Jungle Beat: The Movie – recensione del film d’animazione di Netflix
Jungle Beat: The Movie, il nuovo film d’animazione di Netflix per la regia di Brent Dawes, parla ai più piccoli di accoglienza e della potenza dell’amicizia con una storia avventurosa e coinvolgente.
Una scimmia di nome Munki, un elefante di nome Rosa, un rinoceronte, Rocky, che si comporta come un enorme cane giocherellone e irruento e un riccio scontroso e scorbutico chiamato Humph sono i protagonisti di Jungle Beat: The Movie. Il film, diretto da Brent Dawes per Netflix, è basato sui personaggi della serie televisiva Jungle Beat ed è stato presentato in anteprima al Festival internazionale del film d’animazione di Annecy 2020
Il risveglio nella giungla non potrebbe essere migliore per loro e gli altri animali che la abitano, i quali scoprono niente di meno che di saper parlare, improvvisamente. Dopo aver indugiato sul suono di alcune parole ed essere rimasti piacevolmente sorpresi dal fatto di saper dare un nome alle cose che vedono, gli animali scoprono che il merito di questa improvvisa evoluzione è tutto di un alieno, Fneep (Ed Kear).
Blu scintillante come un cielo stellato, viscido e gommoso in modo dolcissimo e per niente spaventoso, Fneep è sulla Terra per conquistarla, anche se si tratta della sua prima missione. L’alieno è incredibilmente timido e si vergogna di ammettere di essere stato mandato dal popolo di Scaldra per sottomettere gli abitanti della Terra. In realtà vorrebbe solamente tornare a casa.
Munki (David Menkin), Rosa (Lucy Montgomery), Rocky e Humph (John guerrasio) si lasciano conquistare subito e senza fatica si sottomettono al nuovo leader Fneep con lo scopo di aiutarlo e rendergli meno difficile la missione. Lo accolgono subito in modo caloroso, considerandolo un nuovo amico anche se questo destabilizza il piccolo alieno.
Scopriamo, infatti, che lo Scaldroniano è un po’ lo zimbello del suo popolo perché fino ad ora ha fallito nel conquistare altri pianeti, probabilmente a causa della sua indole insolitamente pacifica. L’immediata sottomissione degli abitanti della Terra quindi lo rende più sicuro di sé e felice: ora potrà fare rapporto e ammettere di essere riuscito a conquistare qualcosa. Ma le cose non andranno come previsto e l’arrivo di suo padre Grogan (David Rintoul) complicherà tutto.
Jungle Beat – The Movie: la potenza degli abbracci
Il viaggio di ritorno alla navicella spaziale con la quale è atterrato è, nella più classica delle metafore, un modo per scoprire di più su se stessi e sugli altri. Vediamo allora che Fneep non sa cosa sia un abbraccio e rimane spaventato e sconvolto dall’uso smodato di questa “pratica” da parte di Munki, Rosa e Rocky. Humph, dal canto suo, è l’unico che non si presta a questa manifestazione d’affetto, in parte a causa dei suoi aculei, in parte per il carattere scontroso che lo rende inavvicinabile.
Proprio il riccio Humph fa da contraltare a una storia che, altrimenti, sarebbe risultata stucchevole in più momenti. Il suo essere scostante, burbero, e il suo voler avere sempre ragione lo rende in assoluto il personaggio più interessante del film. Inoltre, come accade spesso nelle opere di animazione dedicate ai più piccoli, sia lui che Fneep sono espressione di diversi modi di essere con i quali i bambini possono identificarsi.
Da non sottovalutare alcuni omaggi più o meno espliciti, che rendono la storia ancora più godibile. C’è molto di E.T. – L’extraterrestre, ma anche il Robin Hood della Disney e il suo Bis che si trasforma in elicottero e tantissimo Madagascar (ma le giraffe sono così paurose anche nella realtà?).
Ecco allora che le dinamiche dei quattro protagonisti e di Fneep sono quelle in cui un qualsiasi bambino fino agli 8-9 anni può immedesimarsi. Guardando Jungle Beat: The Movie si impara a rapportarsi con le persone timide, senza imporre noi stessi e le nostre volontà ma dando il tempo all’altra persona – o alieno – di abituarsi alla nostra presenza. Ma si capisce anche come chi è scontroso, scostante e apparentemente antipatico in realtà nasconda un’anima dolce e amichevole.
Humph ha un carattere così brutto perché non ha mai ricevuto un abbraccio o non ha mai ricevuto un abbraccio a causa del suo carattere impossibile? Questa è una domanda che i più piccoli impareranno a farsi, che li farà essere più in sintonia con i coetanei più difficili.
Jungle Beat – The Movie: il linguaggio come espressione delle emozioni nel nuovo film d’animazione Netflix
Non sono solo gli affetti e la potenza degli abbracci a essere i protagonisti di Jungle Beat: The Movie, ma anche la scoperta del linguaggio e dei suoi molteplici usi. Proprio come i quattro protagonisti, infatti, anche i bambini sperimentano quanto sia divertente parlare e imparare nuove parole. Un’evoluzione che cresce di minuto in minuto, accompagnata dalla consapevolezza di riuscire a dare un nome alle cose che amano e vedono.
Questa è forse la forza più grande del film, il riuscire a esprimere visivamente, con una storia commuovente ma non patetica, la crescita emotiva e cognitiva dei bambini. Non solo mette sul piatto la difficile questione dell’accoglienza e di come far sentire qualcuno a suo agio, ma pone una domanda fondamentale: la dolcezza e l’affetto sono armi migliori della rabbia nelle relazioni?
Inoltre, fattore da non sottovalutare, Jungle Beat: The Movie ha una lunghezza perfetta per essere tollerato anche dai genitori!