Non ti presento i miei: recensione della commedia natalizia con Kristen Stewart
Se siete alla ricerca di una commedia leggera ma allo stesso tempo capace di emozionare e insegnare qualcosa, Non ti presento i miei (Happiest Season) è la novità che fa al caso vostro!
Ci sono momenti nella vita di una persona che possono fare davvero paura ed il coming out è sicuramente uno di questi. Poco importa se intorno a te brillano centinaia di lucine colorate e tutti sorridono perché è Natale, oppure che al tuo fianco ci sia una persona che ti ama follemente: tutto passa in secondo piano quando decidi (o sei costretta a farlo) di dire al mondo chi sei davvero.
Lo sa bene Harper, co-protagonista di Non ti presento i miei (Happiest Season), il nuovo film scritto e diretto da Clea DuVall, disponibile dal 6 dicembre su Sky Cinema. La ragazza interpretata da Mackenzie Davis rappresenta un membro della borghesia americana che porta avanti la sua esistenza lontana da casa, insieme alla sua fidanzata Abby, interpretata invece da Kristen Stewart. Per le festività natalizie deve però fare ritorno al nido genitoriale, dove si riunirà a sua madre, la matriarca Tipper (Mary Steenburgen), suo padre Ted (Victor Garber) e le sue due sorelle, Sloane e Jane (Alison Brie e Mary Holland, quest’ultima anche co-firmataria della sceneggiatura). Sono questi ultimi a prestare volti e voci a personaggi per certi versi assurdi ma non risultano mai fino in fondo privi di un senso di umanità.
Harper ama la sua famiglia ma ama anche Abby, per questo sceglie istintivamente di portarla con sé per condividere con lei il Natale. Abby ama il suo anticonformismo ma ama anche Harper, per questo sceglie di andare oltre il suo astio verso il clima natalizio e di trascorrere le festività con lei, pensando anche di approfittare di tale situazione per chiedere alla sua fidanzata di sposarla. C’è però un problema, che emerge solo strada facendo: contrariamente a quanto aveva detto precedentemente ad Abby, Harper non ha mai fatto coming out con la sua famiglia e sarà proprio questo dettaglio non da poco a mettere la sua compagna in una lunga serie di situazioni imbarazzanti che caratterizzeranno il film soprattutto nella prima parte.
Non ti presento i miei, dove neve e le ipocrisie nascondono le splendide imperfezioni dei protagonisti
Se il villaggio circostante è innevato e lascia percepire un senso di pace, all’interno della casa dei Caldwell ne succedono di tutti i colori e quello che inizialmente appariva come un quadro famigliare perfetto, rivelerà ben presto ogni sua crepa nascosta dalla quale però, alla fine, emergerà finalmente la luce dell’onestà e dell’autocritica. Per quanto riguarda le sequenze più leggere, alcune di queste sembrano messe lì in maniera forzata per far ridere il pubblico ma probabilmente la sceneggiatura di Clea DuVall e Mary Holland avrebbe potuto anche farne a meno, permettendo alla narrazione di risultare altrettanto leggera e scorrevole ma molto più verosimile. Tra una risata di cuore ed un sorriso amato, ciò che predomina nell’animo dello spettatore è un senso di profondo disagio frutto dell’empatia che inevitabilmente viene a crearsi nei confronti di Abby, alla quale non può che essere riconosciuto il merito di riuscire a mantenere una calma invidiabile anche quando viene messa di fronte alle situazioni più surreali e soprattutto al cambiamento improvviso della donna che ama, bloccata in una performance semi-robotica di eterosessualità. È straziante vedere una coppia disintegrarsi, specialmente quando le due persone sembrano, all’inizio, così ben sincronizzate tra loro, tra sorrisi e teneri abbracci. Quando Harper ammette di sentirsi soffocata e di aver bisogno di un po’ di spazio, si può riuscire persino a sentire il suono del cuore di Abby che si sgretola in mille pezzi.
Non ti presento i miei (Happiest Season), ad ognuno il proprio coming out
Dal punto di vista della recitazione, Kristen Stewart sembra totalmente a suo agio mentre si cala nella parte, rimanendo sempre fedele a quell’aura di mistero che caratterizza ogni sua performance attoriale ma riuscendo in questo caso ad aggiungere anche quel tocco di dolcezza ed ironia che la rendono una Abby perfetta. Discorso simile per Mackenzie Davis che torna a ricoprire il ruolo di una donna omosessuale dopo la fortunata esperienza in San Junipero, uno degli episodi più amati di Black Mirror, e che rende giustizia alla drammaticità del conflitto interiore con cui Harper si ritrova a fare i conti. A differenza della serie antologica di Netflix, Happiest Season (il cui titolo nella versione italiana è stato tradotto in maniera discutibile in Non ti presento i miei) si presenta molto poco distopica e, anzi, porta avanti una storyline che permetterà a numerose donne omosessuali di riconoscersi nelle due protagoniste.
Il momento del coming out può fare davvero paura e solo chi ci è passato può comprendere fino in fondo quanto batta all’impazzata il cuore mentre i tuoi genitori, parenti o amici ti guardano in attesa che venga pronunciata la fatidica ammissione “sono gay“, e mentre nella mente domina la consapevolezza che da quel momento niente sarà più come prima, nel bene ma soprattutto nel male. In fondo però Happiest Season lascia spazio anche ad altri tipi di coming out e quindi ad altre persone che, pur non essendo omosessuali, si ritrovano a fare i conti con le aspettative degli altri, senza il coraggio di riuscire a dire: “Io sono questa/o e a voi, se volete starmi accanto, non rimane che accettarmi a 360 gradi“. Il film in questione risulta comunque accuratamente apolitico: i genitori di Harper, infatti, sono bigotti nel senso che sono semplicemente ansiosi di conformarsi, senza alcuna ideologia personale di fondo e quindi non trascorre molto tempo prima che a trionfare siano l’amore ed il rispetto reciproco.
Non ti presento i miei, film rivoluzionario in cui si tocca il fondo prima di riuscire a spiccare il volo
In definitiva, Non ti presento i miei vince a mani basse la scommessa di essere la prima commedia natalizia incentrata su una coppia omosessuale: a cambiare è infatti soltanto l’orientamento sessuale dei protagonisti, poiché per il resto il film rappresenta uno di quei titoli perfetti da guardare e riguardare durante le festività, per tuffarsi a capofitto nel cuore del clima natalizio. Un’opera rivoluzionaria per certi versi che alterna la leggerezza tipica della commedia al dramma che chiunque può provare in una società che sembra chiederci di apparire costantemente perfetti. Un film che, per quanto i tempi siano sufficientemente maturi da permetterne il successo commerciale, darà la possibilità a molti membri della comunità LGBT+ di guardarlo in famiglia per smussare gli angoli di determinati schemi prestabiliti e tentare così di “ammorbidire” il giudizio di genitori e parenti riguardo determinati temi che per molti rappresentano, purtroppo, ancora un tabù.