Mission Impossible: Fallout e i cambiamento di Ethan Hunt. La spiegazione del film con Tom Cruise
Tra i vari finali di Mission Impossibie, quello di Mission Impossible: Fallout spicca per un motivo. Ecco quale!
Nonostante sia passato un bel po’ dall’uscita del primo capitolo di Mission Impossible, il finale di Mission Impossible: Fallout ha lasciato i fan del franchise piacevolmente sorpresi. Il punto di forza della saga di Mission Impossible è stato sempre l’alto tasso di azione e di adrenalina nelle varie scene, girate dallo stesso Tom Cruise senza l’utilizzo di controfigure. La trama, invece, segue più o meno lo stesso copione con un villain pronto a mettere in atto una minaccia nazionale o globale che Ethan Hunt deve fermare a tutti i costi.
In Mission Impossible: Fallout, però, il regista e sceneggiatore Christopher McQuarrie ha cercato di dare alla sceneggiatura un tocco più emotivo, facendo vedere che anche l’inossidabile Ethan Hunt alla fine ha un cuore.
Il personaggio più iconico della carriera di Tom Cruise è stato spesso vittima di numerose critiche riguardo alla sua caratterizzazione piuttosto confusa, colpa anche dei numerosi cambiamenti in cabina di regia. Tante volte abbiamo visto Hunt spingersi a livelli folli pur di riuscire a salvare i suoi compagni tanto da sembrare quasi non umano. Ma cos’è allora che può far diventare Ethan Hunt una persona normale? La risposta è nel film ed è piuttosto visibile. All’inizio, Hunley dice a Ethan che la compassione che prova nei confronti dei suoi amici non è la sua più grande debolezza ma bensì la sua più grande forza. Rischia la sua vita per salvare gli altri: salta dietro a Walker in una tempesta di fulmini, riconfigura i piani in modo che nessun civile venga ucciso o ferito, dice ad Ilsa di andare via.
Questo è uno dei motivi per cui la sequenza dell’inseguimento in elicottero spicca tra i finali di tutta la saga di Mission Impossible. Non è solo l’ennesima scena in cui vediamo Ethan Hunt salvare il mondo da una distruzione ormai assicurata, ma è il simbolo del sacrificio che l’agente segreto è pronto a fare pur di salvare il mondo. La sua vita non conta nulla in confronto alle miliardi di vite in gioco. I piani di Solomon Lane e August Walker falliscono perché il loro desiderio di distruggere la civiltà non può essere minimamente paragonato alla travolgente volontà positiva di Hunt.
Il personaggio di Julia Meade in Mission: Impossible – Fallout
Al centro dell’arco emotivo del protagonista c’è il personaggio di Julia Meade. Vista per la prima volta nel terzo capitolo come sua fidanzata ignara, Julia è la rappresentazione di quella vita normale che Ethan sembra non poter raggiungere mai. Nonostante il loro matrimonio in Mission Impossible 3, Ethan decide di sacrificare in Ghost Protocol i suoi sentimenti per lei ancora una volta per il bene comune. Dopo essere stata assente in Rogue Nation, Julia riappare in una delle sequenze più strazianti del film. Grazie a lei, Solomon Lane riesce a destabilizzare emotivamente Ethan perché la donna lavora nel bacino dove le due bombe esploderanno. Ethan, perciò, non è solo mosso dalla volontà di salvare miliardi di persone ma soprattutto dalla voglia di salvare l’unica donna che abbia mai amato veramente.
Ma per fortuna non è solo. Il suo team – formato da llsa, Luthor e Benji – è sempre pronto a dargli supporto, a fidarsi di lui anche se non ne capiscono inizialmente le intenzioni. Christopher McQuarrie ci dimostra quanto sia importante il potere del gruppo, di una squadra in cui ogni membro si fida ciecamente dell’altro, soprattutto quando ci sono in gioco delle vite.
Concludendo, dunque, possiamo dire che il duo Cruise-McQuarrie di sicuro ci ha regalato una prospettiva diversa sul personaggio di Ethan Hunt.