Peter Rabbit 2 – Un birbante in fuga: recensione del film con Rose Byrne
La recensione di Peter Rabbit 2: Un birbante in fuga, il nuovo film diretto da Will Gluck ed interpretato da Rose Byrne e Domhnall Gleeson.
Dopo tre anni di attesa, è finalmente uscito al cinema Peter Rabbit 2: Un birbante in fuga, il sequel del fortunato film del 2018, disponibile nelle sale italiane a partire da giovedì 1° luglio. I tanti che hanno apprezzato il primo film diretto da Will Gluck (confermato alla regia) possono così tornare a godere della compagnia di Peter, Coda-Tonda, Flopsy, Mopsy, Benjamin e tutti gli altri animali impegnati in una nuova, avvincente avventura.
Peter Rabbit 2: Un birbante in fuga, la serenità di Bea e degli animali viene minacciata nel sequel del film
Se alla fine del primo film sembrava che Peter e Thomas (Domhnall Gleeson) avessero raggiunto una tregua pacifica, in Peter Rabbit constatiamo sin da subito quanto l’equilibrio tra i due, in realtà, risulti estremamente precario. Peter ancora non riesce a considerare Thomas come uno di famiglia e quest’ultimo continua a soffrire la presenza “ingombrante” degli animali nella vita sua e di Bea (Rose Byrne).
Il sequel di Peter Rabbit inizia proprio con il matrimonio che consacra la relazione trai due umani dell’opera. La donna si è dedicata alla scrittura ed in breve tempo ha raggiunto un certo livello di popolarità, così come Peter che è infatti diventato il coniglio più celebre del paese. Il talento di Bea è tale da spingere un editore a proporle un progetto molto ambizioso che la porterebbe a collezionare un best seller dietro l’altro. Parallelamente, Peter fa amicizia con nuovi animali ed insieme a loro organizza una rapina al mercato cittadino della città. Le cose, ovviamente, non vanno tutte per il vesto giusto ed il pubblico si ritrova a vivere un’ora e mezza di spensieratezza ma anche a riflettere sul valore della famiglia e della lealtà.
Nonostante il loro rapporto non sia nato nel migliore dei modi, Thomas e Peter rappresentano i due personaggi che più si evolvono nel corso del tempo. Dopo essere stato una sorta di Gargamella nel primo film, l’ex commesso di Harrods continua a manifestare insofferenza nei confronti degli animali, risultando spesso troppo isterico e piagnucoloso, ma in Peter Rabbit 2 la sua maturità cresce a grandi falcate. Un po’ come quella di Peter che, infatti, nonostante ancora non riesca a frenare del tutto il suo istinto, dimostra di comprendere sempre più il livello di fiducia che i suoi amici e la sua famiglia ripongono in lui e quanto quindi debba impegnarsi ad essere un vero leader e a dare il buon esempio agli altri. Lui e Thomas, dopo una lunga serie di fraintendimenti, arrivano a capire quanto possano essere un valore aggiunto l’uno per l’altro, e non più un nemico o un rivale con cui contendersi il cuore di Bea.
Meno campagna e sempre meno Beatrix Potter
Per quanto riguarda la location, in Peter Rabbit 2 c’è molta meno campagna: le vallate verdi del primo film vengono mostrate in tutto il loro splendore ma solo in piccola parte poiché, questa volta, a dominare la scena è Londra. Appena mettono piede nella capitale inglese, però, Peter e gli altri protagonisti del film iniziano a fare i conti con una lunga serie di guai che mettono in pericolo la serenità e la genuinità che li contraddistingue. I conigli dei libri di Peter Rabbit e quelli del film film sono, ovviamente, animali diversi ed il sequel non fa che ribadirlo, allontanandosi ulteriormente dalla dolce atmosfera della campagna inglese descritta da Beatrix Potter. È interessante notare come l’opera stessa ammetta questo distaccamento in maniera esplicita, annunciandolo dalla bocca di uno pseudo-antagonista.
Il rendering della pelliccia e la CGI sono di prim’ordine, almeno per gli animali, mentre con gli umani alcune cose stonano un po’, soprattutto nelle scene più rocambolesche che coinvolgono il Thomas di Domhnall Gleeson. Le creature risultano realistiche e i realizzatori fanno la scelta saggia di non antropomorfizzarle troppo: vediamo semplicemente facce di animali con sottili modifiche per aumentare la loro espressività. Tra uno slow motion e l’altro, lo spettatore si ritrova a constatare la genialità con cui Peter dà vita alla lunga serie di trappole che, con un effetto domino, colpiscono i vari malcapitati di turno. Se nel primo film potevamo individuare Thomas come il villain della situazione, in questo caso ci sono più figure losche con cui i piccoli e i grandi protagonisti devono fare i conti. Più in generale, seppur non venga mostrato in maniera esplicita (stiamo pur sempre parlando di un film per un pubblico giovane), ad essere descritto nel peggiore dei modi è l’essere umano: vediamo infatti come, al di fuori della campagna, un animale rischi continuamente di finire gabbia, di diventare l’ingrediente principale di un piatto o magari di finire con la testa appesa al muro a mo’ di trofeo. Come dicevamo, però, Peter Rabbit è un film per ragazzi che ritrae solo il lato più bello del mondo e alla fine regala agli spettatori un lieto fine in cui gli animali riescono a mettersi in salvo e a vivere felici e contenti.
Peter Rabbit, un irresistibile birbante
Piantagrane, birbante o mela marcia, una cosa è certa: Peter rimane il protagonista indiscusso del film. Bisogna però sottolineare quanto l’opera venga ulteriormente valorizzata da ciascuno dei tanti personaggi coinvolti, ognuno dei quali gode di una caratterizzazione specifica che lo rende speciale e ben distinguibile: dal gallo con le sue crisi esistenziali alla volpe che tenta di rimanere fedele alla sua svolta vegetariana, passando per lo scoiattolo artista di strada.
Dopo una partenza fin troppo tranquilla, il film prende presto quota e si avvicina al livello di brillantezza del primo film. A rendere speciale quest’opera sono soprattutto le gag e i dialoghi dissacranti che trovano spazio dall’inizio alla fine: “Tengono lo champagne in frigo per un’occasione speciale che però non arriverà mai” o “Mettono le verdure nel portamerenda dei bambini così gli insegnanti non li giudicano” sono solo alcune delle frasi con cui gli animali del film prendono in giro il genere umano, confermando ulteriormente quanto Peter Rabbit abbia un target davvero molto ampio e possa puntare tranquillamente a bissare il successo (meritato) del primo film, per buona pace dei “fanatici” di Potter.