L’avete riconosciuto? Il suo appellativo è enfant prodige, da adolescente ha ucciso sua madre, ma con un altro film l’ha riportata in vita
Sicuramente è un grande regista, ma lo scorso anno ha detto addio alla macchina da presa per dedicarsi alla recitazione.
È considerato uno dei migliori registi della sua generazione, i cui film sono facilmente riconoscibili. Si chiama Xavier Dolan ed è un attore, sceneggiatore, regista, montatore, costumista, produttore, scenografo e doppiatore. Nato a Montréal il 20 marzo del 1989, inizia la sua carriera già da bambino, quando recita in molti spot pubblicitari. Debutta in televisione in un film dal titolo Miséricorde.
Nel 2008 interpreta il ruolo di Antoine nel film Martyrs e sempre in quell’anno si dedica alla regia. A soli 19 anni dirige il suo primo lungometraggio, dal titolo J’ai tué ma mère, film selezionato per la Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes del 2009, dove vince tre premi. Da allora non si ferma più e dirige film come Les Amours imaginaires, Laurence Anyways e il desiderio di una donna, Tom à la ferme – presentato alla 70° Mostra internaziona d’arte cinematografica di Venezia. Tra gli altri film diretti dal regista, ricordiamo: Mommy, È solo la fine del mondo, La mia vita con John F. Donovan e Matthias & Maxime.
Come attore, invece, Dolan ha recitato anche in Elepahnt song, Boy Erased – vite cancellate, 7 sconosciuti a El Royale, Matthias & Maxime e IT – capitolo 2. Dolan è anche un doppiatore, famoso soprattutto per il suo lavoro di Stan nell’adattamento francese della serie animata South Park. Ha doppiato poi anche Rupert Grint nella versione francese di Harry Potter e Taylor Lautner in quella di Twilight.
Nonostante la sua indiscutibile bravura, Xavier Dolan lo scorso anno ha deciso di dire addio alla regia e dedicarsi completamente solo alla recitazione, come ha ammesso lui stesso: “D’ora in avanti voglio solo recitare. Lo trovo più gratificante e più liberatorio che dirigere”. Dolan ha ammesso che recitare gli è sempre piaciuto di più, soprattutto durante la sua partecipazione a IT – capitolo due: “È stato incredibilmente divertente: ho bisogno di più esperienze di quel tipo, di creare al servizio di qualcuno. Non è che non mi piaccia raccontare storie ma mi risulta sempre più duro, mi prende un sacco di tempo e di energie”.