Venezia 77 – Miss Marx: recensione del film di Susanna Nicchiarelli
Susanna Nicchiarelli con Miss Marx presenta a Venezia 77 un'occasione mancata, ma una cura nella regia e nello stile di grandissima maturità.
Non c’è colpa più grave che avere il materiale adatto da utilizzare e non sapere come sfruttarlo. Perché quella di Eleanor Marx è stata una vita che sarebbe valsa la pena di approfondire, di seguire attraverso quegli ideali che avevano mosso il padre Karl e l’avevano resa una delle portavoci di un socialismo sotto cui era nata e cresciuta. Una donna istruita, una donna borghese che si batteva per la classe proletaria, per il diritto della parità di genere, per il suffragio universale. Dottrina, quella studiata e interiorizzata, analizzata e percorsa, che il film Miss Marx circoscrive alla sua descrizione finale riportata per iscritta in sovrimpressione a chiudere la pellicola, forse cosciente che quei pochi discorsi ripresi e quelle fotografie mostrate durante l’opera non bastavano a delineare un quadro soddisfacente del lavoro della Marx, andando con delusione soltanto in superficie.
Identità che vorrebbe, quindi, Miss Marx biopic sulla sfera personale di una delle tre figlie del filosofo ottocentesco più che una riflessione sulle attività di impegno sociale e politico della protagonista, cadendo però nel solito trucchetto infelice della dipendenza della figura femminile raccontata in relazione alla sua vena amorosa, adempiendo alla descrizione del personaggio partendo dal legame che la vedeva scontenta e soggiogata al compagno di una vita Edward Aveling. Un tradimento ingiustificato quello che la sceneggiatrice e regista Susanna Nicchiarelli compie tanto alla signora Marx quanto alla sua stessa filmografia, un cinema così forte, così femminile, da rivendicare lo statuto stesso che la cineasta ha cercato negli anni di solidificare, scivolando in quella che si vorrebbe una storia d’amore esplicativa dell’esistenza e del mestiere della protagonista, ma che ne è soltanto uno specchio miserabile e sfocato.
Miss Marx – L’ingiustificata esaltazione di un amore
Pur volendo però cedere alle lusinghe di una storia che avrebbe potuto affascinare lo spettatore, scegliendo dunque l’intrigo del rapporto disfunzionale tra i due amanti, è nell’incongruenza non utilizzata che Miss Marx deraglia completamente il suo corso. Invece di rendere significativo l’inseguimento di una relazione perpetrata per anni e, di traverso, farne vedere l’incoerenza nelle argomentazioni e nei gesti per cui Eleanor combatteva, l’opera della Nicchiarelli si appiattisce tanto da non riuscire a creare nemmeno quel turbinio necessario per far credere a una passione travolgente o a una subordinazione tale da giustificare il focalizzarsi della donna sul mal caratterizzato Aveling, rendendo quasi inutili gli intenti proposti nella narrazione e quanto mai inspiegabile la marginalità delle azioni compiute dalla donna.
Un’energia repressa quella di Miss Marx che appartiene anche alla sua interprete Romola Garai, bravissima seppur ridotta all’essenziale per un personaggio che avremmo voluto vedere nel bel mezzo delle rivolte proletarie, mentre si batte fervente nelle discussioni e negli scioperi di classe che ha difeso nella sua politica. Tanta fragilità portata all’essenziale e una potenza ridotta a un unico momento di esplosione di estrema vitalità nell’intero film che, come quando si mostra bisognoso di rivolgersi direttamente allo spettatore nei monologhi con occhi rivolti in camera poiché privo di corrispondenti sceneggiati o visivi nell’opera, vuole racchiudere tutta l’interiorità dirompente di Eleanor Marx, ma tende a sembrare solamente un abbellimento per una pellicola che dovrebbe essere rivista a partire dalla sua idea originale.
Miss Marx – Una donna di cui avremmo voluto sapere di più
Nel suo debole svolgersi come copia sbiadita di una donna di cui, a conclusione del film, non sappiamo più di quanto conoscevamo quando la pellicola è cominciata, è la totalizzante maturità stilistica che fa rimpiangere ancora di più la mancata promessa di un film veramente rivoluzionario. Negli ambienti meravigliosi che Susanna Nicchiarelli gestisce con accuratezza decisa eppur sempre elegantissima e mai troppo maneggiata, la regia trova sempre soluzioni impeccabili per esaltare la sua attrice protagonista e per far respirare scenografie e abiti, con i costumi del talento italiano Massimo Cantini Parrini che regalano un Ottocento romantico e splendente alla messinscena di Miss Marx.
Nel dispiacere di una figura che avremmo voluto vedere aperta come un prisma, nell’ancor più consapevole maestria della mano di Susanna Nicchiarelli, di Miss Marx non rimane nulla se non il rifarsi ai testi e agli scritti realizzati dalla protagonista, troppo tralasciati in virtù di storie di donne che è bene iniziare a raccontare svincolate dai propri uomini, e di cui avremmo voluto sapere molto di più.
Miss Marx, prodotto da Vivo Film, Tarantula e Rai Cinema, sarà in sala dal 17 settembre distribuito da 01 Distriution.