Speravo de morì prima: Pietro Castellitto svela quel “segreto” che lo lega a Totti. Intervista al cast
Speravo de morì prima, la nuova serie evento Sky e Wildside dedicata a Francesco Totti, in arrivo su Sky Atlantic e in streaming su Now TV venerdì 19 marzo, è stata presentata in un evento speciale con il cast, i produttori e il regista Luca Ribuoli.
Nella mattinata del 15 marzo 2021 lo stadio Olimpico torna ad essere la casa di Francesco Totti. È infatti appena sotto la Curva Sud che Sky e Wildside decidono di allestire una vera e propria tribunetta vip per presentare la serie sul figlio prediletto di quel settore, Speravo de morì prima, basata sul libro Un Capitano, scritto da Paolo Condò, e in arrivo su Sky Atlantic e in streaming su Now TV il 19 marzo, con il primo dei suoi 6 episodi totali.
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All’evento sono presenti il cast principale, Pietro Castellitto, Greta Scarano, Gian Marco Tognazzi, Monica Guerritore e Giorgio Colangeli, e accanto a loro il regista Luca Ribuoli e il team di produttori, composto da Mario Gianani, CEO di Wildside, Virginia Valsecchi, founder di Capri Entertainment, e Nicola Maccanico, Executive Vice President Programming Sky Italia. Proprio con questi ultimi si sono aperte le danze di una conferenza molto lunga e ricca di spunti e curiosità in cui non è mancata neanche la benedizione di Totti in persona: “Mi raccomando, sta serie va vista perché è simpatica e, allo stesso tempo, emozionante“.
Speravo de morì prima: l’importanza del progetto
Da subito gli interventi si sono concentrati sulla delicatezza dell’approccio ad un lavoro così importante e sulle mosse scelte prima dal team produttivo e poi da quello artistico per inquadrare al meglio un percorso che potesse diventare credibile e interessante. Così lo racconta Maccanico: “Abbiamo scelto di raccontare gli anni più combattuti della carriera di Totti. L’aspetto privato della sua vita, che è addirittura più interessante rispetto a quello relativo alla dimensione pubblica, perché non conosciuto nell’immaginario collettivo. Ma con un tono più pop, più leggero, anche se sempre nel rispetto del momento delicato dell’uomo.” Dunque un viaggio unico, pieno difficoltà, ma anche ricco di possibilità.
Sulle prime si è concentrato Gianani: “È difficile raccontare una storia del presente, di condivisione collettiva, ma pur sempre contemporanea, talmente fresca da essere ancora scolpita nel nostro immaginario. Siamo andati alla ricerca quindi del racconto di una personalità, di uno spirito, sia di Totti che di una città come Roma“. Le seconde sono state invece ben messe a fuoco dalla Valsecchi, la quale le ha individuate soprattutto nell’importanza e nel significato potenziale della figura di Totti: “Non è il classico biopic fiction. Abbiamo intrecciato generi diversi, dal dramma alla commedia fino al racconto sportivo. Penso che la nostra missione e la nostra responsabilità sia indicare personaggi positivi e carismatici, che possano anche servire da guida alle nuove generazioni”.
Un impegno dall’importante dunque, quello legato a Speravo de morì prima, che è pesato maggiormente, gioco forza, sul regista Luca Ribuoli: “Fin dal momento in cui mi è stato affidato il progetto ho sentito una forte emozione e un forte senso di responsabilità. Ma il gruppo di lavoro mi ha reso subito tranquillo, a cominciare dagli sceneggiatori Stefano Bises, Michele Astori e Maurizio Careddu, con cui avevo già avuto a che fare, e lo splendido gruppo di attori. Siamo partiti da una base di scrittura altissima, che mi ha consentito di divertirmi insieme al cast e di girare con il divertimento e la leggerezza con cui Totti stesso ha sempre affrontato i diversi momenti del sua vita, calcistica e non“.
Pietro Castellitto su Speravo de morì prima: “Il calcio non è calcio, se Totti non c’è“
“Sono cresciuto col poster di Totti in camera, ero piccolo e lo guardavo che era un uomo. Per uno scherzo del destino, durante le riprese, ho ritrovato un diario che ho scritto a nove anni e che non trovavo più da quindici e ho scoperto che il capitolo più lungo era proprio quello dedicato a lui“.
Le parole sono del protagonista della serie, Pietro Castellitto, che poi quel capitolo lo ha condiviso con i presenti (fisici e virtuali), rivelando una conclusione curiosa, un sillogismo infantile, innamorato ed estremo come da tradizione vuole, che però cela al suo interno il nucleo e l’anima di Speravo de morì prima: “Il calcio non è calcio, se Totti non c’è“.
Da lì le curiosità si sono spostate su un altro tipo di difficoltà, ovvero quelle riguardanti gli attori. Ancora una volta l’apripista lo fa Castellitto, ovviamente, sotto la luce dei riflettori più degli altri: “Il mio è stato un Totti molto ironico, come l’ho conosciuto da bambino, e nella preparazione del personaggio ho cercato di amplificare i ricordi diretti che avevo, invece che aggiungerne di nuovi. Ricreare una maschera che lo ricordasse e lo evocasse in qualche modo e che fosse capace di stupire prima di tutto lui”.
La storia d’amore tra Totti e Ilary raccontata da Greta Scarano
Greta Scarano si è concentrata sul racconto della storia d’amore tra Totti e Ilary, il suo personaggio, “così solido e coerente, nonostante tutto, e che a me piace immaginare similare all’amore che Totti ha per la Roma“, catturato, per di più, in un momento topico, che l’attrice ha definito quasi come un dramma shakesperiano: “Una donna che sta accanto ad un uomo a cui viene chiesto di abbandonare il mondo a cui è appartenuto nel momento massimo della sua maturità umana, una cosa che trovo di una portata drammatica eccezionale“. La parola è poi passata a Gianmarco Tognazzi, che interpreta Luciano Spalletti, personaggio controverso e conflittuale anche per i cronisti dell’epoca: “Ho individuato un filo conduttore nel disagio: di Spalletti, di Totti e della società. Il disagio in generale di dover riprendere un filo interrotto anni prima, con tutti i malintesi e i non detti della situazione, che si sono trascinati per anni. Ma non ritengo che Spalletti sia il cattivo. Si tratta di raccontare rapporti interpersonali complessi, che poi sono la vera forza di questa serie“.
Monica Guerritore, un nome d’eccezione, interpreta mamma Fiorella in Speravo de morì prima: “Io sono Roma e sono anche la madre. Se unisci queste due cose viene fuori la figura di Fiorella, questa è la cosa che mi ha più indirizzata nel restituire un personaggio forte, carnale e passionale. Ha il privilegio di dare una seconda vita a suo figlio, oltre quella naturale, ovvero quella del talento e anche per questo è lei quella che soffre di più quando lo vede logorato nel doversene distaccare.”. Non è da meno il nome di Giorgio Colangeli, che interpreta il padre Enzo, lo Sceriffo, recentemente scomparso a causa del Covid. Suo l’ultimo intervento: “Un personaggio tipicamente romano, apparentemente assente. Ne ho apprezzato la normalità, come quella che i genitori di Totti hanno dato a Francesco, una normalità che l’ha salvato nonostante esperienze di vita così estreme come essere acclamato da uno stadio e da una città intera“.