L’avete riconosciuto? È il volto per eccellenza della Pop Art e conciliò la sua natura omosessuale con una fortissima fede cattolica
Dopo la morte la quotazione delle sue opere ha raggiunto vette stratosferiche!
Dichiaratamente omosessuale, era cattolico praticante, aderendo al cattolicesimo di tradizione rutena. Spesosi per i senzatetto, si descriveva come una persona religiosa. Nel corso della sua esistenza Andy Warhol andava regolarmente a messa e il sacerdote della chiesa newyorkese dove era solito recarsi, la Sin Vincenzo Ferrer a Manhattan, raccontò che si presentava quasi quotidianamente, pur non partecipando ai sacramenti della Comunione o della Confessione.
Il fratello Paul lo definì una persona dalla fede profonda, anche se non voleva renderlo noto in quanto costituiva un fatto privato. Le sue opere erano influenzate dalla tradizione cristiano-orientale, evidente nei luoghi frequentati.
Andy Warhol: l’interesse del maestro della Pop art per il cinema
Nato il 6 agosto 1928 a Pittsburgh, Andy Warhol fu una figura predominante del movimento della Pop art e una delle personalità più influenti del Novecento. Dopo la sua morte, avvenuta il 22 febbraio 1987, a New York, per un intervento alla cistifellea, divenne il secondo artista più comprato e venduto al mondo, preceduto solo da Pablo Picasso.
L’interesse di Andy Warhol nei confronti del cinema si manifestò a partire dal 1963 quando, una volta frequentato il circuito del New American Cinema e la cinémathèque di Jonas Mekas, finì per procurarsi una cinepresa Bolex 16mm. I film degli inizi mostrano gesti ripetuti diluiti nel tempo, girati mediante una camera fissa. Ad Andy Warhol interessava la composizione dell’immagine che viene a formarsi da un’unica angolazione.
Le pellicole sono una sorta di quadro, però proiettato su una parete bianca. Luogo essenziale sia per l’ispirazione che per la sperimentazione fu la Silver Factory, una open house in cui tutti erano invitati a partecipare.
Qui, per i 500 rulli di Screen Test, ritraeva personaggi in visita alla Factory, seguiti attraverso una camera fissa per tre minuti su un fondo nero. Andy Warhol chiedeva a ognuno di guardare fisso la camera, senza muoversi durante le riprese. L’idea era quella di entrare nell’intimità della persona mentre eseguiva un’azione in apparenza banale e di spingere lo stesso spettatore alla riflessione.