Futura: Lamberto Sanfelice racconta il suo “musical senza parole” insieme al cast
Futura, l'opera seconda di Lamberto Sanfelice, presente all'evento stampa insieme a Niels Schenider, Matilde Gioli e Stefano di Battista. Il film arriva nelle sale italiane il 17 giugno 2021.
In vista della sua uscita nelle sale italiane, fissata per il 17 giugno 2021, si è tenuta da remoto la conferenza stampa di presentazione di Futura, la seconda fatica del regista Lamberto Sanfelice, dopo Cloro del 2015, presentato al Sundance Film Festival e al Festival di Berlino, oltre che candidato al Globo d’oro e ai David di Donatello. La pellicola sarà distribuita da Adler Entertainment, dopo i numerosi rinvii causa COVID.
La nuova di Sanfelice è un’opera atipica per il cinema italiano, “un film che parte dalla musica e in essa accoglie i suoi personaggi per diventare il luogo ideale in cui i loro sentimenti e le loro storie prendono forma”, come lo descrive il regista stesso. La trama di Futura ruota intorno alla figura di Louis, un figlio d’arte ed ex trombettista, che per sbancare il lunario fa il tassista notturno in un giro poco ortodosso, ma che non riesce ad uscire dall’apatia dovuta al peso del suo passato, incapace di fare pace con suo padre e quindi anche di diventarne uno a sua volta per la figlia Anita.
Abbiamo partecipato all’evento dedicato alla stampa, durante il quale abbiamo incontrato il regista, due dei protagonisti, Niels Schenider e Matilde Gioli, e il jazzista Stefano di Battista, che oltre a recitare, si è anche occupato delle musiche originali della colonna sonora.
Futura: la musica per il regista e i due protagonisti
“Futura è un musical senza parole, ma in cui i dialoghi passano per le melodie degli strumenti, permettendo così ai personaggi di arrivare ancora più efficacemente al confronto e alla comunicazione. Il film vuole essere un inno alla musica e a tutti i musicisti. Una pellicola fatta e pensata con loro e in cui tutti i personaggi hanno una loro musica, dal jazz al rock, passando dalla lirica e il pop.”
Così inaugura la conferenza il regista Lamberto Sanfelice, evidenziando anche la presenza di Massimo Urbani, scelto per essere il padre scomparso di Louis, ma in realtà leggendaria icona del jazz italiano attivo negli anni ’80 e oggi scomparsa. Nome perfetto per omaggiare quel movimento musicale e ideale per “un film dove la musica è la chiave di comunicazione tra tutti i personaggi.“
Una sfida linguistica con cui hanno dovuto fare i conti anche i due protagonisti, in primis Niels Schenider, che non sapeva né suonare la tromba (anche se ha tenuto ad arrivare sul set di Futura con una conoscenza che lo rendesse già un musicista credibile) né parlare italiano: “Il mio è un personaggio in bilico, qualcuno che non ha mai osato andare fino in fondo a qualcosa e che non ha mai avuto il coraggio di inseguire un suo sogno. L’unica cosa che riesce a fare è osservare le altre persone vivere attraverso il finestrino del suo taxi, senza riuscire ad unirsi a loro. Solo quando sarà costretto a correre un rischio allora riuscirà ad uscire allo scoperto e a toccare con mano la vita. Trovare un posto nel mondo e trovare un posto nella sua famiglia, sia in relazione al padre che alla sua bambina.”
Continua Matilde Gioli: “Mi piace molto questa immagine del passato rock legato a Valentina. È stato molto interessante interpretarla perché l’ho trovata in una fase della vita diversa dalla mia. Si tratta di una donna matura, a differenza del compagno, e che sa benissimo qual è il suo posto e cosa vuole. Il suo è un ruolo non giudicante, di attesa sapiente e controllata. Fondamentale per interpretarla è stato il dialogo con il regista, ma ho trovato anche stimolante il lavoro che ho dovuto fare su me stessa.”
Stefano di Battista e il jazz come ispirazione
La parola è poi andata a Stefano di Battista, jazzista nella vita e legato a Futura non solo per il ruolo di alter ego di se stesso, ma anche come autore delle musiche originali della colonna sonora: “Credo vi aver vissuto un sogno. Questo film è stato un regalo per noi musicisti e io credo che sia stato esso stesso a scrivere la musica. L’insieme di persone che il regista è riuscito a mettere insieme ha dato vita ad una dimensione magica, che, come diceva Morricone, ha ispirato anche la musica. Aver interpretato me stesso” – continua – “è stato sorprendente anche per me e devo ringraziare tutti i ragazzi sul set, che sono stati straordinari nel mettermi a mio agio. Ho terminato le riprese del film con il sogno di farne un altro.”
Anche Lamberto Sanfelice è stato coinvolto sul tema della musica in Futura e, nello specifico, gli è stato chiesto del suo primo approccio al jazz: “Tutto è nato da un incontro casuale con un tassista che suona la tromba (che ora non fa più il tassista, ma suona ancora la tromba). Prima di questa conoscenza io, dico la verità, non sapevo nulla di jazz. Mi sono innamorato subito del genere e dell’ambiente e in me è nato il desiderio di trovare un modo di usare la musica come chiave per creare uno spazio per i miei personaggi.” L’ultima osservazione, ancora per il regista, è stata fatta in riferimento ad un possibile collegamento tematico tra questo film e Cloro riguardante la frustrazione di non riuscire a soddisfare la propria aspirazione: “Percorrere un obiettivo permette di cominciare a camminare. Permette di vivere. I sogni poi possono anche non realizzarsi, perché magari durante il percorso le priorità cambiano oppure diventano più ampie o personali. Ma è solo attraverso il percorrere un’aspirazione che si può andare incontro alla vita e capire cosa si vuole sul serio.”