Venezia 78 – La figlia oscura: recensione del film di Maggie Gyllenhaal
The lost daughter è il film d'esordio di Maggie Gyllenhaal. La pellicola è stata presentata in anteprima al Festival di Venezia 2021.
Maggie Gyllenhaal scavalca il campo e da attrice si trasferisce in cabina regia per dirigere (e sceneggiare) La figlia oscura (The Lost Daughter), il suo film d’esordio finito dritto dritto in concorso al Festival del cinema Venezia 2021. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante La figlia oscura (2006, edizione E\O), che per Maggie Gyllenhaal è stato un amore a prima lettura. La storia in scena è quella di una donna che deve fare i conti con il peso di un passato da mamma imperfetta, vittima di una maternità precoce e delle ambizioni di carriera. The Lost Daughter ha un cast di tutto rispetto: la protagonista Oliva Colman, affiancata da Jessie Buckley, Dakota Johnson, Ed Harris, Peter Sarsgaard, Dagmara Dominczyk e Paul Mescal.
La figlia oscura: la trama
Sola durante una vacanza estera al mare, Leda (Olivia Colman), una professoressa di letteratura italiana, osserva sulla spiaggia una giovane madre e la sua piccola figlia. La relazione fortissima tra le due scatena in Leda dei ricordi legati alla sua maternità. Leda è mamma di due donne, ma si capisce fin da subito che nel suo ruolo di responsabilità qualcosa è andato storto. Stressata da questi ricordi del passato e da rimorsi, Leda compie un atto impulsivo, rubando una bambola che tanto le ricorda quella con cui le sue due figlie giocavano da piccole. Questa situazione farà piombare la donna in uno stato malinconico, dove sarà costretta ad affrontare il passato, facendo i conti con le scelte non convenzionali che ha fatto da giovane e le rispettive conseguenze.
La figlia oscura: in scena una madre snaturata
Tutto il film è affrontato dal punto di vista di Leda (Olivia Colman), una donna riservata, un po’ antipatica, che sembra non essere propensa ad una socievolezza estemporanea. La famiglia chiassosa che condivide con le la spiaggia la irrita, eppure tra loro nota Nina e la sua piccola bambina che trascorrono tranquille la loro vacanza al mare. Questa immagine le aprirà uno squarcio nei suoi ricordi, rivissuti con flashback attraverso cui ripercorriamo la frustrazione di Leda da giovane, quando divenuta madre in modo precoce, si ritrova costretta a mettere un punto interrogativo sulla sua carriera universitaria, fuggendo dal suo ruolo di madre e mandando all’aria il suo matrimonio. Scelte viste come immorali, quella di desiderare un figlio per poi respingerlo, che pesano sulla coscienza della donna che si considera sbagliata, che aprono una riflessione sul concetto di affermazione di sé, in quanto donna.
Un film che parla di donne e di maternità con estrema libertà
In La figlia oscura la maternità viene affrontata in modo non convenzionale, mostrando una donna che non si sente pronta a rinunciare alle proprie ambizioni per tenere unita la famiglia. I figli non sono oggetti, sono animati e hanno delle esigenze, e da qui il parallelismo con quella bambola che Leda ruba inconsciamente alla figlia di Nina. Secondo la regista, nei rapporti tra madri e figli, ma anche in coppia e tra parenti, ci sono sempre sentimenti che restano nascosti, indicibili eppure reali. Come far quadrare i conti con dei sentimenti che sembrano sbagliati? Proprio da questo concetto Maggie Gyllenhaal è partita per mettere in scena un racconto intimista, diretto con grande vicinanza sui volti dei protagonisti e sui loro sguardi.
La figlia oscura: promossa la regia e ottima l’interpretazione del cast
Maggie Gyllenhaal sceglie una regia a mano libera per dare maggiore enfasi ai sentimenti e ai non detti dei protagonisti, con una fotografia dai colori freddi e dall’estetica pop. La pecca di La figlia oscura è l’eccessiva evanescenza della scrittura, dettaglio che potrebbe annoiare la platea, e un finale che smonta tutte le tesi di stampo femminista gettate lungo l’arco del film. Il cast fa la differenza in primis con Olivia Colman, premio Oscar per La favorita, che conferma la sua bravura nell’interpretare una donna riflessiva, scomoda e respingente. A farle da controparte c’è Jessie Buckley (Sto pensando di finirla qui), che interpreta la Leda più giovane, mostrando i momenti più intimi di questo personaggio. Dakota Johnson è sullo sfondo con una fisicità invidiabile, ma nelle poche scene in campo riesce ad essere in parte, mentre la nota di merito finale va alla piacevole colonna sonora.
La figlia oscura è al cinema in Italia dal 7 aprile 2022 con BIM Distribuzione.