Star Wars: The Bad Batch: recensione della serie Disney+
Star Wars: The Bad Batch arriva su Disney+ e supera ogni aspettativa con una storia matura carica di adrenalina.
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana… arrivava su Disney+ Star Wars: The Bad Batch, la nuova e attesissima serie spin off di The Clone Wars. Nella giornata dello Star Wars Day debutta una nuova storia ambientata nel mondo (o meglio, galassia) ideato da George Lucas, e diciamo da subito che non delude le aspettative. Patina visiva e animazione sono figlie della serie madre, un senso di continuity collega i due prodotti, uno il successore dell’altro. Perché ciò che è chiaro fin dalle prime scene è che The Bad Batch non è solo uno spin-off, ma un vero e proprio proseguimento della storia. E il primo episodio intitolato Aftermath ne è la conferma.
Una scelta, secondo noi, funzionale. L’universo espanso di Star Wars comprende vari prodotti, televisivi quanto filmici, alcuni anche molto distanti tra loro; trilogia prequel, trilogia originale, spin-off e serie televisive. La linearità narrativa consente una maggiore comprensione degli eventi per i neofiti della saga e per le nuove generazioni. Non solo, The Bad Batch sembra condividere molto anche con l’acclamata The Mandalorian, nel rapporto tra i personaggi quanto nel loro agire nella galassia. Ciò che la serie con Pedro Pascal, e in precedenza Rogue One, hanno insegnato alla Lucas Film (e alla Disney) è lo spezzare il concetto dualistico di bene e male, di luce contro oscurità. I nuovi prodotti navigano su scie di grigio molto interessanti ed impatto. Segno questo di un’evoluzione narrativa all’interno di Star Wars. Ma veniamo al primo episodio di Star Wars: The Bad Batch.
La nascita del primo impero galattico vista attraverso gli occhi di cloni ribelli
L’episodio si apre con la nuova sigla dei prodotti targati Star Wars/Disney+, la stessa con cui abbiamo imparato a conoscere le storie di Mando e Baby Yoda. Sullo sfondo nero compare il titolo di The Clone Wars, che sfuma infiammato lasciando posto al nuovo. La voice over ci porta sul campo di battaglia, dove i jedi combattono le truppe separatiste. Qui la Force 99, nota come la Bad Batch, irrompe sul campo di battaglia facendo la differenza tra la vita e la morte. Il gruppo di cloni geneticamente modificati vede tra i suoi ranghi Hunter, il leader e tracciatore, Tech, Crosshair, Wrecker e l’ultimo arrivato Echo. Nel frattempo, su Utapau, Obi Wan Kenobi sconfigge il generale Grievous, portando così a conclusione la guerra dei cloni.
I cinque, in presenza di una maestra jedi e del suo apprendista, saranno testimoni dell’esecuzione dell’ordine 66 che porterà all’uccisione di tutti (quasi) i jedi. L’ordine non avrà effetto su di loro per vie delle modifiche, e rimarranno così inermi difronte all’inevitabile. I primi dubbi e incertezze si faranno largo nelle loro menti, cosa succede? La repubblica è caduta, e al suo posto prende vita l’impero galattico sotto la guida ferrea dell’imperatore Palpatina. La galassia sta cambiando, e loro si trovano proprio al centro del mutamento. Ma la Bad Batch è un team fuori dall’ordinario, che non sempre segue le regole, e sarò proprio questa caratteristica a portarli “fuori dal gregge”.
Star Wars: The Bad Batch, una storia avvincente tra thriller ed action
Star Wars: The Bad Batch ha tutta l’aria di un action thriller in salsa animata. Abbiamo una squadra d’assalto che lavora fuori dagli schemi, loschi ordini dall’alto, un cambio radicale di gerarchie e un vero e proprio colpo di stato; una trama degna di Tom Clancy. L’animazione poggia sulle basi di The Clone Wars, con un grande salto di qualità visiva e una fluidità d’azione encomiabile. I protagonisti sono ben delineati, ognuno con una propria caratteristica. La scrittura lavora in profondità nella lor realizzazione, non sono solo diversi esteticamente ma anche caratterialmente. Sono dei cloni diversi, e la serie accentua questa loro diversità all’interno dell’esercito dei cloni. I colori delle armature, l’outfit e i volti. Sono degli outsiders, il diverso ed eterogeneo contro un sistema omologante. È la guerra della personalità contro gli standard dell’etichetta. Questo forse è il tratto distintivo della serie, la sua trama intrinseca e punto di forza.
Si parlava d’azione, e nel primo episodio ne troviamo moltissima. Eppure non è mai fine a sé stessa, alla mera spettacolarizzazione, ma ben si amalgama al tessuto narrativo della storia. I combattimenti sono avvincenti e dinamici, dove ogni skill dei protagonisti viene messa in mostra. Durante l’episodio tornano personaggi come il Generale Tarkin e Saw Guerrera (Forest Whitaker in Rogue One), due volti diametralmente opposti: schivo e risoluto imperiale da una parte, futuro ribelle dall’altra. Star Wars: The Bad Batch attinge appieno dalla mitologia della saga, ne lima i fianchi con nuovi background dei personaggi. Anche la giovane Omega sembra avere un destino molto più complesso di quanto non sembri. La force 99 dovrà farsi largo in una coltre di mistero, mettendo in dubbio il loro ruolo, e quindi anche loro stessi. Prima fra tutti Crosshair, forse il personaggio più complesso e interessante della serie. A lui va il ruolo complicato, di mina vagante che lo porterà a scontrarsi con i propri compagni; non senza qualche intervento da parte dell’impero. Insomma, l’episodio getta delle ottime basi per il futuro. Aftermath è un ottimo pilot, alza continuamente l’asticella della tensione con un racconto maturo e visivamente d’impatto.