Il traditore tipo: recensione
La famiglia è la cosa più importante. Sempre, in ogni circostanza, che tu sia un santo o un criminale, ricco o povero, la famiglia va protetta e salvaguardata. Ed è per questo che Dima ha deciso di confessare, costituirsi, mettere a repentaglio il suo posto nella malavita russa per allontanare e proteggere moglie e figli dall’avidità di potere del nuovo Principe, spietato e infedele. Dima ha scelto la famiglia, ed ora, deve trovare un modo per salvarla.
In piena crisi matrimoniale, il professore universitario di poetica Perry (Ewan McGregor) e la famosa avvocatessa Gail (Naomie Harris) tentano l’estrema spiaggia per risanare i loro problemi coniugali concedendosi una calda vacanza nei territori del Marocco. Conosciuto un misterioso ed evidente uomo di potere, Dima (Stellan Skarsgård), Perry conquisterà la sua fiducia tanto che quello che si rivelerà essere un boss del riciclaggio della mafia russa affiderà nelle mani del professore la sopravvivenza sua e della sua famiglia, in grave pericolo e bisognosa di protezione. Tra incontri segreti e fughe sulle alpi, Perry e Gail si ritroveranno completamente coinvolti negli affari e nella vita di Dima, desiderosi di contribuire al salvataggio della cosa a lui più cara.
Il traditore tipo – Tedioso svolgimento del film tra thriller e spionaggio
Nuova avventura tra thriller e spionaggio tratta dai romanzi dell’autore John La Carré, dopo La talpa (2011) con Gary Oldman e Colin Firth e La spia – A Most Wanted Man (2014) con il compianto Philip Seymour Hoffman e Rachel McAdams, sullo schermo arriva la trasposizione cinematografica de Il traditore tipo, protagonisti un passivo Ewan McGregor, un’anonima Naomie Harris ed un valente Stellan Skarsgård, personaggi in viaggio tra Marocco, Londra e Francia, luoghi che diventano palco di scambi ed offerte, lotte e trattazioni. Seguendo le dinamiche trascritte nel libro dello scrittore britannico, anche produttore esecutivo del film, i protagonisti scivolano in tediosi cliché che annoiano e stupiscono per il loro essere scontati, carne al fuoco che non viene elaborata, ma piuttosto gettata in un pastiche che non ha fine né scopo. La massiccia organizzazione della mala russa, non mancante di tatuaggi simbolici quasi a ricordare l’Educazione Siberiana di Salvatores, viene messa a repentaglio da un abile Stellan Skarsgård, unico attore degno di essere ricordato in un film dove probabilmente anche Ewan McGregor sa di non esser passato per il furbo della pellicola, uomo così debole e permissivo da impietosire per la sua remissività. Grigia e non eccessivamente opprimente, l’atmosfera de Il traditore tipo non carica di adrenalina lo spettatore, che certamente incuriosito insegue con lo sguardo l’avvicendarsi delle situazioni, ma soltanto per scoprire alla fine di essere giunto ad una conclusione assodata e banale, degna delusione dei deludenti eventi.
Il traditore tipo – Mai immischiarsi, per evitare la noia…
Con scene inutili e l’eccessivo uso di effetti visivi che nulla aggiungono alla regia convenzionale di Susan White, linearmente la storia di Perry e Gail si fonde con quella del russo Dima e dell’agente segreto dell’MI6 Hector, il Damian Lewis del telefilm Homeland, ma non permette allo spettatore di entrare nel vivo degli eventi, così piatti e banali da chiedersi come sia stato possibile non vivacizzarne se non i contenuti almeno la messa in scena. La sceneggiatura dell’iraniano Hossein Amani (Le quattro piume, Drive, Biancaneve e il cacciatore, 47 Ronin, I due volti di gennaio) lascia perplessi e solleva critiche giustificate, mosse soprattutto nei confronti di dialoghi e circostanze anomale assolutamente poco appassionanti. La fotografia di Anthony Dod Mantle (Festen – Festa di famiglia, The Millionaire, In trance, Heart of the Sea), inaspettatamente, contribuisce alla resa mediocre dell’opera, accompagnata dalle note comuni a qualsiasi film di spionaggio realizzate per Il traditore tipo dal pianista e compositore brasiliano Marcelo Zarvos (American Ultra, Rock the Kasbah). Un film, quello di Susan White, che insegna a non lasciarsi mai immischiare, specialmente se si tratta di una noia che si può tranquillamente evitare.