The Shift: recensione del film italo-belga, opera prima di Alessandro Tonda
La recensione di The Shift di Alessandro Tonda, presentato all'ultima Festa del Cinema e nominato al Premio Caligari del Noir in Festival 2021
È mattina, siamo a Bruxelles. Gli studenti di una scuola qualsiasi sono pronti a cominciare la loro giornata, quando accade l’impensabile – o meglio, l’incubo peggiore che si possa immaginare: qualcuno apre il fuoco, e quello che dovrebbe essere un luogo sicuro si trasforma nel teatro di una sparatoria. È l’incipit di The Shift, presentato all’ultima Festa del Cinema di Roma e ora in concorso al Premio Caligari del Noir in Festival 2021, un film in grado di reggersi in piedi nel delicato equilibrio tra film action e realismo sociale.
La trama di The Shift
Di produzione italo-belga, The Shift è l’opera prima dell’italiano Alessandro Tonda, con alle spalle un ben nutrito curriculum da aiuto regista su set televisivi del calibro di Romanzo Criminale, Gomorra e Suburra, ma anche cinematografici, come quello di Sicilian Ghost Story (2017) di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza. Tonda firma anche la sceneggiatura del film, scritta a quattro mani insieme con Davide Orsini.
La trama, come anticipato, parte da un attacco terroristico perpetrato in una scuola da due sedicenni, uno dei quali, ferito, viene caricato su un ambulanza a bordo del quale sono presenti due paramedici, Isabelle (Clotilde Hesme) e Adamo (Adamo Dionisi). I due, scoperta la bomba ancora innescata sul corpo del ragazzo, capiscono immediatamente di essere in pericolo, ma non solo: sono alla mercé dell’attentatore, che con la minaccia di farsi esplodere ha in pugno le sorti dell’ambulanza.
Comincia così un’ora e mezza ricca di tensione palpabile, un action thriller che nella semplicità della sua premessa racchiude la complessità non solo della situazione estrema in cui i due protagonisti si trovano, ma anche quella di un’intera situazione socio-politica, che fa da sfondo attivo a The Shift in modo più che consapevole.
The Shift tra azione e fotografia sociale
Il film si snoda infatti su più piani d’azione. Il principale, ovviamente, è quello che vede il giovane attentatore Hicham tenere in ostaggio sull’ambulanza i due paramedici Isabelle e Adamo. Ci sono poi le indagini che, partendo dal luogo del delitto, cercano di ricostruire la dinamica dell’attacco e di ritrovare il colpevole; ultimo, ma non per importanza, il piano più umano: quello che vede la famiglia del colpevole scoprire il crimine di cui il figlio si è macchiato, che agli occhi di sua madre e suo padre appare inspiegabile e fuori contesto.
Ciascun piano aggiunge a The Shift una componente diversa, ma fondamentale: da una parte l’adrenalina e il thriller, dall’altra il procedural e, intelligentemente, l’osservazione sociale. Il delitto che fa da base al film è infatti di matrice islamica: a perpetrarlo sono due ragazzi apparentemente inseriti alla perfezione nel tessuto della città di Bruxelles, ma di fatto radicalizzatisi in segreto.
Da questo derivano differenti reazioni e differenti dinamiche, che si instaurano per esempio tra la più calma e riflessiva Isabelle e l’attentatore e il più spinoso Adamo, che nonostante la situazione preferisce mantenere un atteggiamento sprezzante. E c’è il dramma di una famiglia all’apparenza normale, per cui è insopportabile il pensiero che tra loro ci sia un criminale così efferato.
Il sapiente utilizzo della camera
Non è, in ogni caso, solo la trama a creare la tensione: Tonda sa come utilizzare la camera e come sfruttare a proprio vantaggio piani sequenza e inquadrature alternate, senza cadere in facili cliché del genere con effetti speciali esagerati, ma piuttosto mantenendo una semplicità di fondo che lo ripaga con il realismo che scaturisce dalla pellicola.
La regia fa quindi un ottimo lavoro nel supportare una trama che già di per sé si presta ad adrenaliniche declinazioni, aiutandola senza essere invasiva o eccessivamente artefatta. A completare l’opera, le azzeccatissime musiche dei Mokadelic, che hanno all’attivo colonne sonore di prodotti come Gomorra, L’immortale e Sulla mia pelle, e che anche qui sono ben riusciti nell’impresa di tradurre in musica l’essenza del film e della sua trama.
The Shift si presenta quindi come un action movie su più livelli, che, come già anticipato, riesce a ben giostrare tutte le sue anime, risultando ben equilibrato e mai troppo sbilanciato né a favore della trama, né delle implicazioni sociali, né di (assenti) manierismi registici di genere action. Un’opera prima, insomma, che soddisfa, che arriva dritta al punto e che veicola un chiaro messaggio, riuscendo nell’intento di intrattenere senza annoiare o risultare falso o pesante.