The Photograph – Gli scatti di mia madre: recensione del film

Stella Meghie con The Photograph firma una storia d’amore tra passato e presente, stilisticamente impeccabile ma che non si lascia mai del tutto andare.

LaKeith Stanfield e Issa Rae sono i protagonisti della commedia drammatica (l’ossimoro è d’obbligo in questo caso) The Photograph – Gli scatti di mia madre, ultima fatica della regista Stella Meghie dopo L’amore all’improvviso, The Weekend e Noi siamo tutto. Il film – disponibile su Sky –  è stilisticamente impeccabile e il titolo sembra voler mettere in evidenza quello che è sicuramente uno dei pregi del film – la fotografia – la cui estetica dona profondità a una storia altrimenti banale.

Ma la fotografia a cui si riferisce il titolo di The Photograph è il vero fulcro di una narrazione che intreccia storie d’amore e piani temporali diversi, spostandosi tra New York e la più profonda Louisiana. Il film è sfrontatamente romantico e pesantemente sentimentale, allo stesso tempo però non risulta stomachevole e fila via in modo godibile fino all’ultima scena. Un grande pregio da non sottovalutare, dovuto anche e soprattutto alla sensualità e allo spessore che la sceneggiatrice e regista Stella Meghie ha donato alla storia.

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The Photograph – Gli scatti di mia madre: la trama del film

Mae (Issa Rae ) è una giovane assistente curatrice in un museo di New York e ne facciamo la conoscenza mentre è in lutto per la prematura scomparsa di sua madre Christine (Chanté Adams). Quest’ultima è stata una grande fotografa dal talento indiscusso, ma una madre mediocre i cui rapporti con la figlia erano andati sempre più deteriorandosi. Alla sua morte Mae non sa reagire, è confusa e indispettita. Il ritrovamento di una foto del passato e, soprattutto, di due lettere è per la donna l’inizio di un viaggio a ritroso nella vita e nella mente di Christine.

Parallelamente Michael (LaKeith Stanfield), un insoddisfatto giornalista, è alla ricerca di una storia interessante e si trova a intervistare un vecchio pescatore di granchi di Pointe à la Hache in Louisiana, Isaac (Rob Morgan), che conosceva la fotografa. Come nei migliori romantic drama sarà questo lo snodo narrativo che porterà Michael e Mae a incrociare le loro strade, in modo sempre meno casuale.

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L’amore del ricordo

Un pizzico di destino, i meravigliosi sobborghi della Louisiana mescolati alla frenetica New York, ma soprattutto tanta musica jazz sono gli elementi che rendono piacevole The Photograph. Là dove ci si aspetterebbe un’atmosfera sdolcinata, smielata, troviamo invece la profondità di una storia che si chiede e ci chiede: conosciamo mai davvero le persone che ci sono intorno?

Già perché The Photograph è prima di tutto una storia sul grande amore di Christine e Isaac, lungo una trentina d’anni e mai dimenticato. Sulle scelte di una donna che è pronta a cambiare vita anche se questo vuol dire lasciare indietro qualcuno. Soprattutto il film parla di come le scelte che facciamo influenzino la vita di chi amiamo. Il viaggio di Mae nella mente di sua madre è allora un modo per conoscerla, finalmente, ma anche per imparare dalla sua esperienza, dalla sua storia d’amore.

Prima di tutto un’ode al jazz

Come dicevamo, il punto di forza del film – oltre alla fotografia – sta tutto nella scelta delle musiche, che scorrono delicate e sensuali lungo tutta la pellicola. La regista Stella Meghie si è affidata a Robert Glasper, già vincitore di un Grammy Award, per trasformare gli stati d’animo e l’atmosfera delle due storie d’amore in musica.

Il risultato è un punto d’incontro tra John Coltrane e i The Roots, un’allegra nostalgia resa superbamente da artisti di punta come Al Green Chaka Khan, Whitney Houston, Anita Baker e Luther Vandross. Il non plus ultra del jazz e dell’R&B che emoziona e stempera allo stesso tempo l’eccesso di romanticismo dei protagonisti, rendendo il film godibilissimo.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4.5
Recitazione - 3
Sonoro - 4
Emozione - 2.5

3.4

Tags: Sky Cinema