Venezia 77 – E domani il mondo intero: recensione del film
A conti fatti il film della von Heinz è la malinconica e asciutta analisi più che della rinascita del razzismo organizzato o della società senza più nulla da offrire, di un'illusione generazionale ripetuta, di un'energia persa e mai più ripresa.
E domani il mondo intero ha come protagonista la giovane studentessa tedesca Luisa (Mala Emde), al primo anno di Legge, che decide di unirsi ad una comune giovanile di Antifa, seguendo l’esempio dell’amica Batte.
Ricca, figlia di due baronetti, annoiata ed irritata dalla vita che le si prospetta, cerca qualcosa in cui credere e finisce in poco tempo per farsi coinvolgere anima e corpo nella lotta contro i movimenti della destra eversiva tedesca, che stanno sempre più diventando aggressivi e intraprendenti. Per Luisa il centro sociale diventerà in breve una nuova casa. Qui si legherà alla frangia più aggressiva e interventista del movimento, rappresentata da Alfa (Noah Saavedra) e Lenor (Tonio Schneider), decisi ad andare a muso duro contro i neonazisti, infischiandosene delle conseguenze.
In breve per i giovani attivisti, comincerà un’imprevedibile discesa dentro le contraddizioni della loro età, del loro paese e soprattutto delle loro giovani vite, di ciò che sono e saranno.
E domani il mondo intero abbraccia le contraddizioni giovanili
Julia von Heinz può essere tranquillamente fiera del suo lavoro, visto che E domani il mondo intero è un film di formazione non solo ben diretto ed interpretato, ma che per di più affronta temi tutt’altro che banali, inerenti sia la realtà socio-politica tedesca, che più in generale il concetto stesso di disobbedienza giovanile.
La regia della Heinz è assolutamente perfetta nel donare ritmo e nel catturare l’attenzione dello spettatore, con la sua grande capacità di parlarci degli spazi comuni, dell’intimità dei ragazzi, stretti dentro questi universi così liberi e imprevedibili.
Tuttavia la fotografia di Daniela Knapp è anche puntualissima nel valorizzare la periferia diroccata, abbandonata ad una natura che quatta quatta fa capolino in modo timido dentro questo urban movie dominato da una Mala Emde tanto credibile quanto appassionata.
La sua Luisa è simbolo, totem di tutte quelle ragazze e ragazzi che da decenni investono i migliori anni della loro vita lottando contro quello stesso sistema che intimamente sanno di dover abbracciare quando cresceranno, quando le loro illusioni verranno divorate dal tempo che passa.
Un film che va oltre i suoi protagonisti
E domani il mondo intero risponde in modo completo ed esaustivo alla domanda che in molti da decenni si fanno: chi sono questi ragazzi che, vestiti sovente in modo tra il pittoresco e il trasandato, manifestano, si agitano, gridano la loro rabbia contro le istituzioni, contro la vita incasellata e spaventevole che gli si propone?
Studia, laureati, lavora, sposati, muori… hanno paura di questo, hanno bisogno di credere in qualcosa, di lottare per qualcosa, di avere rapporti umani diversi da quelli mediati da una società che è imperfetta, intollerante, piena di falle.
Sanno che il mondo è terribile, violento, che ti cambia, hanno il terrore di diventare come quei genitori che gli ricordano che non essere di sinistra da giovani è da cinici, ma non essere di destra da grandi è da idioti. E contro questo assunto, questa ruota che gira della storia, della gioventù arrabbiata dagli anni sessanta fino a questo nuovo mondo globale 2.0.
I personaggi sono pienamente rappresentativi dell’universo giovanile: c’è il ribelle impulsivo, l’intellettuale, il rancoroso, la sognatrice, chi cerca in quell’universo condivisione ed amicizia, chi invece contatti sociali che non ha oppure di contare qualcosa.
Eppure, E domani il mondo intero riesce ad andare oltre i cliché, ad abbracciare un realismo che però non priva l’iter narrativo di una dimensione avvincente, appassionante.
Le contraddizioni di un’età fatta di sogni ed illusioni
La sceneggiatura di Julia von Heinz e John Quester ha il grande pregio, oltre che di approfondire i personaggi senza scadere nell’eccessivamente sentimentale, di non far divenire il tutto un teen movie, anche di suggerire come i due estremi (la destra e la sinistra extraparlamentari), in realtà siano molto più simili di quanto sembrino. Sostanzialmente uguali nel loro creare quell’aggregazione libera che la società ormai non offre più.
Abbie Hoffman scrisse che la realtà di quegli anni, di quel mondo era che “eravamo giovani, eravamo avventati, arroganti, stupidi, testardi. E avevamo ragione!”.
E domani il mondo intero parla proprio di questo, lo fa mostrando il viaggio al limite tra contestazione ed eversione di un gruppo di ragazzi chiusi in una bolla di sapone, ma è una bolla di sapone che merita di essere vissuta, sogno di un’età che un giorno (lo sentono) rinnegheranno, metteranno dentro uno scaffale dei ricordi e dei rimpianti da non utilizzare.
A conti fatti il film della von Heinz è la malinconica e asciutta analisi più che della rinascita del razzismo organizzato o della società senza più nulla da offrire, di un’illusione generazionale ripetuta, di un’energia persa e mai più ripresa.
Il film è ora disponibile su Netflix.