Manuale di storie dei cinema: recensione del documentario
Presentato al 20° Glocal Film Festival di Torino, il documentario di D'Antuono e Ugioli racconta l'avventura del cinematografo, riflettendo sul presente e gettando uno sguardo al futuro.
Nonostante tutto, del cinema – inteso come esperienza da vivere al buio della sala, in mezzo ad una platea di sconosciuti – non potremo mai fare a meno. Sembra essere questa la morale di Manuale di storie dei cinema, documentario diretto da Stefano D’Antuono e Bruno Ugioli (e prodotto dalla Rossofuoco di Davide Ferrario) che prende le mosse dalla scena cinematografica torinese per allargare lo sguardo verso una dimensione di coesione e condivisione nazionale.
Come lascia intuire il titolo stesso, siamo di fronte ad una vera e propria lezione di storia, mitigata da alleggerimenti comici e inserti finzionali. L’obiettivo è duplice e nobile: rivivere tutte le vicende che hanno reso il capoluogo piemontese una delle roccaforti della settima arte (soprattutto nel momento della sua nascita e della sua prima divulgazione) e al contempo istruirci sulle evoluzioni del medium, dai kinetoscopi alla rivoluzione digitale ancora ovviamente in corso.
Fiat Lux: in principio era una sala
La missione è piuttosto impegnativa: non si tratta infatti solo di approfondire e restituire allo spettatore una riflessione sull’identità e sul valore della sala cinematografica, nel suo ruolo sociale, antropologico e mediale, ma di rendere lo spettacolo affascinante e scorrevole, sfuggendo il più possibile ai limiti della fredda e distaccata didattica. L’idea vincente è quella di partire, anzitutto, dal particolare, con una attenta disamina delle vicissitudini che hanno portato Torino ad essere la prima vera “Parigi italiana”, ovvero la prima città ad accorgersi dell’importanza della magica creazione dei fratelli Lumière.
Spazio dunque a preziose immagini d’archivio dell’esposizione generale del 1898, di Cabiria di Giovanni Pastrone (girato negli stabilimenti sul fiume Dora Riparia), della nascita del Museo del cinema, del mai dimenticato festival Cinema Giovani e del terribile incendio del 1983 al cinema Statuto che causò la morte di 64 persone. Ma occhi puntati anche sui cinema Ambrosio, Royal, Ghersi, Odeon, Splendor, Minerva, Massimo, Reposi, attraverso le testimonianze di gestori ed esercenti, proiezionisti e addetti ai lavori, memorie storiche di un’avventura che ha cambiato il modo di fare e intendere l’Arte proiettandoci, a partire dal 1896, nella modernità.
Manuale di storie dei cinema – Quando la visione diventa condivisione
Ma le interviste, in Manuale di storie dei cinema, sono utili e importanti anche per leggere il presente e provare a osservare il futuro del cinematografo. Per farlo, D’Antuono e Ugioli si avvalgono di alcune delle voci più autorevoli della critica contemporanea come Paolo Mereghetti, Riccardo Fassone, Steve Della Casa, David Bordwell. Con loro si parla anche e soprattutto della convivenza difficile tra cinema e teatro, di come l’arrivo della tv abbia stravolto le nostre consuetudini e della fine del monopolio Rai (con lo spettatore che diventa consumatore).
Tutti ragionamenti che ci portano a oggi, ai multisala che hanno affossato le piccole realtà e alle innovazioni – con server e hard disk al posto di pizze e rulli – che ci permettono, in periodo di pandemia, di godere di un’offerta illimitata comodamente adagiati sui nostri divani. L’accordo è pressoché totale: per ripartire il cinema dovrà farsi quotidianamente evento, recuperando la propria essenziale funzione di condivisione. Non si tratta solo di visione, ma di compartecipazione; una sfida destinata a modificare nuovamente e radicalmente i connotati dell’immagine in movimento.