Operazione Celestina: recensione del film Netflix di Vitor Brandt
La crime-comedy brasiliana Operazione Celestina è l'ennesima aggiunta numerica della piattaforma americana, utile solo all'aggiornamento mensile del catalogo digitale. Dal 18 marzo, inspiegabilmente su Netflix.
Le vie di Netflix sono infinite. E infiniti sono i vicoli ciechi. Ogni mese il catalogo della grande N si rifornisce di nuovi prodotti da esporre sugli scaffali delle categorie film o serie tv, e come capita spesso nella grande distribuzione, nel listino si aggiungono prodotti d’élite o di qualità, come quelli utili sono a gonfiare il numero di proposte offerte al pubblico (pagante). La commedia action Operazione Celestina, il cui nome originale è Cabras da Peste, diretto (male) dal regista brasiliano Vitor Brandt al suo secondo lungometraggio dopo una alcuni corti e una serie tv, si annovera l’arduo compito di proseguire la folta schiera di film-addizione, quei titoli cioè nulli nella loro valenza artistica e dunque comprensibili solo nell’aggiunta numerica della piattaforma americana.
Proseguendo la scia di All My Friends Are Dead e più similmente dalla commedia famigliare Il testamento della Nonna, Operazione Clandestina è l’ennesima, incomprensibile, deludente, immobile produzione/distribuzione Netflix sudamericana. Ma se l’acceleratore sul demenziale e il grottesco dell’altro titolo paragonabile, il francese Gli Spacciati, era spinto consapevolmente al massimo da renderlo a suo modo circoscrivibile ad una comicità certamente dal dubbio gusto, seppur a tratti divertente, il film di Brandt rimane sul bilico dell’indecisione, nascondendosi in una comicità pavida e impacciata.
Operazione Celestina: sotto la panca…
La storia al centro di Operazione Celestina ha inizio con le rocambolesche disavventure di un agente di polizia del villaggio immaginario di Guaramobim, al quale viene affidata la cura della capra Celestina simbolo e feticcio del paese, come conseguenza punitiva ad un inseguimento finito in reati a lui ascritti come violazione di domicilio e disturbo della quiete pubblica. L’agente in questione si chiama Bruceuilis (Edmilson Filho, noto attore nel panorama comico brasiliano e protagonista dello speciale Netflix Notas, Comedy about Relathionships), scritto tutto attaccato e in onore al celebre attore di Armageddon di cui il padre era appassionato fan.
Dall’altra parte del paese, nella metropoli e capitale San Paolo, la stessa sorte (o quasi) capita al detective ‘da scrivania’ Renato Trinidade (Matheus Nachtergaele), il quale, dopo aver mandato all’aria un’operazione di narcotraffico in cui fungeva da esca e che, a causa della sua goffaggine, ha perfino portato alla morte di un piedipiatti, viene momentaneamente allontanato dalla polizia della città capitanata dall’autoritaria agente-capo Priscila (Letícia Lima). Le peripezie di Bruceuillis e quelle di Trinidade finiranno, ça va sans dire, per scontrarsi e i due si ritroveranno personalmente a scovare il fornitore di un cartello di droga, il politico corrotto Zeca Brito che, nel mondo dei narcos si fa chiamare Guanto Bianco e interpretato dall’attore Falcão.
… la capra annoia.
Scritto malamente e diretto senza alcun guizzo, il film di Brandt gioca con il modello degli agenti imbranati alle prese con criminali pericolosi e molto più malvagi di loro ma che, ovvietà, finiscono per avere la meglio e uscirne vittoriosi. Affastellando qua e là scene da slapstick comedy, equivoci e inserimento di comicità corporale con peti, sputi e attese di transiti intestinali da trasporto intracorporeo di ovuli di droga nel povero animale, il vero e unico problema è che il film, nonostante la consapevole giocosità e la volontà di dipingere i due protagonisti come agenti umanizzati e quantomeno portatori fieri di sconfitte, non è divertente quasi mai e il coinvolgimento nella vicenda è ai minimi storici.
Ridere sulle inabilità e l’aria di chi ha ambizioni oltre la propria, personale portata è una narrativa vecchia quanto molto spesso funzionante e funzionale all’ilarità, ma stavolta la missione di Netflix è davvero misera e di Operazione Celestina rimangono i bei colori pastello delle case del villaggio mostrato in apertura, qualche sotto trama di satira politica sui benefici dei parlamentari – a conferma che quello dei benefit e delle immunità giuridiche dei deputati non sia solo un problema italiano – e la domanda su quale sia il gusto zuccherina della citatissima rapadura. Ma quello che rimarrà del film è la malinconica immagine della povera capra Celestina trascinata impietosamente a forza in ognidove, quasi quanto noi increduli ed esausti spettatori difronte a un film stravolto e infelice.