Extraliscio – Punk da balera: recensione del documentario di Elisabetta Sgarbi
Dopo l’anteprima veneziana alle Giornate degli Autori e il successo sul palco dell’Ariston, il documentario di Elisabetta Sgarbi su e con il gruppo romagnolo degli Ultraliscio esce nelle sale per una tre giorni evento dal 14 al 16 giugno, targata Nexo Digital.
Nella vita di chi fa Arte, qualsiasi essa sia, c’è sempre un punto di svolta, ossia quel preciso momento in cui, nel bene o nel male, possono cambiare le carte in tavola. C’é chi è costretto dopo anni di tentativi andati a vuoto ad alzare bandiera bianca e chi, al contrario, si trova a fare i conti con un successo prima di allora insperato. È il caso degli Extraliscio, l’eclettico gruppo guidato dallo sperimentatore e polistrumentista Mirco Mariani, accompagnato dalla star del liscio Moreno Il Biondo e dal mitico Mauro Ferrara. La band emiliana, infatti, ha raggiunto la meritata popolarità a sei anni di distanza dalla sua nascita grazie a un documentario firmato da Elisabetta Sgarbi, presentato lo scorso settembre alle Giornate degli Autori nell’ambito della 77ª Mostra del Cinema di Venezia, alla quale mesi dopo è seguita la consacrazione con la partecipazione tra i big in gara al 71esimo Festival di Sanremo. Con le esibizioni sullo storico palcoscenico dell’Ariston sulle note del brano Bianca Luce Nera, eseguito assieme a Davide Toffolo, la voce mascherata da cadavere dei Tre allegri ragazzi morti, il trio è finalmente entrato nei cuori della gente con la forza e l’energia esplosiva di un mix di sonorità e stili al quale è impossibile resistere.
Con Extraliscio – Punk da balera, Elisabetta Sgarbi immerge lo spettatore nel mondo e nelle sonorità contaminate della band romagnola
Per chi questo cocktail esplosivo di liscio e punk se lo fosse perso sugli schermi del Lido o nel corso della kermesse ligure, dal 14 al 16 giugno, Extraliscio – Punk da balera sarà nelle sale (in oltre 110 cinema in tutta Italia) con Nexo Digital per una tre giorni evento alla quale seguirà dal 26 giugno un tour estivo del gruppo dal titolo È Bello Perdersi – Tour d’Italie. Due occasioni, queste, per entrare nel mondo della band emiliana e per lasciarsi trasportare dalle loro sonorità travolgenti. Un mondo, questo, nel quale il documentario della Sgarbi ci immerge dalla testa ai piedi, gli stessi che non smetteranno un attimo di battere a terra per provare a seguire il ritmo travolgente e ininterrotto dei brani presenti nella timeline. Brani che si trasformano, per ogni progetto cine-musicale come questo, non solo nel tappeto sonoro, ma anche nella materia prima di un racconto fatto di parole e immagini.
Extraliscio – Punk da balera è un viaggio on the road che segue le jam session del gruppo in topografie variopinte e variegate
Extraliscio – Punk da balera è un viaggio on the road che, alla pari di un tour, segue le tappe di una band. Si assiste a una serie di esibizioni in location disparate con guest star d’eccezione (da Jovanotti a Orietta Berti, da Lodo a Elio e Biagio Antonacci) ad affiancare il trio. Si parte da un barcone ancorato lungo il Po e si termina nel sottotetto della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano. Nel mezzo club, teatri, silos, battelli in navigazioni, fabbriche, siti dismessi, bar, spiagge e studi di incisione. Topografie, queste, che diventano le cornici di un concerto dislocato e itinerante, dove l’autrice inventa, con soluzioni visive e scenografiche variegate e coloratissime, jam session differenti per restituire lo sterminato universo musicale del gruppo. Un universo nel quale le distorsioni imprevedibili delle chitarre noise entrano a gamba tesa insieme all’elettronica, al rock e al pop, nella tradizione della musica della Romagna che ha fatto ballare intere generazioni.
Extraliscio – Punk da balera: una contaminazione fatta di suoni, ironia e libertà
Il risultato è una contaminazione fatta di suoni, ironia e libertà che, una Sgarbi cinematograficamente inedita per approccio, mood e stile rispetto alle opere precedenti, fa suoi per portare sullo schermo una performance corale che è al contempo biografica, musicale e artistica. Per dare forma e sostanza al documentario, la regista utilizza questi tre elementi come leitmotiv e spinta propulsiva per catturare e trascinare con sé, fino all’ultimo fotogramma utile, lo spettatore. Quest’ultimo sarà guidato lungo il viaggio da un Ermanno Cavazzoni in versione virgiliana, calato per l’occasione nei panni di narratore, oratore e traghettatore. È lui di pari passo con la macchina da presa della Sgarbi a condurre le danze e a dirigere questa coinvolgente orchestrazione audiovisiva.