Sulla stessa onda: recensione del film Netflix di Massimiliano Camaiti
Su Netflix il 25 marzo arriva Sulla stessa onda, la delicata storia di un primo amore, debutto alla regia di un lungometraggio di Massimiliano Camaiti. Nel cast Elvira Camarrone, Christian Roberto e Donatella Finocchiaro.
Dopo una lunga gavetta su set importanti e una felicissima parentesi nel mondo del cortometraggio (comprensiva di premi e celebrazioni raccolte in giro per il globo), Massimiliano Camaiti debutta alla regia di un lungo con Sulla stessa onda, una produzione Netflix, Mediaset e Cinemaundici, scritto da lui stesso insieme a Claudia Bottino.
Una prima volta originale, o curiosa, quanto meno, in cui si narra la storia di un dolce primo amore, intrecciandola con il racconto positivo di una malattia grave e toccando anche la passione sportiva per la vela. Nel cast i giovanissimi Elvira Camarrone e Christian Roberto, nel ruolo dei due innamorati; accanto a loro i più esperti Donatella Finocchiaro, Corrado Invernizzi, Vincenzo Amato, Manuela Ventura, Rosalba Battaglia e Daniele Pill. Ultima, ma non ultima, la terza giovane, Sofia Migliara.
Sulla stessa onda arriva su Netflix il 25 marzo.
Sulla stessa onda: il primo amore
Siamo verso la fine dell’estate, o almeno questo si festeggia in una paesino dell’isola di Favignana con tanto di fuochi d’artificio, quelli che vedono due giovani ragazzi, Sara e Lorenzo, dal loro campus di vela, già innamorati l’uno dell’altra. Cosa ci sarà poi da festeggiare nella fine dell’estate qualcuno dovrà spiegarcelo.
Lui è assistente istruttore, lei è la più saccente della combriccola, tanto da riprenderlo davanti a tutti mentre è intento a tenere, goffamente, la sua prima lezione di teoria. Il loro sembra l’ennesimo idilliaco amore estivo, acceso e anche un po’ coccolato dal veloce ticchettio delle lancette, consapevolezza di una scadenza temporale che si fa sempre più vicina. Eppure, una volta tornati a casa, a Palermo, Lorenzo non ne vuole sapere di dimenticarsi di Sara, nonostante la ragazza si faccia sempre più sfuggente e si mostri restia a riallacciare un rapporto con lui. Il motivo è un segreto ingombrante, che le impedisce di vivere la sua vita appieno e di lasciarsi andare.
Sara non ha fatto però i conti con la determinazione e, soprattutto, l’amore di Lorenzo, la cui prova finale sarà crescere, più in fretta di quanto avesse mai potuto immaginare, per essere all’altezza dell’impegno che il suo sentimento pretenderà, scoprendo quanto assecondarlo sarà anche la sua salvezza.
I volti della cura
Sulla stessa onda parte dal nucleo narrativo e immaginifico del racconto del primo amore classico, esaltato dall’ingenuità e dall’innocenza dei due protagonisti (molto affiatati e molto credibili) e capace di sfruttare alla perfezione le atmosfere da amore estivo, in cui la pellicola si nasconde anche un po’ nella prima parte, per poi rivelare il suo “vero” spirito una volta spostatasi a Palermo.
Da qui il respiro del racconto si amplia, mettendo al centro la malattia di Sara, ma non parlandone nella sua chiave patologica, quanto da una prospettiva terapica, e facendoci ruotare intorno tutti i suoi personaggi, ognuno portatore di un modo e di un mondo (scusate l’assonanza) di rapportarsi ad essa. La malattia diventa così motivo per raccontare i fantasmi del passato di Lorenzo e la vita coniugale dei genitori di Sara (bella prova sia della Finocchiaro che di Invernizzi), due personaggi importantissimi, a loro volta al centro di un arco di crescita giocato sul trovare il giusto equilibrio tra la comprensibile tendenza protettiva verso la figlia e la necessità di assecondare le sue scelte, i suoi bisogni e i suoi sentimenti.
Per Sulla stessa onda Camaiti decide di concentrarsi sul racconto della cura per una vita afflitta da un male incurabile e non sul racconto del male in sé e si spinge poi addirittura oltre, trasformando il male stesso in una cura, una possibilità e una ricchezza per chiunque ne venga in contatto. Questo grazie al coraggio di chi la vive in prima persona e alla sua forza nel mostrare la sua sicurezza e poi a imporsi ad essa, così come a quelle degli altri, in modo da ispirarli e spronarli a seguire il suo esempio.
Sulla stessa onda: il primo film di Camaiti in cui la delicatezza regna sovrana
Nella sua dimensione da teen movie romantico Sulla stessa onda azzecca diversi punti, prima di tutto perché rispetta dei tempi classici, ma non banali, nella conduzione della storia e poi perché è diretto da un regista con un senso del racconto cinematografico e con una consapevolezza del materiale a disposizione.
Camaiti imbastisce una regia solida, in cui riesce ad inserire diversi registri linguistici senza andare fuori contesto (persino la scelta dell’onirico per raccontare i fantasmi di Lorenzo) e a regalare diverse inquadrature in grado di parlare allo spettatore, di anticipare eventi e di raccontare i personaggi. Sacro dictat del cinema, a volte dimenticato.
Il tutto funziona nel nome di una ferrea delicatezza, il mantra del tono della pellicola. Quando non è così infatti si rischia (che per carità, è anche giusto, soprattutto in un’opera prima) e a volte si sfocia in qualcosina di troppo didascalico e un tantino sopra i giri.
Un altro dei meriti del regista di Sulla stessa onda (da dividere con la fotografia di Michele Paradisi) è l’affresco che si fa nel film di Palermo e la funzione che la città assume. Un personaggio parlante e operante, come gli altri. Non solo meraviglioso luogo della storia, ma anche accompagnatore d’eccezione, fondamentale in diversi snodi chiave della vicenda e ingrediente immancabile per giocare con le emozioni dello spettatore.