Speravo de morì prima: la recensione dei primi tre episodi della serie Sky

Arriva su Sky il 19 marzo Speravo de morì prima, la serie dedicata a Francesco Totti diretta da Luca Ribuoli con protagonisti Pietro Castellitto, Greta Scarano, Gian Marco Tognazzi, Monica Guerritore e Giorgio Colangeli.

Cosa devo fare per essere degno di un amore così folle, così assoluto, così esagerato?

Francesco Totti ci ha scherzato su con Daniele De Rossi anche in occasione della presentazione di Un Capitano, il libro scritto su di lui da Paolo Condò: di solito quando un giocatore si ritira non viene più fermato per strada, la sua fama diminuisce a favore di chi i campi li calca ancora. Non per lui, per lui la cosa ha funzionato al contrario, “Succede ancora oggi: entro con la squadra in uno stadio, in un aeroporto, in un albergo, e tutti corrono da me.”, ma c’è poco da sorprendersi, perché per lui è sempre andata così.

Promessa, campione, mito, leggenda e, dopo il ritiro, immortale, uno dei più grandi, se non il più grande catalizzatore emotivo e anche mediatico nel panorama calcistico italiano. Ci ha pensato Alex Infascelli a prendersi la bega di raccontarlo con il suo Mi chiamo Francesco Totti, un successo non scontato e per questo ancora più importante, recente vincitore ai Nastri d’argento, come il suo protagonista, incoronato personaggio dell’anno.

Speravo de morì prima viene subito dopo, sulla vecchia/nuova scia di biopic italiani fino ad oggi dedicati per lo più a personaggi del mondo dello spettacolo, dalla prossima stagione sintonizzati sul mondo sportivo (su Netflix arriverà a breve una pellicola dedicata a Roberto Baggio). Il titolo viene da uno dei più iconici striscioni comparsi allo stadio Olimpico in quel famigerato pomeriggio del 28 maggio 2017, un’idea di Stefano Bises, che, insieme a Michele Astori e Maurizio Careddu, ha scritto la serie diretta da Luca Ribuoli (riformando, di fatto, il nucleo creativo già dietro la versione televisiva de La mafia uccide solo d’estate). ll cast, infine, è quello delle grandi occasioni: Pietro Castellitto, Greta Scarano, Gian Marco Tognazzi, Monica Guerritore e Giorgio Colangeli. Spalle larghe, come l’opera esige, perché quando si parla di Francesco Totti il sacro e il profano si mischiano al punto che non si capisce più dove inizia l’uno e finisce l’altro.

La serie, prodotta da Sky e Wildside, debutta su Sky Atlantic e in streaming su Now TV il 19 marzo. Gli episodi totali saranno 6. Noi abbiamo visto i primi 3 in anteprima.

Speravo de morì prima: Francesco e Totti

Speravo de morì prima, cinematographe.it

Lo spunto è ancora il libro edito Rizzoli. Le impronte, forti, sono state quelle di adottare il linguaggio della commedia e di ripetere la scelta narrativa già adoperata da Infanscelli: di Francesco Totti parla Francesco Totti, anche se la voce non è propriamente la sua, così come non è propriamente lui quello che vediamo sullo schermo.

Castellitto ne cattura le movenze, gli sguardi e le smorfie, quelle che conoscono migliaia di persone, e le ripropone, non scimmiottando, ma cercando di riportarne l’essenza, con lo scopo di restituire un figlio, un padre e un marito attaccato alla sua famiglia, un romano attacco alla sua città, ma impossibilitato a viverla, e un uomo con le sue insicurezze, attaccato, fatalmente, a quel pallone cominciato a calciare a 11 mesi e che ora è costretto ad abbandonare. Solo dopo viene il calciatore, l’eroe popolare, l’ottavo Re di Roma, colui che ha fatto alzare per 307 volte i romanisti dai seggiolini e ha incantato tifosi e appassionati da tutto il mondo.

Il tema dell’addio al calcio gioca a favore degli autori di Speravo de morì prima, che su di esso imbastiscono tutto il dibattito interiore del loro Francesco, combattuto perché spaventato dalla possibilità di non riconoscersi più una volta posati gli scarpini di Totti, impegnato al centro dell’elaborazione di un lutto che neanche Ilary, la sua Ilary, capisce. Forse lo capisce solo mamma Fiorella, che imparava in macchina le lezioni a memoria, mentre aspettava fuori Trigoria, per poi ripeterle a Francesco, che le studiava mentre tornava a Porta Metronia. Una scadenza vissuta dai due come la morte, come se un secondo tempo non esistesse. Intelligente in questo senso l’uso del Cassano di Gabriel Montesi, in una versione quasi da fantasma dickensiano, funzionale perché parossistica voce della coscienza, puntualmente non ascoltata, quando quello a non ascoltare, sul campo e fuori, era proprio lui.

Accanto a Francesco e a Totti prende corpo la storia, composta dai volti di chi ne ha fatto parte nel privato e nel pubblico e dai luoghi che ne hanno segnato l’inizio e la maturazione, dalle scalette della Manzoni, dove lo Gnomo vinceva gelati su gelati giocando a Paperelle, fino alla tribuna dello Stadio Olimpico, dove ogni suo gesto monopolizzava l’attenzione dei tifosi anche se la Roma stava battendo il Palermo 5 a 0.

“Maledetto tempo”

Speravo de morì prima, cinematographe.it

Impresa titanica quella affidata a Luca Ribuoli con Speravo de morì prima, il quale, da uomo e professionista intelligente, decide di affrontarla con ordine, creando una struttura primordiale, quasi classica, e costruendoci intorno, piano piano, l’intero, vasto, impianto.

Le prime tre puntate della serie sono organizzate secondo due piani narrativi differenti. Uno presente, che parte dall’infortunio del 2019 fino al primo anno dello Spalletti 2.0, e un altro composto da dei flashback, che nel corso delle puntate ripercorrono alcuni dei momenti più significativi nella vita del Totti uomo e calciatore. Un ping pong temporale organizzato per argomenti, intorno ai quali ruotano le singole puntate, ricordando la struttura delle classiche serie a trama verticale, con sullo sfondo lo snodo principale, che si evolve di episodio in episodio.

In questo caso il classico archetipo di un uomo contro il suo nemico giurato, ovvero Totti contro il tempo (“maledetto tempo“), impersonificato, suo malgrado, da Luciano Spalletti (bravissimo Gian Marco Tognazzi). Un traditore agli occhi di Totti e per questo ancor di più un antagonista romantico, dal momento che fu proprio il tecnico di Certaldo colui che più di tutti aiutò Francesco a fregarlo, il tempo, quando nel 2006 riuscì a recuperare in soli quattro mesi dal terribile infortunio occorsogli contro l’Empoli per partecipare ai Mondiali in Germania.

Il tempo è Golia, il tempo è il tiranno, l’orco che parla in toscano contro cui il gladiatore deve combattere, ma è anche ciò che regola la fruizione di tutta la serie. Ribuoli si diverte molto a giocarci; riavvolgendolo, fermandolo, sovrapponendolo, accelerandolo e rallentandolo all’improvviso. Il tempo sovrano, che Totti e poi Francesco, dovranno imparare a farsi alleato.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.1

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