Dov’è stato girato La cuoca del presidente? Tutte le location del film
La cuoca del presidente è una piacevole commedia francese uscita nel 2012, in cui il Christian Vincent s’ispira a una storia vera per creare un piacevole racconto di cucina e di vita. Il film racconta, romanzandola, la vita di Danièle Delpeuch – Hortense Laborie nella finzione – e di come la sua cucina genuina, incentrata sul recupero dei sapori di un tempo e su alte tecniche di cucina, abbia stregato il Presidente della Repubblica di Francia in persona. Il film racconta quindi i due anni della chef ribelle al servizio del governo, ma intramezza il racconto con il futuro della donna, che la vede in una posizione piuttosto diversa. Per motivi tutti da scoprire, infatti, Hortense è finita a cucinare per un gruppo di ricercatori in una base sperduta dell’Antartide. A rendere particolare la pellicola, oltre ai deliziosi manicaretti della cuoca (guai a chiamarla chef!) è la dualità di ambientazioni, completamente diverse una dall’altra ma entrambe affascinanti a modo loro.
La cuoca del presidente: una donna alla conquista dell’Eliseo
La maggior parte de La cuoca del presidente racconta le avventure e disavventure di Hortense (Catherine Frot) alla corte del Presidente. Tutte le riprese di queste parti di film si sono svolte effettivamente a Parigi, anzi proprio dentro la casa del Presidente. Infatti, grazie a un permesso speciale di Sarkozy – a capo della Francia nel periodo in cui il film veniva girato – la troupe ha avuto la possibilità di riprendere alcune scene proprio all’interno dell’Eliseo, in un periodo il cui lui non si trovava in città. In particolare, ad apparire nel film sono il grande salone e il cortile, e l’evento è stato davvero storico: è la prima volta, infatti, che le telecamere possono entrare nelle serratissime sale dell’Eliseo. Un’occasione unica, che regala alle avventure di Hortense un piacevole tocco di realismo. Dopo aver ripreso i luoghi più iconici dell’Eliseo, il resto è tutto un abile gioco di montaggio con le altre location: le parti mancanti, infatti, sono state girate a Marigny, nel Castello di Chantilly, in quello di Vigny e nei teatri di posa a Bry-sur Marne. Racconta il regista Christian Vincent:
Dato che Sarkozy non era a Parigi, ci avevano accordato un permesso speciale, e quando Hortense arriva per la prima volta al Palazzo dell’Eliseo, ci troviamo nei suoi ambienti reali. Tutti conoscono il cortile d’onore. Si vede la macchina che arriva, si ferma, e Catherine che ne esce. La scena successiva, quella in cui lei viene ricevuta dal direttore di sala, l’abbiamo girata al Ministero del lavoro… E poi si torna alla vera scalinata dell’Eliseo, li vediamo scendere nei sotterranei, che abbiamo ripreso nei veri sotterranei della scuola Ferrandi nel sesto Arrondissement di Paris… E così via. Quello che contava per me era filmare gli arrivi, le partenze, il cortile d’onore o il salone delle feste, che sono posti che tutti conoscono… Il resto era facile.
Gli anni di Parigi, per Hortense, sono quelli in cui esalta i prodotti della sua terra, pietanze simbolo della cucina francese. Primo fra tutti il foie gras d’anatra, una vera prelibatezza per buongustai, un tripudio di sapore e di grassezza. Per assaggiare uno dei migliori della capitale francese, l’indirizzo da non perdere è Canard & Champagne. Si trova sotto il romantico Passage de Panoramas, una delle molte gallerie commerciali fin de siècle di Parigi, e serve la prelibatezza locale accompagnata dalle bollicine dello champagne, che sgrassano e puliscono la bocca.
Dallo sfarzo di Parigi alla natura selvaggia dell’Antartide
Fin dall’inizio del film, La cuoca del presidente ci mostra la seconda parte della vita di Hortense. Per motivi che scopriremo nel corso della storia, la donna si trova infatti a lavorare nella base scientifica francese Alfred-Faure sulle isole Crozet, in Antartide. Il contrasto che si crea contrapponendo costantemente questi due mondi così diversi è quasi disorientante, proprio come nelle intenzioni del regista:
Lo spettatore che pensa di vedere un film che si svolge all’Eliseo potrebbe chiedersi dove è finito. Chi può mai essere quella persona, neanche particolarmente simpatica, che vive a 12.000 chilometri di distanza dalla Francia? Mi piaceva il contrasto con le dorature dell’Eliseo; lo scontro tra queste due epoche mi incantava. Da una parte siamo in cima alla piramide, davanti a Hortense viene steso il tappeto rosso, riceve tutti gli onori, conosce lo stato di grazia, poi tutto per lei va di male in peggio. Dall’altro ci si immerge in una natura ostile, bellissima ma molto dura; lei prepara delle conserve per una banda di scienziati persi in mezzo al nulla, senza alcuna possibilità di comunicare con l’esterno; ma, alla fine della sua missione, tutti si congratulano con lei, la ringraziano. In questa doppia avventura c’è una riflessione sulla riconoscenza e sull’ingratitudine.
Spostare tutta la produzione sulle vere Isole Crozet sarebbe stata una follia: solo per raggiungere il luogo ci sarebbero voluti quindici giorni, per non parlare per costi elevati che avrebbe portato l’operazione. Dove andare allora, per avere un simile paesaggio brullo, una simile natura selvaggia e incontaminata? La risposta è semplice: l’Islanda. Una terra vicina all’Europa, ma incredibilmente pura, un vero territorio vergine dove la natura è ancora la padrona assoluta. Così l’Antartide de La cuoca del presidente è diventata la zona di Reykhólar, con tutte le sfide che questo ha comportato: per giorni interni, infatti, le riprese sono state ferme per via di diverse tempeste improvvise, tipiche di un luogo in cui il tempo cambia continuamente.
Cosa mangiare in Islanda?
E così come la natura non è per tutti, anche la cucina tipica islandese non è per i deboli di stomaco. Il cibo islandese, infatti, è a base di quello che l’isola ha da offrire, e prevede quindi un grande utilizzo di pesce, carne di pecora e volatili marini, e una grande carenza di verdure, inesistenti in Islanda per vie delle temperature troppo rigide per la coltivazione. Come è facile intuire, non si tratta della cucina più rinomata del mondo, ma sicuramente è diventata famosa per le sue particolarità. È il caso dell’hákarl, un piatto per veri stomaci di ferro: si tratta di carne di squalo putrefatta, lasciata cioè marcire per settimane in casse di legno sottoterra, in modo che perda tutto il suo veleno rilasciando ammoniaca e diventi commestibile, più o meno. L’odore è terribile, ma dicono che il sapore non sia poi così male.