Il futuro siamo noi: recensione del documentario di Gilles De Maistre
Il futuro siamo noi sensibilizza ma non condanna.
Vivere nel XXI secolo ci porta immediatamente a pensare che, rispetto ai secoli scorsi, noi, come esseri umani, siamo evoluti in maniera esponenziale. Ciò, purtroppo, è vero solamente in parte perché se ci sono sì state tante conquiste nei più svariati campi, ma tanta strada deve essere ancora fatta nell’ambito dei diritti civili di qualsiasi tipo e anche per ciò che concerne la salvaguardia del nostro pianeta. È un paradosso pensare che negli anni più recenti siamo riusciti in imprese davvero notevoli, ma non riusciamo a guardarci intorno e rispettare il luogo che ci ospita e le altre creature, che siano animali o uomini.
Per fortuna, quotidianamente, tante persone combattono per un’avvenire migliore, affinché possiamo respirare un’aria libera da veleni e in armonia con tutto il mondo naturale e anche per combattere battaglie giuste e sacrosante in quanto siamo ancora indietro rispetto a tanti argomenti. Il futuro siamo noi (Demain est à nous), documentario di Gilles De Maistre (Il primo respiro, Mia e il leone bianco) presentato in esclusiva all’ultima Festa del Cinema di Roma nella sezione Alice nella città, vede un gruppo di bambini, provenienti da tutto il globo, come rappresentanti unici di guerre più grandi di loro. E Greta Thunberg è solamente una delle innumerevoli.
Il futuro siamo noi: voci insolite ed efficacissime
Il futuro siamo noi vede come protagonisti 7 ragazzini, José, Arthur, Aissatou, Heena, Peter, Kevin e Jocelyn: ognuno di loro, in un paese diverso, dall’India alla Bolivia, dalla Guinea agli Stati Uniti, si è caricato di una missione speciale, presa molto seriamente e con la coscienza sulle spalle. Il portavoce e legante del gruppo è proprio Josè Adolfo dal Perù, che ha trasformato un progetto per lo smaltimento dei rifiuti in una banca sostenibile per i bambini, capaci di guadagnare in base a quanta immondizia riescono a raccogliere.
Insignito del Premio Internazionale per il Clima nel 2018 a Stoccolma, la sua storia serve da apripista per le altre e mano a mano avviene la connessione con gli altri racconti, tutti differenti ma uniti dal fronte comune per un futuro migliore. Tutti i piccoli affrontano missioni apparentemente inadatte per la loro età, dallo sfruttamento minorile, alla scolarizzazione, l’aiuto per i senzatetto e molto altro. Ciò che stupisce maggiormente è la loro estrema dedizione, energia e obiettivi a lungo termine: prodigi di solidarietà e voci pure e sincere della nostra specie.
Il futuro siamo noi funziona perfettamente proprio perché si muove seguendo un’ottica alternativa, con un punto di vista insolito, ma non per questo privo di forza. Non parlano quasi mai gli adulti all’interno della pellicola e quando lo fanno sono subordinati ai bambini, non solo protagonisti dell’intera vicenda, ma contemporaneamente anche dei perfetti narratori delle loro avventure. Non essendoci nessun filtro, il messaggio umanitario passa in maniera più pulita e diretta, ma ne parleremo più approfonditamente nel paragrafo successivo.
Ciò che rimane al termine della visione è tanta voglia di ingegnarsi e combattere in prima linea per la nostra specie e per il luogo che sopporta le nostre nefandezze: l’affresco nitido e coraggioso che porta avanti il lungometraggio, se dal punto di vista filmico non rappresenta un caposaldo indimenticabile, sul fronte contenutistico è composto da un impianto tematico imperdibile, capace, in un minutaggio comunque contenuto, di sensibilizzare il prossimo su argomenti tutt’altro che scontati o banali in una chiave dignitosa e priva di pressioni politiche e morali.
Il futuro siamo noi: combattere per il sociale con gli strumenti adeguati
In altre parole, Il futuro siamo noi non cade nel tranello della superficialità o dell’edulcorazione eccessiva: racconta per filo e per segno le cose come stanno e proprio per tale motivo riesce perfettamente a motivare e smuovere gli animi. La schiettezza e l’autenticità pagano sempre e Gilles De Maistre lo sa benissimo, avendo costruito un documentario che parla a tutti, soprattutto agli adulti, che hanno davvero tanto da imparare da questi giovani eroi.
Tornando al messaggio, in questo caso la veicolazione di quest’ultimo è molto importante e scegliere un gruppo di bambini, se all’apparenza fa sorridere e fa pensare ad una manovra prettamente commerciale, riflettendoci un attimo è meno scontato di quanto sembra. Per sensibilizzare qualsiasi argomento bisogna usare delle armi e degli strumenti adeguati e quale mezzo migliore se non la passione ingenua e credibile dei piccoli protagonisti, completamente avulsi da ogni condizione esterna e genuinamente coinvolti nel loro impegno?
Parlare del punto di vista tecnico è abbastanza difficile non tanto perché è complicato in sé analizzarlo, ma perché passa quasi in secondo piano rispetto ad un fronte contenutistico così tanto pregno di spunti, riflessioni e tematiche. La macchina da presa non ha assolutamente la pretesa di tentare soluzioni pompose e magniloquenti, ma anzi, proprio per lasciare il messaggio il più pulito possibile, è utilizzata in modo minimale e quasi invisibile: e così i protagonisti appaiono ancora di più naturali e privi di qualsivoglia rarefazione.
Chiaro che non si può parlare di interpretazioni, ma una cosa va detta: ognuno dei piccoli riesce perfettamente a descrivere la sua missione e il suo impegno in modo limpido ed efficace, spiegando tutto quello che è necessario, non andando mai oltre. Ciò è ovviamente anche merito della scrittura vera e propria de Il futuro siamo noi che si avvale della narrazione di Josè Adolfo come perfetta introduzione a ciascuna micro-storia: qualcuna, purtroppo, è meno presente a livello di minutaggio, ma anche le più brevi sono complete e funzionali.
Il futuro siamo noi è un documentario che sprizza energia positiva da tutti i pori: sensibilizza ma non condanna, è delicato, diretto e schietto e si avvale delle voci dei bambini come catalizzatore di umanità. La regia e la scrittura sono volutamente semplici e non vi è per nulla l’ambizione di ricercare la complessità, piuttosto il minimalismo è il grande protagonista. D’altronde è proprio dall’autenticità e dalla purezza che dobbiamo partire per cambiare il mondo.
Il film è al cinema dal 27 maggio 2021 con Officine Ubu.