Massimo Troisi e il ricordo degli ultimi giorni di vita da parte del co-regista de Il Postino Michael Radford: “mi chiese il consenso per morire”
Il grande Massimo Troisi ricordato dal regista e sceneggiatore britannico Michael Radford, regista, insieme a Troisi, del film Il postino.
Massimo Troisi, principale esponente di quella che venne chiamata la nuova comicità napoletana, nata all’inizi degli anni ’70, è stato uno dei più grandi interpreti del teatro e cinema italiano. Attore, regista, sceneggiatore e cabarettista italiano, raggiunge il successo con La Smorfia, gruppo cabarettistico composto, da Troisi, Lello Arena ed Enzo Decaro. Rifacendosi principalmente a Eduardo De Filippo e Totò, ma accostato anche alla comicità di Woody Allen e Buster Keaton, l’esordio di Troisi risale al 1981 con Ricomincio da tre, pellicola seguita da molte altre, tra le più celebri Non ci resta ce piangere, Le vie del Signore sono infinite, Pensavo fosse amore… invece era un calesse e Il postino. Interprete di 12 film e regista di 6, Massimo Troisi morì a Roma il 4 giugno del 1994, all’età di 41 anni per un attacco cardiaco; era malato di cuore sin dall’infanzia.
Massimo Troisi e il ricordo di Michael Radford
Michael Radford, regista e sceneggiatore britannico collaborò con Massimo Troisi al film Il postino del quale curò la regia insieme a Troisi, e che consentì al’attore di ottenere le nomination postume ai premi Oscar come Miglior attore protagonista e come Miglior sceneggiatura non originale. “Prima di Il postino proposi a Massimo di fare un film in Scozia“, ha dichiarato il regista. “Lui con la sua solita ironia mi rispose: Michael non posso, fa troppo freddo in Scozia, e mi chiese di girare lo stesso film a Napoli e io dissi: Non posso Massimo, fa troppo caldo a Napoli“. Radford ha anche ricordato i momenti precedenti alla morte dell’attore napoletano, scomparso 12 ore dopo la fine delle riprese. Massimo Troisi trascorse infatti i suoi ultimi giorni di vita sul set di Il postino, definito uno dei suoi film preferiti; le sue condizioni che però peggioravano giorno dopo giorno lo costrinsero a farsi sostituire, per alcune scene, da una controfigura.
“Massimo Troisi venne da me, prima delle riprese del film, chiedendomi l’opinione sull’idea di questo film“, continuò Radford. “Io capii che, in realtà, mi stava chiedendo il consenso per morire. Sapeva di avere un grave problema, e mi stava chiedendo se valesse davvero la pena continuare, e fare questo sacrificio”, disse il regista riferendosi al sacrificio dell’attore di girare il film, nonostante le sue condizioni di salute. “Oltre a perdere un bel soggetto per un film, stavo perdendo una persona incredibile. Gli dissi ciò che pensavo, che era strepitoso. In quel momento lui decise. Abbiamo fatto il film, con grande fatica, ma lo abbiamo fatto. Sono contento di questo, e credo che anche Massimo sia contento, ovunque egli sia”.