, Lisa (Stacy Martin) e Simon (Pierre Niney) assistono alla morte di un cliente del ragazzo. Andato in overdose, i giovani lasciano il corpo nella casa mentre decidono di scappare via da Parigi. Ma solo Simon, che aveva procurato la droga al ragazzo, scappa per davvero, salvaguardando l’innocenza di Lisa che si ritroverà, così, a dover cominciare una nuova vita. Solo dopo i due si rincontreranno, lei moglie di un grosso magnate delle assicurazioni, lui galoppino in un hotel di lusso nel mezzo del mare dell’Oceania. Una seconda occasione per entrambi di riprendere da dove si erano lasciati, dovendo però affrontare i cambiamenti che la vita ha portato avanti.
Per una storia che vuole puntare alla passionalità e al turbinio impossibile da scalfire dei suoi personaggi, Amants manca della basilare forma di fervore, di quel fremito di ardore irrefrenabile e fisicamente materiale di un racconto dove, per i suoi due protagonisti, non si potrebbe che star male. Una storia per cui non si potrebbe che tifare, osservando i personaggi di soppiatto nel loro incontrarsi un’altra volta, nel ripercorrere con le mani quei corpi che un tempo si erano conosciuti e che, nello scorrere degli anni, si son ritrovati sempre desiderati e uguali. Un tipo di trasporto diverso da quello che il film della Garcia emana, denso di una distanza, invece, che si va a instaurare sia nel rapporto tra Lisa e Simon che in quello con gli spettatori, che hanno veramente poco di cui interessarsi.
Amants – La freddezza fotografica e sentimentale del film di Nicole Garcia
È l’indifferenza verso la felicità di Lisa e Simon che smuove il pubblico, che lo spinge più ad analizzare ciò che proprio non funziona nel film della Garcia invece di sciogliersi negli abbracci dei giovani amanti, non condividendo l’indulgenza della scrittura che vuole l’universo concentrarsi sul loro dolore e quell’improbabile ritrovarsi. E, nella scelta di svoltare in un campo thriller/noir che rimane però nel bacino del melodrammatico, è il pericolo quello che il film richiede al racconto e per il suo pubblico, percezione del tutto assente in entrambe le situazioni – narrativa e spettatoriale – che sfocia, così, nell’inadeguatezza del dramma.
Nella freddezza di Amants, nel suo grigiore fotografico e filmico, Nicole Garcia tratta d’amore senza che si raggiunga nessun sentimento, eccedendo a favore di una storia per cui non vale la pena struggersi, figurarsi anche solo tormentarsi.